In nome di mia Figlia – L’Ossessione della Verità

In Nome di Mia Figlia è il nuovo film di Vincent Garenq, tratto dalla storia vera di André Bamberski e della sua bambina. Vicenda famosa in Francia, Belgio e Germania. In Italia, invece, fatto di cronaca praticamente sconosciuto quindi è davvero interessante leggere attraverso le immagini ciò che quest’uomo ha passato. L’intento del regista è quello di mostrare l’ossessione per la verità da parte di un padre disperato dopo la morte di sua figlia.
Sinossi – In nome di mia figlia
La storia parte negli anni ’70 e attraversa più di 30 anni di cambiamenti. Una famiglia che inizialmente sembra felice, composta dalla mamma Dany (Maria-Josée Croze), il padre Andrè Bamberski (Daniel Auteuil) e i due figli, è minata dalla relazione extraconiugale della moglie con il medico tedesco Dieter Kromback (Sebastian Koach). La coppia si separa. Si salta immediatamente negli ann ’80, quando i due figli, ormai più grandi, vanno a passare le vacanze in Germania dalla madre e il patrigno. E’ il 1982. Kalinka, la figlia quattordicenne di André muore in casa del patrigno e sua mamma. Appena legge l’autopsia – obbligatoria quando muore una ragazza così giovane – André capisce che non è stato un incidente e inizia ad indagare. I suoi sospetti sembrano ogni giorno avere più fondamento: accusa così di omicidio volontario il dottor Dieter Krombach.
André però non riesce a farlo incriminare in Germania, quindi avvia un procedimento giudiziario in Francia a cui dedicherà la sua vita intera. Vuole ottenere giustizia per sua figlia e niente, nemmeno il tempo e i muri che i tribunali pongono, potrà fermarlo.
IL FILM: In Nome di Mia Figlia
“Non voglio farmi giustizia da solo – dice André appena si apre la prima scena -, ho solo rimediato alla viltà della giustizia francese”. Questa dichiarazione, che apre la pellicola, è il leitmotiv del film. La giustizia francese è inadeguata. Da qui un flashback che racconta tutta la vicenda.
André, commercialista e uomo meticoloso, si avvale sempre della giustizia, anche quando accusa la moglie di adulterio per il divorzio. L’ente a cui è così fedele, però, non sarà al suo fianco nel momento in cui, leggendo l’autopsia, capisce che sua figlia è stata vittima di un abuso sessuale. Ogni suo amico gli consiglia di seppellire questa faccenda. “Conoscere la verità le farà solo del male, strappi i documenti”, ma lui non può lasciar perdere, non può permettere che la morte di sua figlia rimanga impunita. Il caso viene chiuso, ma lui va avanti nella sua tesi. Si rivolge a un avvocato “Mi aiuti ad evitare che la morte di mia figlia cadi nell’oblio”, gli dirà André. Dopo che si riesuma il cadavere, alla dichiarazione che i genitali di Kalinka non ci sono perché precedentemente asportati senza nessun motivo, André capisce che non può mollare ora, che tutto ciò che può fare è perseguire per la sua strada e accusare il dottor Kromback pubblicamente, farlo condannare.
Inaspettatamente la moglie, ovvero la madre di Kalinka, vive in un dolore interno, rifiuta tutto ciò che l’ex marito le dice del suo ex compagno, ovvero il dottore che ha lasciato dopo qualche anno. Nonostante tutto, non vuole sentirlo, non vuole sapere, e difende il medico a spada tratta, dice che per lui Kalinka era come una figlia. “Come a fai a vivere in una tale menzogna?” le dice il marito, allibito dalla sua cecità.
“Non ti mollerò mai!” minaccia André contro il suo sospetto, perché sarà anche vero che la Germania proteggeva il dottore, ma André non lo ha lasciato un momento in pace, per tutta la vita Kromback sente il fiato sul collo.
In Nome di mia Figlia è girato secondo il punto di vista di André, evidenziando la sua ossessione a volte anche morbosa. Esistono pochissime scene in cui il protagonista non è presente, proprio perché ciò che si vuole evidenziare non è la mala giustizia, ma proprio l’accanimento incredibile di quest’uomo, che va contro tutto e tutti e che rende la sua vita ordinaria straordinaria per una causa più grande di lui.
Intervista a Daniel Auteuil (ANDRÉ BAMBERSKI)
“Vincent Garenq è un regista importante, secondo me i suoi film sono forti e potenti. […] Ho letto la sceneggiatura tutta d’un fiato e gli ho detto immediatamente che avrei accettato. Nel panorama del cinema francese sono poche le storie di questo tipo, così ambiziose e umane.”
“[…] Sono rimasto molto commosso di fronte al dolore di quest’uomo. […] Quello che senza dubbio mi ha più sconvolto, non è tanto la sua combattività, anche se fuori dal comune, nel tentare di far uscire fuori la verità, ma la forza di separarsi visceralmente da sua figlia. All’inizio sembrava fosse pronto a rinunciare, ma il suo atteggiamento è cambiato quando ha iniziato a sospettare e a capire che la giovane era stata semza alcun dubbio assassinata. Per lui, quel giorno è stato come se lei fosse morta una seconda volta, e la sua vita ha vacillato.”
“In generale, si costruisce il proprio ruolo dopo 2 mesi di prove quotidiane senza mai allontanarsi dal personaggio. Siamo sempre dentro alla sua testa. Siccome il teatro, a volte, è una contrazione del tempo, mentre altre volte è una dilatazione del tempo, bisogna costruire degli stati successivi. Inoltre, quando le rappresentazioni cominciano bisogna liberare tutto questo. Ogni sera, nello stesso identico modo, con una regolarità estrema. Al cinema è tutto più facile. Costruiamo giorno dopo giorno, scena dopo scena, tranquillamente, senza continuità. Possiamo anche ricominciare se non siamo contenti. Possiamo lasciarci sorprendere e appoggiarci allo sguardo del regista. […] Al cinema, quando si è di fronte a dei ruoli importanti, non scegliamo mai noi, ma veniamo scelti. Per i ruoli più leggeri o più avventurosi ci affidiamo al nostro fiuto, diciamo a noi stessi che senza dubbio ci divertiremo a fare il nostro mestiere. Questo mestiere lo amo appassionatamente. E’ la mia ragione d’essere e ho avuto la fortuna di poterlo esercitare senza fermarmi mai. Non c’è nulla che mi pesa in questo lavoro. […]”
Conferenza stampa In Nome di Mia Figlia con il regista Vincent Gerenq
“Ho iniziato a interessarmi di questa storia leggendo il libro – dice il regista -. Mi aveva davvero colpito moltissimo e c’erano già tante scene che io ho poi trasportato nel film. Quello che mi ha spinto a realizzare questa pellicola non è tanto raccontare una storia di mala giustizia, quanto mostrare la testardaggine, l’ostinazione di quest’uomo che decide di dedicare 30 anni della sua vita a questa lotta. Per me il film è un ritratto di un padre.”
“Quando siamo andati a girare a Lindau, cittadina tedesca, posto dove si erano svolti i fatti e dove il dottor Kromback viveva, tutti noi abbiamo notato che c’è tanta gente ancora oggi che è convinta dell’innocenza di quest’uomo. Era un medico famoso, una persona di spicco in questo piccolo paesino della Baviera. Sono passati 30 anni, forse le cose oggi non andrebbero così però sicuramente lui era molto conosciuto e ci sono tante persone che nonostante tutto quello che è successo dopo, quando anche in Germania si sono aperti dei dossier, sono ancora convinte dell’innocenza del medico. SIcuramente era una persona conosciuta e questo l’ha protetto, soprattutto all’inizio quando l’indagine e l’inchiesta hanno mostrato degli errori. Quando è partito il contenzioso con la Francia è iniziato un periodo pesante, perché la Germania faceva pressioni per non estradare l’uomo. Non sappiamo la motivazione precisa per cui all’epoca è stato coperto, ma sappiamo che oggi André Bamberski ha aperto un’associazione per aiutare tutti coloro che hanno dei problemi con la giustizia tedesca, perché la giustizia tedesca ha la tendenza a proteggere i diritti dei suoi cittadini.”
“Se non fosse stato così testardo e soprattutto una persona che vuole avere ragione a tutti i costi, probabilmente André non ce l’avrebbe fatta. Non esprime le sue emozioni e i suoi sentimenti, non si è mai aperto nel raccontarci le sue cose personali. Mentre la madre di Kalinka ci ha dato invece di più da questo punto di vista. Lui parlava sempre e solo dei dossier”
“Più racconto storie vere, più mi vietano di girare nei tribunali. Per questo film c’è stato il divieto totale.”
Dati Tecnici: In Nome di mia Figlia
VOTO: 7,5
TITOLO: In Nome di mia Figlia
TITOLO ORIGINALE: Au nom de ma fille
USCITA ITALIANA: giovedì 9 giugno 2016
DISTRIBUZIONE ITALIANA: Good Films
PAESE: Francia 2016
DURATA: 87 minuti
GENERE: Drammatico
REGIA: Vincent Garenq
CON Daniel Auteuil, Sebastian Koch, Marie-Josée Croze, Christelle Cornil, Lila-Rose Gilberti, Emma Besson, Christian Kmiotek, Serge Feuillard, Fred Personne,Thérèse Roussel
“Ho mantenuto la promessa di non mollare mai …
Oggi avresti 44 anni. Mi manchi figlia mia!”
André Bamberski – In Nome di Mia Figlia