Serre moi fort: la potenza dell’immaginazione aiuta a superare una perdita
Serre moi fort di Mathieu Amalric è un racconto che si dipana nel tempo, un tempo che segue i ritmi della protagonista e il suo modo di elaborare il dolore.
Presentato nel luglio 2021 nella nuova sezione ufficiale Cannes Première il lungometraggio è avvolto da un’aura di mistero e dolcezza.
Con i toni freddi e la regia curata, il regista svela gradualmente la vera trama, costringendo lo spettatore a mettere in dubbio continuamente le sue ipotesi sulla vicenda.
Una mattina, molto presto, Clarisse lascia la casa. Non si sa dove va e nemmeno il motivo. Davanti a lei solo la strada, alle sue spalle, invece, due figli e un marito costretto a trovare la forza per giustificare l’assenza della madre.
Marc (il marito) prepara la colazione e cerca il modo di andare avanti.
Clarisse guida mentre immagina i suoi figli crescere e il marito invecchiare, ma ciò che vediamo non è reale.
I dettagli si accumulano confusamente insieme ai ricordi, ai volti e i luoghi, alle canzoni e agli oggetti.
Forse Clarisse non è mai partita.
Clarisse fugge la loro assenza.
Stringimi forte è la traduzione italiana del titolo ed è proprio quello che Clarisse desidera quando si culla nell’immaginare la sua famiglia.
Vicky Krieps è l’attrice protagonista, candida ed elegante ma allo stesso tempo malinconica ed incisiva: realizza una performance toccante, a tratti straziante, ma sempre contraddistinta da un piglio di lucidità.
Clarisse sa di essere sola e di aver perso gli affetti più cari, ma sceglie di fantasticare su di loro per continuare a vivere. La sua forza sono proprio loro, anche in forma ideale riescono a trasmetterle il coraggio di non soccombere nel dolore dell’assenza.
“Quando viviamo una separazione amorosa, ad esempio, siamo completamente dislocati, abbiamo un deliro nella testa, un delirio che altera i nostri ricordi passati, pensiamo a tutte le cose che ci mancano dell’altro, trasformiamo la materia” sostiene Amalric in un’intervista.
In questo film scopriamo che il nostro immaginario ludico e amoroso può salvarci, anche dalle sofferenze più atroci.
Serre mio fort materializza i pensieri più reconditi della donna, i suoi desideri, i suoi timori, l’abisso imperscrutabile che scappa a bordo di una vettura per non sentire il peso della quotidianità ormai straziata.
Una fuga disperata che è sinonimo di una ricerca tragica e poi di una liberazione.
Alla fine anche il pubblico finisce per credere all’immaginazione caotica e amabile di Clarisse, forse spinto da una volontà di assecondare il suo desiderio e di starle accanto nel dolore.
Serre moi fort è un atto d’amore, una pulsione che sfiora la morte ma va verso la vita.