Appalti e Corruzione: risolvere il più difficile dei cubi di Rubik è una banalità in confronto
Suonano di nuovo le campanelle! E suonano a cadenza regolare: nuove inchieste, nuovo marcio, nuovi arresti, nuovi intrecci, nuova immondizia che spunta sotto il tappeto. Stavolta il C4 viene detonato da Firenze da parte dei Ros. Viene il dubbio per cui sotto il tappeto in Italia non ci si passi proprio mai l’aspirapolvere.
E si riparte con le domande banali e le affermazioni scontate: ma come è possibile? Non esistono soluzioni? Tanto si sa che tutti mangiano, chiaramente c’è crisi quindi si è più esposti, fatta la legge trovato l’inganno, ecc. ecc.
Mi sento come Zio Paperone quando la banda Bassotti riesce a sferrargli qualche colpo basso (appunto) che gira e rigira nervosamente nel suo ufficio alla ricerca della soluzione per recuperare il bottino (e in qualunque numero di Topolino che leggiate Zio Paperone ci riesce sempre a recuperare il bottino e ad assicurare la Banda alla giustizia).
Le domande e le affermazioni banali di cui sopra hanno però fondamento, purtroppo. E’ davvero difficilissima se non impossibile la sfida. Tante delle soluzioni proposte da politici, tecnici ed esperti vari sono, peraltro, anche valide, innovative, geniali se vogliamo. Il punto è che prese a sé mostrano sempre dei vulnus. Vulnus che restano comunque perché aldilà della soluzione tecnica o normativa congegnata poi dietro ci sono gli uomini a doverla applicare, implementare, far rispettare o aggiungete il verbo che più vi piace.
Senza protagonismo mio, né celebrazioni altrui ecco un piccolo elenco di cose che sono state proposte negli ultimi tempi per affrontare l’annoso, endemico e maledettamente strutturale problema di tutti i problemi rappresentato dalla corruzione in ambito pubblico (si va da cose sentite al bar a posizioni debitamente argomentate):
- inasprimento severo delle pene;
- educazione alla legalità sin dalla scuola primaria o addirittura dall’asilo;
- Ulteriore potenziamento strutturale dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione (in termini di risorse umane, finanziarie e strutturali);
- Attribuzione a dipendenti interni alle singole amministrazioni pubbliche di funzioni di ufficiale giudiziario per effettuare indagini tempestive;
- Mutuazione del nostro ordinamento dei c.d. premi per chi denuncia episodi di corruzione;
- Riduzione drastica delle stazioni appaltanti per un efficientamento dei controlli ed una razionalizzazione della spesa pubblica;
- Frazionamento più deciso ed incisivo degli affidamenti quando gli importi delle gare bandite superano determinate soglie;
- Delocalizzazione su base regionale degli uffici dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione per un maggior controllo sul territorio;
- Allungamento dei tempi di prescrizione per ogni delitto contro la pubblica amministrazione;
- Più spinta rotazione degli incarichi con alto contenuto di discrezionalità, concentrazione di potere e potenziamento dei meccanismi di accountability (rendicontazione all’esterno lungo tutto il processo decisionale).
Orbene, tra tutte queste vaghe misure elencate alcune sono già timidamente applicate, altre se ne sta studiando il modo per applicarle, altre ancora sono solo “chiacchierate” in tavoli più o meno importanti, altre vengono ritenute o troppo costose o poco efficaci (e non svelerò quali, perché se leggete questo post sarei felice il lettore ci ragionasse sopra). Il punto è un altro: per ognuna di queste misure si possono argomentare non solo i pro, non solo i contro, ma soprattutto si possono immaginare, col pessimismo cosmico ma, ahimè, anche con consapevolezza le ragioni del perché la misura poi verrebbe col tempo svilita rivelandosi poco, abbastanza o molto inefficace. Sono come quelle equazioni che non ammettono soluzione!
Facciamo allora il caso per cui, invece, tutte le misure elencate, ben declinate, ragionate, ponderate vengano nel breve termine tutte ad essere normate, implementate ed applicate. Tutto bello? Sconfiggiamo la corruzione? Non lo so, mi ricorda Sennacherib Re Assiro la cui fama è legata all’assedio contro Gerusalemme durante il suo tentativo di conquista della Palestina. Egli attaccò tante città del regno di Giuda per farsi strada verso Gerusalemme. Ma gli scritti raccontano che nonostante questo presto tornò a Ninive in Babilonia senza aver minimamente sfiorato Gerusalemme.
Le misure sopra elencate sono l’attacco di tutto ciò che è antesignano e prodromico alla corruzione. Gerusalemme è la corruzione.
Quanto pessimismo, penserà il lettore, in questo pezzo. Tutt’altro.
La consapevolezza dell’insufficienza di competenze e misure deve rappresentare la base per:
- un miglioramento delle stesse anche in termini di coordinamento;
- una comprensione profonda di dove, come e quando possano fallire;
- l’individuazione degli uomini deputati a farle rispettare;
- l’organizzazione dei controlli preventivi e successivi per vagliarne il rispetto;
- l’applicazione concreta del principio della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica.
Per le nostre finanze, per la nostra etica, per influire sull’etica tramite una morale riconosciuta critica. La morale che cambia l’etica (ma di questo ne riparlerò presto su questo blog).
Che Gerusalemme mi scusi per averla paragonata al male di tutti i mali: la corruzione. Era metafora esplicativa ed esemplificativa.
di Sandro Brunelli