Street food e mani unte: Chef Rubio
Ciao Gabriele e benvenuto a Fiori Di Cemento, ti ringraziamo in anticipo per l’intervista. Cominciamo subito senza rubarti altro tempo; parliamo di cucina romana e ti mettiamo a confronto due primi e due secondi piatti: cacio e pepe contro carbonara e trippa contro coda alla vaccinara. Tu cosa preferisci?
Per quanto riguarda i primi piatti strizzo l’occhio alla cacio e pepe, nella sua semplicità è nascosta la difficoltà di saper cucinare una buona cacio e pepe mentre la carbonara ha troppe rivisitazioni e variabili nei suoi ingredienti quindi ognuno può metterci del suo.
Secondi piatti, nonostante il forte fascino delle mani unte per mangiare la coda alla vaccinara, preferisco la trippa.
Parliamo di street food, un cibo sopravvalutato ed uno sottovalutato.
Diciamo che in questo momento c’è una forte tendenza a preferire il nuovo che ricorda il vecchio, un esempio potrebbe essere il trapizzino, spesso si accantona l’originale magari solo perchè non ha quel packaging accattivante dell’ultimo arrivato sul mercato. Possiamo citare: il panino con le polpette bollite, un supplì o una crocchetta, ottimo cibo messo al momento nel dimeticatoio.
Non sono assolutamente contrario ai “nuovi” piatti ma sono legato più alla tradizione quindi l’ideale è che andassero di pari passo.
Parliamo un pò dei progetti futuri, la nuova stagione di “Unti e Bisunti 3”, a che punto siamo con i lavori?
Siamo sempre in giro con i sopralluoghi, siamo stati in Calabria, Puglia e Basilicata, la prossima tappa sarà il Molise.
Il cibo più unto e pesante che hai assaggiato fin ora?
Sicuramente in Sardegna, la cordula di pecora. E’ una treccia composta dalle interiora di pecora e va gustata calda.
Il tuo lavoro ti soddisfa ma ti fa passare tantissimo tempo fuori casa, cosa ti manca di più quando sei lontano?
Il letto. Quando lavori tutto il giorno è la cosa che ti manca di più, se dovessi dirti invece una cosa che mi manca del quotidiano…la pizza del forno vicino casa.
Hai appena terminato il tuo impegno televisivo con la trasmissione Rugby Social Club in onda su DMAX (canale 52 del digitale terrestre) dove, tra presenze in studio e collegamenti dall’Olimpico, hai raccontato l’atmosfera che si respira. Ma com’è nato l’amore per il rugby?
Mi sono avvicinato al rugby per scopi terapeutici sinceramente, soffrivo di scogliosi e mi serviva uno sport che facesse lavorare tutto il corpo.
Rimaniamo sul tema rugby, il piatto per un terzo tempo perfetto.
Non esiste o meglio, quando giochi fuori casa puoi trovarti a fare un terzo tempo in Campania come in Calabria quindi è bello gustare ciò che la regione ha di tipico. Io personalmente consiglierei birra e grigliata così mentre la carne cuoce si ha modo di parlare delle partita e si crea un atmosfera che ricorda molto un focolare domestico.
Passiamo dallo street food alla street art, la tua sui graffiti.
Sono del parere che ci vorrebbero più spazi liberi in ogni città al fine di valorizzare gli orrori fatti dai palazzinari negli anni 60,70,80.
Sulla nostra rubrica sono presenti rapper e dj, ascolti rap?
Seguo molti generi musicali, il rap non è il primo in lista ma lo sento, qualche settimana fa ho ascoltato gli ultimi due lavori di Tommaso (Piotta).
Il tuo preferito?
Mi piace molto Ensi.
Non ti rubiamo altro tempo e ti facciamo un grosso in bocca a lupo per la tua carriera, grazie ancora.
Grazie a voi, un saluto alla redazione.
Lorenzo Bruno
22 marzo 2015