Tra le uscite Netflix del mese scorso rischia di passare inosservata la serie Maid, prodotto eccellente che tratta con estrema destrezza la delicatissima tematica della violenza domestica. Confezionato da Warner Bros, John Wells e Lucky Chap, è basata sul libro Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive.
Il dramma che anche lo spettatore riesce a sentire
Dieci puntate che vorresti non finissero mai, una storia all’apparenza semplice ma che porta con sé l’onere e onore di trattare il tema della violenza psicologica ed emotiva tra le mura domestiche. Dopo l’ennesima aggressione verbale da parte del compagno Sean, Alex, poco più che venticinquenne, decide di scappare dalla casa roulotte in cui vive portando con sé la figlia di due anni Maddy. Senza soldi e completamente sola tenta con tutte le forze di procurarsi da vivere e, soprattutto, un lavoro. Inizia così a fare la domestica, maid appunto, sistemando le case di ricchi proprietari senza apparenti problemi nella vita. Così Alex inizia a pulire freneticamente qualsiasi cosa, in ogni abitazione e raschiando gli oggetti sembra che elimini anche il suo passato e la relazione tossica che presto la intrappolerà di nuovo. Ma l’ancora di salvezza c’è, esiste e si intravede sotto la patina di sporcizia del dramma che la giovane donna è costretta a subire e che sembra non avere mai fine.

La corsa al riscatto
Maid è un turbine di emozioni, dove l’empatia regna sovrana mentre assistiamo impotenti alla catena di eventi nella vita di Alex: i rifugi antiviolenza, la burocrazia americana, le ripercussioni psicologiche di due genitori problematici. La serie fa luce sul lato oscuro del sogno americano, in cui se non provieni da una famiglia benestante, a volte è difficile finanche avere un tetto sopra la testa. Margaret Qualley, senza cadere nello stereotipo della mamma supereoina e che si annulla per la propria figlia, esprime degnamente la disperazione alla quale Alex non vuole abbandonarsi. Ha le sue ambizioni personali e professionali, vuole andare al college, scrivere e sentirsi realizzata: Alex è umana, coraggiosa seppur fragile. Noi le crediamo, ci immedesimiamo nel suo disagio, percepito in ogni breve espressione differente, nel suo passato silente fatto di abusi, violenza e mancanze. Una realtà comune a molti, spesso ignorata e schiacciata. Per questo Maid è la serie che tutti dovremmo vedere, perché rende consapevoli di realtà estranee ai più, non si limita a raccontare ma comunica – stuzzicando la sensibilità dello spettatore – un’insofferenza che urla e chiede di essere ascoltata.