Ucraina, Trump si ritira dalla mediazione Zelensky-Putin

Di fronte a questo muro contro muro tra Zelensky e Putin, Trump ha deciso di fare un passo indietro nella mediazione. Ieri si è limitato a scaricare la colpa su Joe Biden e, in parte, su Kiev. «È molto difficile, se non impossibile, vincere una guerra senza attaccare il Paese invasore. È come una grande squadra che ha una difesa fantastica, ma non può giocare in attacco. Non c’è possibilità di vincere. Il corrotto e incompetente Joe Biden non ha permesso all’Ucraina di attaccare e come è andata?», ha scritto il capo della Casa Bianca su Truth.
Come scrive Il Manifesto, è “difficile intravvedere nella strategia negoziale del leader di Washington Donald Trump qualcosa che vada oltre il mero capriccio o l’infantile improvvisazione. Se già mercoledì, con le condizioni poste dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, i presunti progressi registrati durante il vertice in Alaska venivano messi in discussione, ieri è lo stesso presidente statunitense a sferrare alcuni colpi ben assestati contro il tenue spiraglio che sembrava essersi aperto per avviare un processo di pace sul fronte ucraino”.
Dell’attesissimo incontro fra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin per ora rimane solo l’intenzione. Secondo il presidente ucraino, un faccia a faccia con l’omologo russo sarà possibile solo dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina contro un possibile nuovo attacco di Mosca. Ma anche in quel caso, Zelensky è scettico: «Non c’è ancora alcun segnale da Mosca che indichi una reale intenzione di avviare negoziati sostanziali. È necessaria una pressione. Sanzioni severe, dazi elevati», ha scritto su Facebook. Il leader di Kiev si oppone anche a un ruolo della Cina nell’ambito di un accordo di pace.
Ancora più rigida la linea rossa del Cremlino. Mentre Trump continua a parlare di una svolta e dell’invio di truppe in Ucraina da parte di Francia e altri Paesi europei, ed afferma che Putin è pronto a un meeting bilaterale o trilaterale, Mosca boccia entrambe le idee. L’ex presidente Dmitrij Medvedev ha ribadito che «è stato esplicitamente affermato, no a truppe Nato come peacekeeper, la Russia non accetterà mai». Un ancora più pesante niet è arrivato dal ministro degli Esteri. Affinché un vertice avvenga, infatti, devono essere prima «risolti tutti i problemi che richiedono discussioni ad alti livelli», ha detto Sergeij Lavrov, che ha inoltre frenato su possibili accordi che possano essere «firmati» durante l’incontro tra i due leader, visto che ci sono «questioni di legittimità» da risolvere attorno alla leadership di Zelensky. «Quando, e se, si spera», verrà firmato un accordo di pace tra Russia e Ucraina, dovrà essere «risolto il problema della legittimità della persona che firmerà questi accordi» da parte di Kiev.
Ma la precondizione più ferma di Mosca è ancora un’altra, e blocca sul nascere qualsiasi discussione sulla sicurezza dell’Ucraina. La Russia esige infatti di godere di un veto sugli sforzi futuri per difendere Kiev. Mosca, ha sottolineato il capo della sua diplomazia, sostiene l’opzione per le garanzie all’Ucraina discussa nei negoziati di Istanbul nel 2022, quando fu ipotizzato il ruolo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, compresi quindi Cina e Russia. Una proposta respinta al mittente da Zelensky.
Lasciare che la Russia mantenga i territori dell’Ucraina occupati militarmente è una “trappola in cui Putin vuole farci cadere”. Lo ha affermato l’Alta rappresentante per la Politica estera dell’Unione europea, Kaja Kallas, parlando dei tentativi di avviare un processo di pace in un’intervista alla Bbc. Ha aggiunto che il presidente russo “non ha fatto una sola concessione” rispetto ai termini di un eventuale accordo per fermare le ostilità e che anzi “ha aumentato le uccisioni” con gli attacchi aerei in Ucraina. Kallas, in merito alle garanzie di sicurezza per Kiev, ha detto che l’opzione migliore è quella rappresentata da un “forte esercito ucraino”, sottolineando l’importanza di evitare misure che “siano solo sulla carta”.
Nel frattempo, sul fronte bellico, dalle ultime notizie la Russia ha attaccato la regione di Dnipropetrovsk con missili Grad, droni Fpv e Kab, danneggiando un’azienda di servizi pubblici, un’azienda agricola e alcuni edifici residenziali. Lo riporta il capo della regione Serhiy Lysak su Telegram, citato da Ukrainska Pravda. “Nella regione di Nikopol, l’aggressore ha attaccato il capoluogo distrettuale, le comunità di Marhanetska e Pokrovska. Ha utilizzato droni Fpv e Mlrs Grad. Un’azienda di servizi pubblici, due edifici di tre piani e una casa abbandonata sono stati danneggiati. Una casa privata e un garage sono andati a fuoco. Altre 6 case sono state danneggiate.” Nella comunità di Myrivska, è scoppiato un incendio in una cucina estiva e in una dependance a causa di un attacco notturno di un drone Fpv, e un’abitazione privata è rimasta danneggiata. Attaccato anche il quartiere di Synelnyky con droni e Kab. Una fattoria, un garage e un campo sono stati dati alle fiamme e una palestra è stata danneggiata. La contraerea – ha aggiunto – ha abbattuto 4 droni russi.