Dopo l’attentato a “Charlie Hebdo”, qual è il limite della libertà di espressione?
La libertà di espressione è un principio assoluto, o almeno così dovrebbe essere, in Europa e in Francia, consacrata innumerevoli volte da testi antichi quanto sacri. “La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo: ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge”, enuncia l’articolo 11 della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789.
Un principio ribadito anche nella convenzione europea dei diritti dell’uomo:
“Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti”.
“Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive”.
Inoltre specifica:
“L’esercizio di queste libertà, poiché comporta doveri e responsabilità, può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario”.
Sostanzialmente, la libertà di espressione non è totale e illimitata, può essere circoscritta dalla legge. I principali limiti rivelano due categorie: la diffamazione e l’ingiuria da una parte; e i propositi inneggianti all’odio, che somigliano decisamente ad apologia di crimini contro l’umanità, propositi antisemiti, razzisti omofobici dall’altra.
Le stesse regole si applicano nel mondo della rete, in un giornale o nel contenuto di un libro: l’autore di un libro omofobico può teoricamente essere condannato come può esserlo chi posta contenuti simili su Facebook o altri socialnetwork. Lo stesso editore del libro viene ritenuto responsabile. Essenzialmente, le grandi piattaforme della rete dispongono di un regime specifico, introdotto dalla legge sulla fiducia nell’economia numerica. L’apologia del terrorismo ormai oggetto di una legge specifica.
Gli articoli 23 e 24 sono chiari al riguardo e spiega che “saranno puniti come complici di un’azione qualificata come crimine o delitto, coloro che, tramite discorso, minacce proliferate in luoghi pubblici” effettuano di fatto un’apologia del terrorismo.
L’apologia del terrorismo, più severamente condannata dalla legge 2014 sulla lotta al terrorismo, rappresenta un caso particolare. Il testo messo in applicazione negli ultimi giorni, prevede dei propositi di apologia del terrorismo come oggetto di infrazioni di specifica natura. Sono puniti coloro i quali aggravano i propositi sostenuti in rete.
Sintetizzando, la libertà di espressione non permette di fare apologia di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, né di inneggiare all’odio etnico o nazionale. Non si può usare la libertà di espressione per invocare l’odio o la violenza verso un orientamento sessuale o un handicap.
La libertà di espressione dunque, non permette di esercitare nessuna forma di razzismo, che è un delitto, ma nemmeno di condurre antisemitismo. Non si può stampare un giornale che inneggia la morte di un gruppo etnico.
Tuttavia, la legge non vieta la presa in giro di una religione ma vieta di colpire i credenti di una fede religiosa.
di Manuel Giannantonio
20 gennaio 2015