Corruzione, intercettazioni Lupi – Incalza. Polemiche tra Renzi e Anm
ROMA – Lo scandalo sulle grandi opere, riguardante le gare di appalto pilotate, è solo il coperchio di un ben più articolato sistema di rapporti tra gli arrestati – su tutti l’ex dirigente ministeriale Incalza – e la politica. Sebbene il comandante dei Ros, Mario Parente, abbia riferito che al momento non ci sono politici indagati, sotto al costoso coperchio – 25 miliardi di euro – è emerso uno stretto legame tra il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, Incalza e Perotti. Quest’ultimo – arrestato ieri – si sarebbe prodigato per il figlio del ministro, trovandogli un lavoro all’Eni da più di 2mila euro al mese e regalandogli un Rolex da oltre 10mila: un cadeau di laurea.
Il M5s e i Verdi hanno chiesto le dimissioni del ministro e anche Sel sembra orientata a fare altrettanto. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio è invece “prematuro trarre elementi di colpevolezza per il ministro e il Governo”. Sull’ipotesi di abbandonare la carica, Lupi è intervenuto così: “No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela. Provo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa”. Riferendosi al Rolex ha aggiunto: “l’avesse regalato a me, non l’avrei accettato”.
Lupi ha commentato anche l’intercettazione in cui – al telefono con Incalza – aveva minacciato la crisi di governo, se Palazzo Chigi avesse preteso di mettere le mani sulla Struttura tecnica di missione di cui Incalza è presidente.
“Vado io – diceva il ministro al telefono – Te lo dico già… cioè io vorrei che tu dicessi a chi lavora con te che se no vanno a cagare! Cazzo! Non possono dire altre robe! Su questa roba ci sarò io lì e ti garantisco che se viene abolita la Struttura tecnica di missione viene giù il governo! L’hai capito? Non l’hanno capito?”.
Il ministro lupi ha commentato così le sue parole intercettate: “era una battaglia politica, non difendevo la persona ma l’integrità del ministero. Si stava discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione. Al telefono con Incalza ho ripetuto quello che avevo detto nelle discussioni politiche; dicevo che era un errore togliere al ministero quella struttura, amputandolo di un braccio operativo. Qualora non ci fosse più stata fiducia nel ministro si faceva prima a cambiare ministro, non depotenziando il ministero”.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli: “Uno Stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità. I magistrati – attacca – sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati”. Sabelli cita come esempi una serie di interventi legislativi che avrebbero favorito per anni i corrotti, come la depenalizzazione del falso in bilancio e la riduzione della prescrizione. “Chi semina vento raccoglie tempesta” chiosa il presidente dell’Anm, che auspica l’intervento di “chi ha responsabilità della cosa pubblica” affinché dia “il buon esempio” nel diffondere “la cultura della legalità”.
Le parole di Sabelli non sono piaciute a Matteo Renzi, che ha parlato di “frase ingiusta e triste, che fa male. Si può contestare un singolo fatto, ma dire quelle cose lì, avendo una responsabilità, è triste”. E aggiunge: “Questo governo intende combattere perché non si formi uno stato di polizia, ma di pulizia. L’autorità anticorruzione l’abbiamo messa in campo perché casa per casa, appalto per appalto, si possa far pulito. Le pene sulla corruzione devono essere aumentate. Pensare che si possa prescrivere la corruzione è inaccettabile, per questo stiamo intervenendo”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso è amareggiato nel riconoscere come “la corruzione che viene scoperta, purtroppo, è soltanto la punta dell’iceberg”. Grasso invita il Governo ad accelerare i tempi e nella sua proposta di legge avanza l’idea di seguire la strategia utilizzata negli Stati Uniti contro la corruzione, inserendo un sconto di pena per chi collabora. Questa proposta di legge – ferma da 2 anni – potrebbe finalmente candidarsi a divenire parte dell’ordinamento; secondo Grasso “la presentazione del tanto atteso emendamento sul falso in bilancio in commissione giustizia” potrebbe aver “sbloccato finalmente lo stallo. Adesso si può andare avanti rapidamente e portare il testo in aula già giovedi, e pure con il suo relatore”. La mia proposta di legge, continua Grasso, “per me rappresentava la priorità assoluta, non solo per combattere fenomeni criminali diffusi, ma anche per cercare di contribuire a risanare le finanze del Paese”.
Davide Lazzini
17 marzo 2015