“Serial Killer per signora”, un crimine da risolvere alla Sala Umberto

A volte l’apparenza inganna , e questo presupposto vale come giustificazione per quelli tra noi che di fronte a un titolo come “ Serial killer per signora”, non esiterebbero a immaginare il palcoscenico della Sala Umberto tingersi di rosso, sull’onda di uno spietato crimine di sangue. E invece no, in guerra, in amore ma soprattutto a teatro tutto è permesso: e così è stato per Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia, dal 24 Gennaio in scena con uno spettacolo capace di soddisfare i gusti teatrali “dei palati” più disparati. Un giallo si, ma con l’aggiunta della dovuta comicità propria della Comédie Noire e, come tocco finale, la frizzantezza del musical (che in piena bufera “La La land” certo non guasta). Sulle note del musical di Douglas j. Cohen, ad intrecciarsi non sono solo i destini di Cristopher Kit Gill, attore newyorkese fallito e Morris Bromo, detective di un piccolo distretto di polizia : si intreccia la frustrazione di due figli , l’uno oscurato dalla fama della madre, famosa attrice morta da un mese,l’altro dal successo del fratello medico; s’intreccia la rabbia perché quei “riflettori “dei giornali,lo sanno, per due tipi semplici come loro , forse non si accenderanno mai , eppure s’incontra anche la voglia di rivincita, di prendere “il mondo tra le dita ”- cantano -quel mondo sempre stretto nelle mani da altri . E l’occasione bussa alla porta per il nostro detective: un primo omicidio, seguito da altri perpetrati da una psiche malata . Ad aiutarlo nell’impresa di scovare il colpevole? Assurdo dirlo, l’omicida stesso, attaccato alla cornetta, svela gli omicidi compiuti, e infastidito, richiede maggiore attenzione da parte della stampa per i suoi atti.
Al centro di “Serial Killer per signora” non di secondo piano è l’universo femminile interpretato con abilità quasi “trasformista” da Teresa Federico e Alice Mistroni: tutte donne sono le vittime del folle criminale, e donne sempre , le figure più importanti per i due protagonisti: rapporti difficili per entrambi con le rispettive madri , e pure per Bromo, l’amore per l’altolocata Sara Stone, si preannuncia pieno di ostacoli e incertezze. Ma non si potrebbe nemmeno certo parlare di musical senza le coreografie e i costumi di Annamaria Morelli che ci trasportano diretti nella grande mela a metà Novecento, un’epoca così lontana , ma nella quale non abbiamo fatto fatica a riflettere la nostra . Il motivo ? Semplice signori miei, in entrambe va in scena quotidianamente quello che René Girard amava definire, parlando delle opere di Shakespeare, il “Teatro dell’invidia” sorretto dal desiderio irrefrenabile di divenire come l’altro, in fuga da tutto ciò che noi siamo e che connota il marchio infame della diversità.
Lo conosciamo bene quel mondo lì,dove l’identità non si costruisce ma al massimo si acquista con un titolo di giornale e per visibilità, si sarebbe pronti a vendere all’asta qualità e virtù senza pensarci troppo su. Con li rischio in cui s’incorre, di cominciare a recitare non più la propria, ma la parte affidataci da altri e più che di umiltà, assistere alla fiera di Hardy, quella “delle Vanità.”
Spiega Guidi nelle note di regia: “il testo di Cohen mi è famigliare da quindici anni e il mio viaggio teatrale dopo tre lustri mi riporta qui”. Una seconda volta sulla scena ma senza dimenticare coloro che hanno contribuito a rendere l’opera di successo come è oggi, un gran maestro della musica leggera italiana Giorgio Calabrese, Fabrizio Biseo alla direzione generale, e l’impegno di Ciro Caravano e Gianni Fenzi per l’adattamento delle traduzioni.
“Un killer in città, può provocare il caos, e un detective lo impacchetterà” canta Morris e per scoprire il colpevole avete tempo fino al 5 Febbraio, la Sala Umberto vi aspetta.