“Venere in pelliccia” al Teatro Gobetti di Torino

Analizzare il rapporto fisico che si può instaurare tra due soggetti, tra due essere umani, non è cosa facile. Cercare di andare a fondo di qualcosa, che è così complesso già nelle sue basi comporta uno sforzo enorme; quando poi si tenta di capire il legame che si può creare tra un soggetto Dominante e uno Sottomesso è un altro bel paio di maniche. Nell’era in cui i romanzi young adult vanno per la maggiore, seguendo la scia della trilogia di E.L. James, debutta a Torino al Teatro Gobetti, dal 13 al 19 febbraio, lo spettacolo “Venere in pelliccia” di David Ives. A reggere tutta la scena e per l’intera durata dello spettacolo, se ne occupano in maniera sublime Sabrina Impacciatore e Valter Malosti, diretti dallo stesso Malosti: due attori che riescono da soli, solamente loro due, a coprire fisicamente e psicologicamente lo spazio che intercorre tra il pubblico e il palcoscenico per quasi due ore. Una pièce teatrale, tratta dal romanzo erotico di Sacher-Masoch, che deve aver affascinato parecchio il panorama culturale, tanto che anche l’eclettico regista Roman Polanski ha tratto uno dei suoi film più recenti (2013) e apprezzati.
Tutto ruota intorno al regista teatrale Valter, il quale è alla ricerca di un’attrice che interpreti Wanda, ovvero la protagonista femminile di un classico della letteratura erotica, Venere in pelliccia. Ha trascorso una giornata infernale, un’audizione dopo l’altra, una più terribile dell’altra ed è esausto; ma proprio mentre sta per andarsene, entra in scena questa giovane donna, la quale ha “solo” quelle 4 ore di ritardo per la sua audizione ed è conciata in maniera decisamente appariscente. Dopo parecchi dubbi e moine, Valter decide di dare una possibilità anche a Wanda, che è disposta a compiere qualsiasi metamorfosi pur di venire ingaggiata per la parte nella pièce. Di colpo si passa da una donna tutta borchie e bustino di pelle, che ripete la parola “Cazzo” come se fosse un’intercalare, ad un’attrice preparata e perfetta (almeno, apparentemente), per la parte della protagonista femminile. Lo stesso Valter rimane attonito di fronte ad una tale trasformazione e sono esilaranti i momenti che si alternano con molta rapidità, in cui Sabrina Impacciatore passa dall’elegante Wanda dello spettacolo alla burina Wanda, con tacchi a spillo e la parlata sboccata: il pubblico ride di gusto, senza rendersi conto di come il rapporto tra i due attori si stia evolvendo proprio mentre stanno provando, Wanda riesce a tirare fuori un lato di Valter che lui nega fino alla fine dello spettacolo e che aveva sopito per moltissimo tempo. In un’alternanza continua di recitazione e realtà, la scena (resa ancor più sublime dalle musiche che ad un volume minimo ci accompagnano per tutta la durata dello spettacolo), si trasforma e il dialogo tra i due cambia, diventando sempre più vicina alla vita vera dei due protagonisti e allontanandosi sempre più dai personaggi del libro. L’uomo diventa donna, la donna diventa uomo, nessuno sa più chi sta dominando chi, quale soggetto detiene lo scettro del potere e del piacere altrui, per mettere nero su bianco un concetto semplice eppur così sottovalutato: l’uguaglianza. Anche se apparentemente sembra poi l’uomo a farne le spese e a venire ridicolizzato, in realtà le due figure si sovrappongono così di frequente che la linea di demarcazione non è poi così visibile.
Due attori che al termine dello spettacolo si sono meritati un bel quarto d’ora di applausi, per la loro capacità di aver reso così bene un romanzo ormai appartenente al passato, pur essendo nella sua essenza molto all’avanguardia, nei temi e nei suoi dialoghi.