Processo di impeachment al via da domani. Esito ancora incerto

Sono trascorse circa tre settimane da quando Joe Biden ha giurato in un’atmosfera surreale ma piena di speranze come quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti, e il nuovo approccio apportato dal politico democratico rispetto al suo predecessore si è fatto subito vedere. Diversi infatti sono stati i cambiamenti sia strutturali all’interno della Casa Bianca, come l’adozione di vetri di plexiglas per tenere le distanze fra i collaboratori del presidente e l’uso della mascherina, sia politici, come aver deciso lo stop alla costruzione del muro con il Messico.
Al via il processo di impeachment per Trump
In questo momento però gli occhi sono puntati sull’America perché nella giornata di domani, 9 febbraio, al Senato prenderà ufficialmente il via il processo di impeachment nei confronti di Donald Trump. Affinché le accuse possano essere confermate e di conseguenza il Tycoon possa essere condannato, c’è bisogno che 17 repubblicani votino a favore di questa proposta – c’è infatti la necessità che i voti positivi siano 67 – ma, come è immaginabile, la cosa pare essere poco realistica.
Nel frattempo nella giornata di martedì 2 febbraio gli avvocati dell’ex presidente, David Schoen e Bruce Castor, hanno presentato la prima memoria difensiva al Senato dove tutte le accuse vengono respinte. Nelle 14 pagine di cui si compone il documento viene affermato che la Costituzione americana non rende possibile mettere sotto processo un ex presidente così come il fatto che il Senato non ha fra i propri poteri quello di poter decidere delle sorti di un ex presidente. La tesi su cui però i due avvocati si soffermano maggiormente riguarda il fatto che, secondo il loro punto di vista, Trump non avrebbe incitato i suoi sostenitori all’insurrezione, bensì avrebbe espresso semplicemente un’opinione nel contestare il risultato delle elezioni.
Come andrà a finire? Molto, se non tutto, dipenderà da ciò che deciderà di fare il Partito Repubblicano che in questi anni ha sempre sostenuto Trump anche quando le sue accuse e teorie si sono dimostrate evidentemente false. Francesco Costa con alcune stories nel suo canale Instagram ha ben raccontato che per i senatori repubblicani “condannare il comportamento di Trump equivale un po’ condannare se stessi”, dal momento che appunto anche loro hanno sempre dato il proprio appoggio all’agire del Tycoon. È già notizia di questi giorni che coloro i quali si sono schierati apertamente a favore dell’impeachment sono stati fortemente condannati nei partiti statali con la censura, trattati come dei veri e propri traditori.
È evidente che il risultato sarà importante tanto per Trump quanto per le sorti dell’intero Partito Repubblicano. Anche secondo Costa probabilmente il procedimento si concluderà con una risoluzione in cui il Tycoon non verrà condannato – per la seconda volta – ma andrà incontro ad un procedimento di censura. A conferma di questa tesi, il fatto che in questi giorni nel Partito Democratico si è fatta strada l’idea di voler arrivare ad una veloce chiusura del processo, con la proposta del politico Tim Kaine di sostituire l’impeachment con una mozione di censura.
Altre notizie della settimana
Queste settimane sono state inoltre contraddistinte anche da altre due notizie di non poco peso. La prima riguarda lo stesso presidente Biden che nel primo discorso della sua presidenza sulla politica estera ha annunciato che smetterà di appoggiare i sauditi nella guerra in Yemen. Per la politica americana questo è un grande cambiamento dal momento che il paese fin dal principio – datato 2015 – ha sempre sostenuto i sauditi in questo scontro armato. La volontà del neo presidente sarebbe quella di riportare al centro la diplomazia tanto che avrebbe già nominato un diplomatico per cercare di mettere fino al conflitto e riportare la pace in questi paesi. Questo non vuol dire però che Biden lascerà i sauditi in solitaria a contrastare l’Iran, ma ha annunciato che continuerà a fornire agli alleati le armi americane di tipo difensivo.
La seconda notizia arriva invece dal Canada dove negli scorsi giorni il governo ha stabilito che il movimento d’estrema destra americana con idee razziste Proud Boys verrà da ora in poi considerato nello Stato a tutti gli effetti un’entità terroristica: “hanno apertamente incoraggiato, pianificato e condotto attività violente contro coloro che percepiscono essere contrari alla loro ideologia e convinzioni politiche”. Questa classificazione fa si che comprare il merchandising del movimento così come finanziare il movimento sarà considerato un reato. I membri del gruppo sono stati ritenuti responsabili dei fatti di Capitol Hill.