I sogni degli altri. Intervista allo scrittore Selim Özdogan
Ciao Selim, complimenti per il libro e grazie per aver trovato il tempo di rispondere alle nostre domande.
Iniziamo dalla cornice musicale, hai scelto il rap e oltre al buon gusto nella selecta usi termini di chi sta un po’ più avanti tipo “hook”. Domanda: perché hai scelto il rap e a questo punto…quanto ne ascolti?
Ascolto molto hip hop, ma non tanto quello americano. È un genere che esiste ormai da molto tempo e che parla anche di discriminazioni sociali, quindi era logico prenderlo come elemento di collegamento intergenerazionale. Inoltre si accorda bene con la realtà di padre e figlio che descrivo.
Il tuo brano preferito?
Non è facile a dirsi. Phantom of the rapera di Bushwick Bill è uno dei miei album preferiti di hip hop, così come The Resurrection dei Geto Boys. Di recente mi sta piacendo molto Psychodrama di Dave.
Come è nata l’idea di scrivere questo giallo?
L’idea è nata insieme al mio editor di allora. Abbiamo pensato a come scrivere qualcosa di emozionante sul mondo dei migranti precari.
Il giallo si sposta dal web alla strada con una velocità tale da mantenere il lettore attaccato al libro. Dal libro alla realtà: il web e gli adolescenti, connessioni culturali da una parte e bullismo 2.0, uso spropositato dei social e darkweb dall’altra. Mettendo tutto sulla bilancia, il web ha più contro o pro?
Non credo si possa mettere in questi termini. Da un lato è eccezionale avere così tante informazioni e possibilità, dall’altro si tende a perdere le capacità di concentrazione e messa a fuoco ed entrambe sono elementi indispensabili se si vuole stare bene a lungo termine.
È responsabilità delle singole persone utilizzare il web in modo corretto.
Senza spoilerare troppo; Sevgi, la “mamma” del protagonista Nizar, è un personaggio con dei valori forti, forse il personaggio più vissuto e saggio del libro. Punta il dito spesso e volentieri sul potere che ha il denaro sulla nostra società, in questo caso specifico è più il Selim scrittore che fa parlare Sevgi o il Selim uomo?
Domanda difficile, perché non riesco facilmente a dividere i due aspetti. Come autore, cerco di stare il più possibile vicino ai miei personaggi. Ciò significa che li tratto come persone a cui potrei stare accanto. Che a sua volta significa che mi avvicino a loro prima come uomo, poi come autore.
Hai già pensato a scrivere un seguito di questo giallo?
Sì, l’ho fatto. Ma al momento ci sono talmente tanti progetti che mi entusiasmano, che non so esattamente quando mi ci potrò dedicare.
Altro tema importante del libro: integrazione. Vivi in Germania, a Colonia, la comunità turca in Germania è sicuramente una delle più grandi in Europa. La convivenza non sembra sempre facile (almeno da come viene romanzata nei film, serie e nei libri), tu in prima persona puoi raccontare questo spaccato.
Quanto di vero c’è in quello che arriva a noi che viviamo fuori dalla Germania?
Ci sono sempre delle difficoltà, quando le persone vivono insieme. Naturalmente queste difficoltà si accentuano quando sono presenti gruppi che all’inizio percepisci come diversi. Abbiamo problemi di emarginazione delle minoranze in ogni società democratica che conosco. Affrontarli è una delle sfide delle democrazie.
C’è ancora tensione tra la comunità tedesca e turca? Esistono ancora quartieri così difficili?
Non esiste una comunità turca o tedesca, nel senso di gruppi omogenei di persone con interessi analoghi. La società moderna è molto più complessa. Ci sono quartieri più difficili, ma la linea di demarcazione è più sociale che etnica. Anche se non avessimo i cosiddetti migranti, questi quartieri ci sarebbero lo stesso, perché c’è la disoccupazione, ci sono lavori mal pagati, e persone a cui sono precluse molte opportunità di consumo.
Consiglio a tutti la lettura del libro, ti ringrazio ancora una volta e colgo l’occasione per ringraziare anche Emons per la disponibilità.