“Così è se vi pare” o dell’ambivalenza

Subbuglio nella piccola città: l’arrivo alla Prefettura di un nuovo segretario addetto (il signor Ponza), con contorno moglie e suocera (la signora Frola), è il classico sasso nello stagno, scuote la noia e l’apatia dei benpensanti e riempie di dubbi e sospetti il vuoto di idee e di sentimenti della quotidianità provinciale. Perché il nuovo arrivato tiene segregata la consorte in una casupola di periferia? E perché la suocera si chiude in casa senza mostrarsi né presentarsi? Qual è la terribile (o banale) verità?
La novità scandalizza e insospettisce, ma soprattutto incuriosisce, queste donne e uomini dei salotti buoni, nel gioco delle ipotesi e delle fantasie, più o meno morbose, discusse e contestate, di volta in volta cucendo e ricucendo addosso ai nuovi arrivati i panni della tragedia, della farsa, della commedia.
E così si passa il tempo, nascono fazioni e conflitti, in un leggiadro cucir l’aria con la bocca, senza nulla dire, senza umanità. Il Gossip (ante litteram), dio vorace e cieco, un cannibale che divora se stesso. Bramano di curiosità insoddisfatta, le signore. S’affrontano agitando ipotesi contrapposte, i signori. Ognuno, nella foia di saperne più dell’altro, mostrando in fondo solo se stesso, la sua aridità, il suo ipocrita perbenismo e la totale mancanza di empatia.
Perché la verità è una coperta corta, che ciascuno tira dalla sua parte. O forse la verità non esiste affatto, e la realtà umana è solo un caleidoscopio di rifrazioni colorate, un tubo cieco attraverso cui guardare il mondo, un paesaggio instabile e mutevole al primo sussulto.
Da una parte marito e suocera entrano in scena a declamare le loro tragedie, mostrando l’uno la follia dell’altra, e la propria caritatevole finzione. Dall’altra questi coreuti, questi coristi dell’insinuazione, del sospetto, solo ansiosi di poter etichettare, incasellare, trovar nome e posto nella propria casistica alle sventure altrui. Due registri diversi, volutamente contrastanti: tragici i primi, quasi epici nelle loro declamazioni, ridicoli e grotteschi i secondi.
“Così è se vi pare” è la rappresentazione estrema, per eccesso e quasi spersonalizzata, dell’impossibilità di conoscere e comprendere gli altri, di come l’assenza di sentimenti, d’umana pietà, riduca la relazione ad essere inconoscibile, incomprensibile. Non sappiamo – e non ci viene detto – chi siano questo Signor Ponza e questa Signora Frola, né dove sia – se ve n’è – la verità. Se realmente sia morta la prima moglie del Ponza e la pazza sia la suocera – che pare invece ragionevolissima – o se invece il folle sia il genero, che confonde come seconda, quella che sarebbe invece la prima moglie.
Come tutto il teatro di Pirandello, anche “Così è se vi pare” è un po’ un testo a tesi, difficile, totalmente privo d’azione e di sviluppo e completamente giocato sui toni, i gesti, le sfumature, su dialoghi così minuziosi da sembrare surreali, eppure così verosimili.
Una “piéce” difficile, dove tutto si gioca sull’interpretazione, e dove perciò risaltano la bravura, e la misura, degli interpreti, perfetti in ogni momento e in ogni movimento, coinvolgenti e sorprendenti nei dialoghi, eppure quasi immobilizzati – nel gesto stesso di gettare la pietra dello scandalo – sullo sfondo di una scenografia asciutta, quasi astratta.
Da vedere.
Con Laura Lattuada, Felice Della Corte, Pietro De Silva, Riccardo Bàrbera e Paolo Perinelli
Regia di Claudio Boccaccini
Teatro Nino Manfredi
via dei Pallottini 10 – Ostia Lido
dal 27 al 29 gennaio
ore 21.00 domenica ore 17.30
www.teatroninomanfredi.it
Per info e prenotaizoni: 06 56 32 48 49
info@teatroninomanfredi.it
Biglietti: Platea: Intero 24.00, Ridotto 21.00
Galleria: Intero 21.00; Ridotto 18.00