DAMIEN HIRST, la natura al servizio dell’arte

Ancora una volta l’ex enfant terrible della Young British Art torna a far parlare di sé. Questa volta, pur non essendo la prima, sono gli animalisti a battersi il petto in difesa delle migliaia di farfalle sacrificate in nome dell’arte da Damien Hirst. Nonostante la grande retrospettiva dedicatagli dal Tate Modern di Londra si sia conclusa il 9 settembre riscuotendo quasi 3mila visite al giorno, il dibattito sulla strumentalizzazione degli animali è ancora vivo. Il motivo? 9000 lepidotteri appartenenti a due specie tropicali, che in natura vivono in media nove mesi, rinchiuse e perite nell’installazione “In and Out of Love” del museo londinese.
Le farfalle infatti hanno mangiato, volato e vissuto dentro la stanza senza finestre per l’intera durata dell’esposizione, 23 settimane: molte calpestate, uccise o ferite dai numerosi visitatori costretti a scrollarsele di dosso passando all’interno della stanza stessa, motivo per cui ogni settimana 400 lepidotteri dovevano essere rimpiazzati. «Ci sarebbe una rivolta popolare se la mostra coinvolgesse altri animali, come i cani. Solo perché sono farfalle, non significa che non meritino di essere trattate con gentilezza.» è insorta la portavoce della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals (RSPCA), la più grande charity animalista del Regno Unito. La galleria si è difesa puntualizzando che le farfalle sarebbero state catturate nella fase conclusiva della loro vita e che le condizioni dello spazio in cui hanno vissuto sarebbero state adatte a loro, potendo volare liberamente e nutrirsi di fiori, zucchero e frutta.
Ma basta questo per giustificare quella che molti non riescono affatto a concepire come una vera a propria opera d’arte?
Non è così ad esempio per il critico d’arte Julian Spalding che dalle colonne dell’Indipendent definisce Hirst «non meritevole di essere considerato un artista». D’altronde Damien Hirts è avvezzo a polemiche di questo tipo: le farfalle rappresentano il “marchio di fabbrica” così come il tema della morte, più in generale, si può definire una costante nelle opere del nuovo re Mida dell’arte contemporanea. Primo fra tutti lo squalo imbalsamato (“The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, 1991) venduto per dodici milioni di dollari assieme all’opera che gli permise di vincere il Turner Prize nel 1995 composta da una mucca e un vitello tagliati a metà e posizionati all’interno di vasche di vetro piene di formaldeide. Fino ad arrivare a “I Am Become Death, Shatterer of Worlds”, la famosissima tela ricoperta interamente di farfalle morte venduta per oltre due milioni di di sterline, e alla bicicletta per il campione americano Lance Armstrong per la tappa finale del Tour de France del 2009, dal telaio decorato con ali di farfalle morte e venduta all’asta per 500.000 sterline. In quest’ultimo caso fu la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) a insorgere contro l’artista britannico definendo la bicicletta «barbara e raccapricciante».
Come se non bastassero le associazioni ambientaliste, anche i concittadini dello stesso Hirst storcono il naso davanti alla sua ultima creazione, installata proprio nella cittadina di Ilfracombe, nel Devon. “Verity” è il nome del misfatto. Una statua di ottone, ispirata alla ballerina di Degas, raffigurante una donna incinta con il feto in vista, che brandisce una spada, definita dal suo creatore «una moderna allegoria di verità e giustizia». Ancora una volta il critico Spalding dichiara: «Si comporta come la mafia, facendo a Ilfracombe un’offerta che i consiglieri trovano difficile da rifiutare, ma devono essere consapevoli degli artisti concettuali che offrono doni, quando in realtà stanno offrendo un calice avvelenato». Che sia arte oppure no, e ancor di più, che sia giusta o meno, sembra una questione assai ardua da sciogliere. Tuttavia non si può negare l’abilità mediatico-comunicativa di Hirst, un artista che riesce a scavalcare ogni mediazione ed ogni filtro critico rivolgendosi direttamente al pubblico.
Clelia Crialesi
19 ottobre 2012