Approvato un piano per dividere la Cisgiordania

Pochi giorni fa Israele ha approvato un progetto di costruzione di alloggi nella Cisgiordania occupata, che è stato subito contestato dalle Nazioni Unite e da vari leader stranieri perché dividerebbe in due il territorio, compromettendo la continuità di un futuro stato palestinese. Il piano controverso e divisivo si chiama E1 e prevede la costruzione di 3.400 unità abitative in un’area strategica che separa Gerusalemme Est dal resto dei territori palestinesi occupati. L’annuncio del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell’ala ultra-nazionalista della coalizione di governo, arriva nel momento in cui l’esercito israeliano ha lanciato una nuova operazione militare su Gaza City, denominata “I Carri di Gedeone 2”, che prevede il richiamo di 60mila riservisti e il trasferimento forzato della popolazione civile verso sud.
Il progetto E1, congelato nel 2012 e nel 2020 dopo le pressioni degli Stati Uniti e dei governi europei, rappresenta il tassello decisivo nella strategia di frammentazione dei territori palestinesi. Se realizzata, l’area delle colonie israeliane attraverserà la Cisgiordania centrale, interrompendo di fatto il collegamento diretto tra le comunità palestinesi del nord (Ramallah–Nablus) e del sud (Betlemme–Hebron) e isolerà definitivamente i 370mila palestinesi residenti a Gerusalemme Est dal resto dei territori occupati. Oltre ad alloggi, verranno costruite anche zone industriali, commerciali e infrastrutture turistiche, che trasformeranno l’area in un vero centro urbano. Secondo Peace Now, l’organizzazione israeliana che monitora l’attività degli insediamenti, i lavori infrastrutturali potrebbero iniziare entro pochi mesi. La commissione di pianificazione del ministero della Difesa ha dato il via libera definitivo dopo che Smotrich aveva annunciato il progetto la settimana scorsa durante una conferenza stampa tenuta proprio nell’area E1, durante la quale aveva dichiarato: “lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo, non con slogan ma con azioni“.
La settimana scorsa la presentazione di questo progetto aveva suscitato dure critiche in tutto il mondo. Il ministero degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha condannato “con la massima fermezza” un progetto che “compromette la soluzione a due stati, minando l’unità geografica e demografica della Palestina”. “La Cisgiordania verrebbe divisa in zone scollegate tra loro, e gli spostamenti sarebbero possibili solo attraverso i posti di blocco dell’occupazione”, ha aggiunto. Secondo l’Anp, il progetto costituisce un ennesimo “crimine di colonizzazione” e una “nuova tappa nella progressiva annessione della Cisgiordania”.
Cosa dicono le Nazioni Unite? Il segretario generale António Guterres ha condannato con fermezza il progetto israeliano. “Gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, violano il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha affermato un suo portavoce in un comunicato, aggiungendo che “il progetto costituisce una minaccia esistenziale per la soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese”. Il ministro degli esteri britannico David Lammy ha invitato il governo israeliano a “riconsiderare la sua decisione”, mentre quello italiano Antonio Tajani ha definito il progetto “inaccettabile”. Anche il Re Abdallah II di Giordania ha respinto il progetto israeliano, ribadendo che “la soluzione a due stati è l’unico modo per raggiungere una pace giusta”. Anche l’ong israeliana Peace now ha messo in guardia contro un “piano che compromette il futuro d’Israele e qualunque possibilità di una soluzione a due stati”.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, che aveva affermato di aver mantenuto la promessa di impedire la nascita di uno Stato palestinese, non ha ancora commentato direttamente l’approvazione del piano E1. La tempistica dell’annuncio non è casuale: diversi paesi occidentali, frustrati dalla prosecuzione del conflitto a Gaza, hanno annunciato che potrebbero riconoscere uno Stato palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista per settembre. Il piano E1 renderebbe di fatto impossibile la realizzazione di uno Stato palestinese vitale e contiguo, creando una realtà sul terreno difficilmente reversibile.