Alberto Trentini, cooperante arrestato in Venezuela

Alberto Trentini, veneziano di 45 anni, laureato in Storia è stato arrestato in Venezuela lo scorso 15 novembre in missione come cooperante per una Ong a Caracas. Da due mesi, però, non si sa più nulla di lui e i suoi familiari attraverso l’avvocato Alessandra Ballerini hanno lanciato un appello: “Confidiamo che la Presidente del Consiglio e i ministri interessati si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale per riportare, presto, incolume Alberto in Italia.”
Il 13 dicembre è stata convocata alla Farnesina l’incaricata d’affari ad interim del Venezuela per richiedere un tempestivo e risolutivo intervento sulla vicenda del connazionale. Per ora ancora nessuna novità. Intanto continuano le polemiche intorno all’insediamento di Maduro, accusato dalle opposizioni di aver rubato con i brogli la vittoria alle elezioni di luglio e di aver ricorso alla violenza per reprimere manifestazioni e proteste.
Rischio di crisi diplomatica
Il rischio di una crisi diplomatica tra Italia e Venezuela aumenta sempre di più. Ieri, i funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia a Caracas sono andati a chiedere informazioni riguardo Alberto Trentini al ministro degli Esteri venezuelano Yvan Gil che però, oltre a non fornire nessuna risposta utile ha aggiunto anche un pericoloso dettaglio: entro 48 ore l’Italia insieme a Francia e Olanda dovrà ridurre a tre i diplomatici accrediti presso la propria ambasciata.
Questa operazione arriva in risposta alla condotta ostile, secondo il governo venezuelano, del governo del Regno dei Paesi Bassi, Francia e Italia. Inoltre i diplomatici che resteranno a Caracas dovranno avere un’autorizzazione scritta del ministro degli esteri del paese competente per spostarsi a più di quaranta chilometri da Plaza Bolivar. Praticamente una gabbia da cui è difficile uscire e limita di gran lunga i movimenti.
Chi è Alberto e l’arresto
Alberto trentini si è laureato in storia nel 2004, si è specializzato all’università di Liverpool in Assistenza umanitaria e in quella di Leeds in “Sanificazione dell’acqua e ingegneria sanitaria”. Prima del Venezuela è stato in Ecuador, in Bosnia, Etiopia, Paraguay in cui diventa coordinatore sul campo per la Ong Coopi -Cooperazione. Poi ancora Nepal, Libano e Perù. Negli ultimi tre anni si era trasferito in Colombia.
Sin dal suo arrivo ha trovato un clima e un ambiente ostile in Venezuela. Alberto trentini, parlando con il responsabile della Ong per cui lavora ha subito manifestato questa preoccupazione. Del resto, un uomo che ha lavorato in diversi paesi del mondo (Africa, Sudamerica, Libano, Balcani) non può non avere un certo fiuto. Il 14 gennaio, Alberto inviava un messaggio annunciando di voler lasciare la Ong e tornare in Italia. Niente da fare, il giorno dopo avviene il fermo con la consegna alle autorità della direzione generale del controspionaggio militare che lo avrebbe trasferito a San Cristobal e poi a Caracas.
Trentini, inoltre, come racconta la madre, in lacrime, teme per l’incolumità del figlio. Il ragazzo soffre di pressione alta, asma e altre patologie per cui deve assumere diversi medicinale durante la giornata e quasi sicuramente non ha con sè i farmaci e non vengono forniti all’interno del carcere.