Omicidi e Serial Killer alla conquista di Netflix

Ogni persona, ogni soggetto, ha i suoi gusti, le sue passioni, e spesso dei piccoli guilty pleasure che sono solamente suoi e che nessuno gli può toccare: per spiegare questo complicato concetto secondo cui i gusti personali hanno un loro peso nelle conversazioni e che non si può sostenere a priori che tutti al mondo possano vederla nella stessa maniera, si finisce talvolta per discutere, non arrivando quasi mai ad un dialogo costruttivo, ma bensì rimanendo sulle proprie posizioni, correndo sul proprio binario.
Altre volte, straordinariamente, capita che persone diverse possano avere gusti simili: così nascono in fretta confronti, commenti più o meno entusiasti, racconti di emozioni, che possono essere le più disparate. Stiamo parlando di differenti tipologie di romanzi, ma anche di film, di forme d’arte, di musica, di mostre, ma banalmente anche di come ogni persona predilige trascorrere il proprio tempo (sia ben chiaro, da tale pentolone escludiamo volutamente qualsiasi forma di distrazione che possa coinvolgere alcool, droghe o elementi che rientrano in una spirale violenta e nociva, perché in quel caso il giudizio oggettivo esiste eccome ed è negativo in tutte le sue sfaccettature).
Il gusto del macabro, nelle sue varie declinazioni principalmente letterarie (vedi autori come Stephen King, Edgar Allan Poe, H. P. Lovecraft, Dean Koontz e molti altri), sta appassionando ed abbracciando i gusti di un numero sempre maggiore di lettori, che si avvicinano a queste storie nere come la pece, i cui i contorni vengono svelati sempre con estrema cautela, che fanno aumentare i battiti cardiaci pagina dopo pagina e che portano il cervello ad elaborare misteri, cercando disperatamente la soluzione.
Un altro che accomuna un po’ tutti, è proprio la curiosità che avvolge un mistero: che sia un essere muta forma e la sua origine, che sia una scoperta scientifica, ma soprattutto che sia un omicidio. Questo voler scavare nel torbido per scoprire chi ha ucciso chi, qual è stato il suo movente, quali folli idee hanno spinto l’assassino / assassina a compiere tale atrocità: questo è diventato un po’ la passione non solamente dei lettori, ma anche degli spettatori del servizio di streaming a pagamento più potente al mondo, aka Netflix.
Distributore e spesso produttore di serie TV e film, ultimamente si sta specializzando nella produzione e messa in scena di quelle che hanno definito una nuova categoria: le docu – serie. Ossia: prendi un omicidio, un caso realmente avvenuto anche nel passato, fai una caterva di interviste, monta tutto e mettilo online. Ciò che contraddistingue però questi documentari (non adatti ai deboli di cuore), risiede principalmente proprio nel loro racconto: casi spesso dimenticati, casi che addirittura sono diventati i cd “Cold Case”, che i più non conoscono (quindi, niente ennesimi racconti e interviste su Charles Manson, che non se ne può quasi più), ma nomi e cognomi sconosciuti. Per citarne giusto qualcuno dei più recenti:
- The Staircase: una serie che narra la vicenda di Michael Peterson, scrittore americano, il quale venne accusato dell’omicidio della moglie Kathleen Peterson e che venne incarcerato con l’accusa di omicidio di primo grado, per poi ricorrere in appello. I tredici episodi narrano la storia dal punto di vista della difesa, benché non prenda una netta posizione in quanto il caso stesso non ebbe mai una soluzione definitiva. Ciò che lo contraddistingue è la capacità di non far prendere una posizione bianca o nera nemmeno allo spettatore, che si trova a difendere talvolta lo scrittore come a condannarlo in altre circostanze.
- Making a Murderer: miniserie statunitense, che racconta le vicende di Stephen Avery e della sua famiglia, che venne coinvolta in due processi penali: uno che coinvolse direttamente Stephen, accusato di stupro e tentato omicidio dal quale venne assolto 18 dopo (trascorsi in carcere, nonostante avesse un alibi). Due anni dopo il suo rilascio, venne nuovamente accusato e incarcerato per la morte di una donna. Anche in questa occasione, per chi guarda la serie non è semplice creare una propria opinione sull’assassino.
- The Keepers: documentario statunitense, pubblicato in esclusiva su Netflix, che in sette puntate racconta l’omicidio di Suor Catherine Cesnik, la quale venne uccisa perché custode di un grosso segreto. Quale sia quest’ultimo è presto detto: Catherine venne a conoscenza degli abusi sessuali, compiuti da alcuni preti che insegnavano presso l’Archbishop Kenough High School di Baltimora, dove lei anche aveva la sua classe di studenti. Qui il sentimento che nasce nello spettatore è decisamente più forte: un profondo senso di nausea e di rabbia nei confronti di chi ha trucidato l’unica testimone di atti empi e orrendi.
- Evil Genius: docu – serie true – crime, prodotta in quest’ultimo anno, che narra dell’assassinio di Brian Wells, avvenuto nel 2003, che venne anche definito il caso del “collare / bomba” o anche del “pizza / bomber”. Dietro l’omicidio di una vittima, che prima rapinò una banca, venne scoperta la perfida e folle mente di Marjorie Diehl-Armstrong, donna sconvolta da una malattia psichica fin dalla giovane età, che uccise parecchi dei suoi amanti precedenti, senza mai destare il dubbio o la preoccupazione di chi le conoscesse o la incontrasse talvolta per strada.
- Manhunt – Una bomber: miniserie drammatica statunitense, interpretata da Paul Bettany, Jane Lynch, Sam Worthington e molti altri. Il racconto (un pochino romanzato), ruota intorno alla caccia da parte dell’FBI di un folle assassino, che uccise le sue vittime tramite l’invio di piccoli pacchi – bomba, che esplodevano appena aperti. Un piano diabolico che punta a colpire i piani alti e che fece moltissime vittime.
Queste solo alcune di quelle che sono approdate su Netflix in quest’ultimo anno, ma il catalogo è decisamente più ampio e si arricchisce ogni mese di contenuti simili ai precedenti, per raccontare anche quei casi che non sono poi così lontani da noi spettatori: forse proprio per quello riescono a catturare l’attenzione di più utenti, benché magari di per se stessi non abbiano mai apprezzato la vera storia di un serial killer o un omicida.
Rebecca Cauda