Più di cent’anni, e corre ancora… Forza Ambra!

Inaugurato nel Marzo del 1909, nato come teatro a gestione familiare, il teatro Jovinelli ha cambiato pelle più volte nel corso di più d’un secolo di vita, più volte rinascendo a nuova vita, dalle sue ceneri, letteralmente. Curiosando sul web (ma più bello sarebbe poterne raccontare dalla viva voce dei suoi protagonisti!) si scopre essere stato teatro comico di nascita, e di gran levatura: due nomi per tutti, Ettore Petrolini e Totò, entrambi qui debuttanti (nel 1910 e nel 1919, rispettivamente). Le alterne vicende successive lo hanno visto di volta in volta teatro d’avanspettacolo, arena di boxe, locale di spogliarello, cinema a luci rosse. Una vita tra alti e bassi, segnata dal distruttivo incendio del 1982 e dalla successiva vendita da parte della famiglia Jovinelli.
La rinascita comincia nel 1996, quando la struttura inizia a ritrovare la sua ragion d’essere, tornando sede di spettacoli e mostre monografiche. Nel 1997 la deliziosa facciata sulla piazza, segno distintivo e icona del teatro (e malridotta dalle modifiche strutturali del periodo da cinema), viene posta sotto vincolo dei Beni Culturali. Nel 1998 cominciano i lavori di recupero e ampliamento della struttura. Con l’inaugurazione del Gennaio 2001 Roma ritrova uno dei suoi spazi artistici più autentico e evocativo, forse anche e soprattutto in ragione della sua lunga sì, ma soprattutto travagliata esperienza.
E veniamo (finalmente!) al Cartellone dell’Ambra per questa nuova stagione, sempre all’insegna dello spessore artistico e ancora una volta poliedrico, in cui si alternano e si rincorrono generi diversi, quasi diverse ‘visioni’ e stili di racconto drammaturgico.
Per primi (honoris causa) i grandi classici, italiani e non: dalle fiabe napoletane della “Favola del principe che non sapeva amare”, ispirata al seicentesco “Lo Cunto de li cunti” di Gianbattista Basile (dal 1 all 11 Marzo), al “Giocando con Orlando” , ispirato al poema dell’Ariosto (dal 13 al 15 Marzo), arrivando al “Decamerone, vizi, virtù e passioni”, che mette in scena dieci delle cento stuzzicanti novelle del Boccaccio (dal 16 al 18 Marzo), Stefano Accorsi cuce un racconto dell’Italia letteraria tra il Trecento e il Seicento: grande sfida, grande interprete.
Sotto la voce “classici del teatro” troviamo ancora il “Non ti pago”, di Edoardo De Filippo, nella interpretazione di Gianfelice Imperato e Carolina Rosi, regia di Luca De Filippo (dal 7 al 17 Dicembre) e il capolavoro di Cechov, “Zio Vanja”, con Letizia Russo e Francesco Montanari, nella regia contemporanea di Vinicio Marchioni (dal 15 al 25 Febbraio). Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio sono poi gli interpreti del Dostojevski di “Delitto e castigo” (dal 5 al 15 Aprile).
Per il teatro comico e di costume si comincia con “Dì che ti manda Picone”, con Biagio Izzo (dal 23 Novembre al 3 Dicembre), che riprende l’omonimo, ispirato film del 1984 (con due splendidi Giancarlo Giannini e Lina Sastri). È poi la volta di “A ruota libera” di e con Giovanni Veronesi, Alessandro Haber, Rocco Papaleo e Sergio Rubini (dal 27 Dicembre al 7 Gennaio), quattro scanzonati mattatori cuciono musicalmente un racconto dei nostri tempi e del loro mestiere di attori, tra riflessioni e aneddoti …a ruota libera.
Infine il filone ‘drammatico’, cui ascriviamo il toccante “Il padre”, con Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere (dal 2 al 19 Novembre), per la regia di Pietro Maccarinelli: un dialogo tra figlia e padre, un padre che affronta l’inizio dell’Alzheimer, ancora ribellandosi e ostinandosi a vivere la propria autonomia. Un racconto che ricorda molto da vicino “La versione di Barney” (il drammatico e scanzonato romanzo del canadese Mordecai Richler, o il bel film con Paul Giamatti e Dustin Hoffman), cucito attorno ad una paura molto profonda: la malattia e la perdita della memoria (custode della nostra identità) e dell’autonomia: ma non della voglia di vivere e combattere.
Pierfrancesco Favino è il protagonista de “La notte prima della foresta” (dall’11 al 28 Gennaio), monologo drammatico e dissacratore sulla vita, le donne, gli amici e tutto il resto. Il testo, pubblicato nel 1977 dal drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès, ruota vorticosamente sul tema della (in)comunicazione nella nostra società e nella nostra vita, raccontandone – tra iperboli e paradossi – i fallimenti inevitabili e le speranze mai abbandonate.
Infine Isabella Ferrari e Iaia Forte sono due sorelle che affrontano “Come stelle nel buio” (dal 1° all’11 Febbraio), gli ultimi anni e i troppi ricordi, quella stagione della vita in cui il passato, già dorato e poi molto deluso, pesa assai più del meschino presente, vissuto all’ombra l’una dell’altra in una remota villa di Posillipo.
Insomma, una proposta artistica a tutto tondo e di grande spessore, resta soltanto…l’imbarazzo della scelta!