QUELLO CHE NON HO | A Genova l’incanto di Neri Marcorè

Grazie a Giua che ha il potere di calamitarmi, ma non sono certo la sola, ho potuto godere di emozioni così intense che mi hanno fatto sentire più viva che mai. Artista assolutamente eclettica qui nelle sue vesti di interprete e attrice, è altrettanto brava con pennelli e colori, con cui ha stregato gli astanti anche a *Shanghai e Yiwu.
Quello che non ho è tornato a Genova, e all’improvviso mi son trovata in mezzo ad amici assoluti… che non avevo mai visto prima! Quattro chitarre da urlo, e una voce narrante, che ho amato moltissimo fin dall’infanzia, quando a Savignone, e chi era allora con me può capire, noi poco più che bambini, ascoltavamo “Fabrizio” rapiti – alla proloco!.
Si “quel Fabrizio” quel ragazzo tanto ribelle quanto poeta filosofo interprete cantautore sublime che ha segnato la mia generazione e le successive. La sua attualità si tocca con mano.Tanto mi ha stupito stasera ascoltarlo ancora… ma la voce non era la sua, e nonostante nel ricordo si sovrapponesse, non mi ha infastidito, tutt’altro, mi ha stregato… appartiene ad un personaggio che ha avuto in Fabrizio e Pasolini i suoi mentori.
Neri Marcorè. Stessa passione stessa intelligenza e profonda sensibilità. La voce non era quella quindi dell’adorato Fabrizio, ma altrettanto stupenda, con un timbro assolutamente personale, una di quelle voci che ti scuotono dal profondo, avvolgendoti in una lieve rassicurante dolcissima carezza. I temi trattati sono forti e coraggiosi, molto coraggiosi.
Partendo da “La Rabbia” di Pasolini, che sappiamo dotato di una preveggenza che ne fece una Cassandra, e altrettanto infelice, Neri Marcorè riprende con severità, e con gli occhi della storia la nostra realtà. Quello che non ho, è una chiamata alle armi in difesa del nostro Paese, dell’Europa e dell’umanità tutta, un grido per svegliarci e riappropriarci della bellezza.
Una battaglia che conosco bene. Il baratro si è ormai spalancato ai nostri piedi, ed è lì perché anche noi abbiamo contribuito a scavarlo. Indifferenza ignavia ignoranza mediocrità imperano e sono questi gli attori che dobbiamo cacciare dal palcoscenico della vita.
Quello che non ho affronta politica, cronaca, verità che non vogliamo vedere, inganni piccoli e subdoli, come l’inizio della fine entrato in scena con le sirene del benessere trasformando l’Essere umano nell’Essere consumatore.
Con lucidità e coraggio, tanto coraggio, Neri Marcorè accompagnato dallo splendido trio di voci e chitarre – Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini – ci apre occhi, mente e spirito e al termine di una corsa a perdifiato nelle nefandezze dagli anni sessanta in poi, ci saluta con una luminosa speranza di riscatto e di salvezza, confortato e confortandoci dal ritorno delle lucciole, indubbio segnale di salute per il nostro unico e insostituibile Pianeta Azzurro: “Stiamo producendo orrori e miserie, ma anche un tempo fatto di opere meravigliose, quadri, musica, libri e parole”.
Eredità e testimonianza della civiltà umana sono le frasi di Leonardo “seguiamo la fantasia esatta”, di Mozart “siamo allievi del mondo”, di Rameau “Trovo sacro il disordine che è in me”, di Monet “voglio un colore che tutti li contenga”, di Fabrizio De Andrè “Vado alla ricerca di una goccia di splendore”, fino alle utopiche provocazioni di Pasolini “E’ venuta ormai l’ora di trasformarsi in contestazione vivente” .
Uno scroscio di applausi senza fine, a seguire i tanti a scena aperta, il lunghissimo grazie del pubblico.
I brani del suo straordinario modo di fare teatro sono tratti dall’Album delle Nuvole di de’Andre scelti a scandire temi scabrosi, intercettati da un garbo tale che ne permette la ricezione. Coraggio Armonia Simpatia Emozioni questi i protagonisti dello spettacolo che prodotto dal Teatro dell’Archivolto, con la sapiente regia di Giorgio Gallione, che ne è anche Il direttore e fondatore , inizia da qui il suo tour per l’Italia a portare la sua ” novella”.
*ARTOUR-O il MUST a Shanghai 2007, Yiwu 2008
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
con Neri Marcorè
voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini
canzoni di Fabrizio De Andrè
e di Massimo Bubola, Ivano Fossati, Mauro Pagani, Francesco De Gregori
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini
produzione Teatro dell’Archivolto