Il talento di William Pascal
Ciao William, benvenuto su Fiori di Cemento. Partiamo dal principio: come ti sei avvicinato al rap e con quali artisti?
Bella! Grazie per l’interesse e per l’opportunità, è solo amore!
Il mio avvicinamento al rap è dovuto soprattutto a mio fratello maggiore Diesis, che fin da piccolo mi faceva ascoltare quella musica “alternativa” che di rado i tuoi compagni di classe si ascoltavano, quindi generi come il reggae, l’indie e appunto il rap. Se non consideriamo Jovanotti come tale, il primo rapper che mi ha folgorato è stato sicuramente Eminem con “My name is”, mentre in Italia artisti come Frankie Hi-Nrg, Caparezza e Kaos One mi risultavano ancora troppo difficili da seguire (avrò avuto 10 anni, ero un nano, dai!). E’ stato poi grazie alla scoperta di piattaforme geniali come Emule e Youtube che ho potuto approfondire le mie conoscenze in materia, innamorandomi prestissimo di personaggi come Fabri Fibra e Mondo Marcio e successivamente di tutto il movimento italiano e mondiale. Ho ascoltato davvero tantissimo rap nella mia vita.
‘Lapis Niger, l’EPigrafe’ mi ha colpito molto, hai alternato pezzi tecnicamente impeccabili ad altri di puro intimismo: come nasce il tuo processo creativo?
Lapis Niger è il mio terzo\quarto progetto solista ed è il risultato di un processo di maturazione durato anni. In generale sono un amante della tecnica e del contenuto, ho quindi cercato di fondere questi due presupposti fondamentali in un unico disco. Sono molto legato a questo progetto perché analizza alcuni momenti importanti della mia vita in maniera molto personale e piace tanto anche a me.
Rispetto ai tuoi colleghi-coetanei fai roba molto diversa, sei uno dei pochi a puntare sulla qualità piuttosto che sulla visibilità: cosa ne pensi di queste nuove correnti che oggi vanno per la maggiore?
La musica da che mondo è mondo si ascolta e non si vede, quindi credo sia assolutamente necessario focalizzare l’attenzione sulla qualità generale di un prodotto piuttosto che sulla visibilità di esso. Preferisco essere rispettato per quello che dico, piuttosto che per le scarpe che indosso.
Di Do Your Thang cosa puoi dirci? So che vi state muovendo molto.
Il Do Your Thang è un mondo dove tante persone diverse, accomunate dalla passione per la musica e per l’arte, si confrontano e si esprimono liberamente. In pochi anni siamo tutti cresciuti tantissimo sia a livello musicale che umano e piano piano è sempre di più la gente che ci rispetta, che ci tiene d’occhio e che ci teme….nah mean?
Due rapper italiani con cui ti piacerebbe collaborare?
Beh, se rispondo con Fabri Fibra e Dargen d’Amico probabilmente vado troppo oltre il concetto di rapper, quindi dico Danno e Bassi Maestro, due vere e proprie icone dell’underground e della vecchia scuola che ancora fanno il fuoco sul palco. Ma ce ne sarebbero anche altri…
Quando vuoi staccare dal rap cosa ascolti?
Ultimamente mi sta tornando la ruota del dub, ma ascolto tanti artisti e generi diversi: la musica va sentita tutta (tranne il reggaeton ovviamente!).
Sei stato tra i vincitori del contest ‘No Bullshit Allowed’ indetto da Arne, partecipando quindi alla realizzazione dell’ep; in generale, a Roma ti si vede sempre più spesso ai live di gente massiccia. Che effetto fa rappare gomito a gomito con artisti che magari fino a qualche anno fa ascoltavi in cameretta?
E’ qualcosa di stupendo e di assurdo allo stesso tempo, a volte ci ripenso e non mi sembra vero. Quando ho registrato il brano con Esa nel suo studio a Milano ero emozionatissimo e tuttora ogni volta che prendo il microfono al Welcome 2 The Jungle col Danno lì che mi presenta mi tremano le mani. E’ faticoso per me farci l’abitudine, ho ancora troppo impressi nella mente quei giorni in cameretta!
Progetti per il futuro? So che stai lavorando ad un nuovo disco, puoi anticiparci qualcosa?
E’ molto difficile inserirsi e farsi notare in un mercato così saturo, dove come dicevamo prima è l’apparenza spesso ad avere la meglio sulla sostanza. Al momento sto lavorando al fianco del producer BRBK sul mio primo album ufficiale (finalmente!) e già dopo l’estate potrebbe uscire qualche chicca.
Ringraziamo William Pascal e gli facciamo un grosso in bocca al lupo per tutti i progetti futuri.
Grazie a voi e crepi il lupo! Ci vediamo sui palchi!