Billy Elliot, o dei sogni danzanti

Al Teatro Sistina dal 6 al 22 Aprile
Siamo stati alla ‘prima’ di Billy Elliot, al Teatro Sistina, in un parterre d’occasione che ha raccolto celebrità varie, sottolineato dall’affettuosa prentazione di Pippo Baudo, per festeggiare la 1000ma rappresentazione sotto la direzione artistica di Massimo Romeo Piparo, anche regista e autore dell’adattamento italiano di questo “Billy Elliot, il musical”.
La storia é cosa nota, ormai quasi stereotipata: giovanissimo figlio di minatori inglesi, orfano e travolto nel clima cupo della nazionalizzazione delle miniere (siamo a metà degli anni ’80, gli anni della Lady di Ferro) troverà il riscatto nella danza, scoperta per caso e seguita con ostinazione fino alla salvezza.
Certo, il musical non è il film omonimo (di Stephen Daldry, 2000), di cui manca la ruvidezza e lo sguardo cupo, sulle vicende che ruotano attorno al giovanissimo Billy. Qui il contesto storico, le lunghe estenuanti, disperate lotte e scioperi dei minatori inglesi negli anni feroci del governo conservatore di Margareth Thatcher, si riduce a cornice canora, elemento coreografico come gli altri tratti dal film (il rimpianto della madre morta, la solitudine del padre, l’amicizia affettuosa con Mike).
Eppure sono tutti bravissimi: Tancredi Di Marco è un tostissimo Billy Elliot, Matteo Valentini è Michael (Mike), uno sfrontato scugnizzo, che sulla propria sessualità ha già le idee molto chiare (ma accetterà l’amicizia già virile di Billy), Sabrina Marciano è una splendida Mrs. Wilkinson – la sarcastica maestra di danza – con la sua perenne sigaretta tra le labbra: quasi un’icona, ma credibilissima. E al primo ballo “combattente” tra scioperanti e poliziotti scoprite che è tutto perfetto: ritmo, gesti, musica (dal vivo, diretta da Emanuele Friello, e debitamente “imboscata” nei soppalchi laterali) e coro.
Scivoliamo così di scena in scena, avvolti dalle silenziose e geniali scenografie mobili, seguendo Billy, da un episodio all’altro della sua storia, scoprendo con lui la danza e la sua vocazione, mentre intorno il suo mondo quotidiano crolla senza speranza: gli scioperanti saranno sconfitti e umiliati (è storia) dopo 51 settimane di sciopero, segnate da scontri con la polizia, due morti tra i minatori e 10’000 procedimenti giudiziari, mentre la piccola cittadina e la sua comunità solidale di minatori si sfalderà e si chiuderà sempre più in se stessa, ormai persa al mondo e al futuro, alla speranza.
Billy Elliot, il film, ci ha raccontato la storia di un riscatto personale, singolo, che non può cancellare o redimere una sconfitta collettiva, ma indica, con la mano forse incerta e fallosa del vecchio minatore, la via della fuga come salvezza.
Billy Elliot, il musical, è invece un vortice perfetto di canto e ballo, in cui ogni voce ed ogni movimento sono quel che devono essere: dall’inizio alla fine regala momenti commoventi e comici, quasi lasciandoci tramortiti, certamente travolti. Da vedere.