Bankitalia: “Innovazione e formazione giovani per la ripresa”
“La Guerra dei Sette Anni è quella da cui sta uscendo l’economia italiana. Non una guerra tradizionale, ma una di queste guerre moderne, virtuali, in cui capannoni, uffici, posti di lavoro possono vaporizzarsi con il click di un mouse”. Sono queste le parole del direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che usa un’immagine evocativa per raccontare quello che ha dovuto affrontare il nostro Paese dal 2008 a oggi.
Ma il futuro, secondo Rossi, è palesemente meno grigio rispetto al recente passato: “Adesso ci sono tutti i presupposti per ripartire. Ma la ripartenza è timorosa, va incoraggiata. Molte imprese sono pronte a investire ma ancora esitano a farlo. Se le loro decisioni saranno rapidamente positive ne discenderà un aumento dell’occupazione e la ritrovata fiducia si trasmetterà anche alle famiglie consumatrici”.
Anche se le conseguenze della crisi sono ancora tangibili: “Rispetto a sette anni fa: produciamo quasi un decimo in meno, l’industria ha subito una contrazione del 17 per cento, le costruzioni di oltre il 30. Sono stati distrutti all’incirca un milione di posti di lavoro. Le imprese investono un terzo in meno, le famiglie spendono l’8 per cento in meno. Le esportazioni sono a stento rimaste costanti. È aumentata la diseguaglianza fra le imprese e fra le famiglie”.
Come soluzione a questi problemi e chiave per sostenere la ripresa, Rossi individua l’innovazione e la formazione dei giovani, indicando quest’ultima come fondamento e leva della prima: “C’è un circolo vizioso: il sistema universitario italiano non produce capitale umano adeguato a un’economia moderna e avanzata; ma le imprese che dovrebbero domandarlo non sono quasi mai attrezzate, spesso perché troppo piccole, a riconoscerne i diversi gradi di qualità e ad assegnare loro il prezzo giusto. I livelli stipendiali a stento distinguono fra un neo-laureato di una università italiana di basso livello e un PhD di Harvard. Negli Stati Uniti, secondo dati dell’Ocse, per l’istruzione universitaria di un giovane si spendono in media 23.000 dollari: la famiglia ne mette 15.000, lo Stato 8.000. In Italia l’investimento complessivo è di soli 6.500 dollari: 2.200 a carico della famiglia e 4.300 a carico dello Stato; è il segno di una scelta culturale antica e poco lungimirante”.
Giuseppe Ferrara
18 marzo 2015