Vittorio Gassman: una vita dedicata alla recitazione

Vittorio Gassman
È difficile fare una panoramica su un attore della portata di Vittorio, soprattutto quando si è ammiratori della sua personalità eclettica quanto totalizzante.
Tutti conoscono il suo nome e alcune delle sue più brillanti performance, ma pochi sanno della profondità della sua anima.
Soprannominato Il Mattatore, dall’omonimo programma tv, è considerato uno dei principali attori della commedia all’italiana e dello scenario cinematografico nazionale tutto. Viene ricordato per la maniacale professionalità, per la versatilità artistica e per il magnetismo.
Un attore con profonde radici nel mondo del teatro più impegnato, è stato anche fondatore del Teatro d’arte Italiano. La carriera in Italia e all’estero comprende produzioni importanti, così come diversi programmi televisivi che gli hanno conferito una vasta popolarità.
Un grande avvenire dietro le spalle
Nato a Genova il 1° settembre del 1922 si è poi trasferito a Roma, la città che l’ha accolto per tutta la sua vita.

Atletico e carnale, da ragazzo amava giocare a pallacanestro e dedicarsi a qualsiasi tipo di sport, ma allo stesso tempo frequentava l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.
La sua passione per il teatro scaturiva da un desiderio di ammansire la sua timidezza giovanile e da una pulsante spinta materna, che lo spronava ad intraprendere la carriera attoriale con poche parole “Facendo legge, non hai obblighi di frequenza”.
Grazie a questa ostinazione, e alle aspettative riposte dalla madre, ha avuto inizio la dedizione di Gassman per il teatro, il quale ha scritto un’autobiografia intitolata proprio Un grande avvenire dietro le spalle.
Luisa Ambron, così si chiamava la madre di Vittorio, era un’amante fervente del teatro ma anche una presenza energica per l’attore, visto il carattere estremamente simile. Dalla verve istrionica, alla drammatizzazione carica di spettacolarità fino al confronto monologante, erano questi gli elementi che li accomunavano.

Come aveva riferito l’artista: “Il culmine della felicità per mia madre fu quando la introdussi in una delle mie apparizioni televisive, nello show di Canzonissima. Fu all’altezza delle sue attese, mi tolse la parola in trasmissione, sgranando versi danteschi e boutades improvvisate come una veterana della ribalta”.
Il temperamento tenace che portava i due a frequenti litigi, non impediva loro di avere un dialogo costante e una complicità profonda.
Vittorio ha superato tutte le previsioni ricercando la perfezione nelle sue performance, ponendo una grande attenzione alla dizione delle sue parole, all’intonazione e divenendo maniacale nello studio mnemonico dei suoi copioni.
Divo del cinema
Dal teatro al cinema Vittorio passa con disincanto, interpretando inizialmente ruoli drammatici, da cattivo e tenebroso, come nei film Riso amaro di Giuseppe De Santis o Guerra e pace di King Vidor.

I soliti ignoti di Mario Monicelli è, invece, il primo film in cui l’attore ha mostrato quanto la commedia scorresse nelle sue vene. Grazie ad un lavoro di involgarimento del volto aristocratico e spigoloso, ad un’aggiunta di balbuzie al suo personaggio, il regista è riuscito a renderlo simpatico agli occhi del pubblico e a consacrarlo come divo cinematografico.
Il suo fascino catalizzava l’attenzione di tutti, era amato dalle donne e ammirato dagli uomini.
Un’eleganza innata, una fisicità sensuale, una risolutezza nei modi lo rendevano unico fuori e sopra il palcoscenico.
Un uomo passionale e profondo che viveva i suoi amori intensamente, ha avuto infatti tre mogli e tre compagne importanti nella sua vita. Dalle donne che ha amato ha avuto quattro figli, ognuno da una relazione diversa. Questo lo ha portato ad avere una famiglia allargata e a dedicare poco tempo ai suoi figli, in quanto spesso lontano e assente per il lavoro.

Un’esistenza intensa
Nella vecchiaia Vittorio ha compreso l’importanza della famiglia, stringendosi a tutti i suoi affetti, soprattutto nei momenti più bui della sua vita privata, come quando fu colpito da un disturbo bipolare che lo portava a frequenti periodi di depressione e isolamento.
Queste parentesi si alternavano ad alcune sue apparizioni televisive, come quelle nel programma Avanzi in cui leggeva e recitava in maniera molto seria la bolletta del gas, il menù del ristorante o gli annunci economici. In uno stile autoironico, tipico della sua personalità giocosa e dissacratoria, come la sua condotta.
È stato talvolta criticato a causa della sua vita privata, ad esempio per la sua disinvolta libertà nelle storie d’amore, nei matrimoni, nelle convivenze e nei divorzi, così come il suo ateismo giovanile, che ha lasciato poi il posto ad una fede personale.
Nel profondo era un’anima pensosa e inquieta, la sua razionalità si opponeva radicalmente ai richiami inconsci di un mondo incommensurabile e ideale. Gassman inoltre si schierava con commenti in controtendenza, spesso con l’intento di scalfire le posizioni moderate, costruendosi una rete di nemici nel mondo della cultura.
L’epitaffio sulla tomba è emblema del suo animo istrionico e irriverente, nel Cimitero del Verano a Roma, recita “Non fu mai impallato“.
Un volere di Gassman, il quale una volta diase: “La mia epigrafe, se è questo che mi chiede, è già scritta. Sulla lapide si leggerà: Vittorio Gassman, fu attore. Poi una piccola chiosa, giù in fondo quasi illeggibile: Non fu mai impallato. È un termine tecnico cinematografico: è impallato ciò che si nasconde alla macchina da presa. Io mi sono sempre fatto vedere, mi sono esposto e, a teatro, credo addirittura d’ aver avuto un certo coraggio, che per me, date le premesse, è il massimo”.
Ciao Vittorio, sicuramente starai dando lezioni di teatro in qualche palcoscenico lassù!
