“Minetti”: Herlitzka e la libertà di esser pazzi

È in scena ancora per altri tre giorni Minetti – Ritratto di un artista vecchio, atto unico con cui il Teatro Argentina omaggia la figura di uno dei più grandi attori teatrali della Germania del secondo dopoguerra, Bernhard Minetti.
Nel 1976 Thomas Bernhard dedicava al suo attore feticcio il testo di un’opera che decideva di celebrarlo, mettendone in luce la capacità di estraniarsi dal concetto classico di teatro, restandone comunque fedele.
Chiamato ad interpretare i panni di quel genio tedesco un Roberto Herlitzka che invece, agli occhi dello spettatore italiano contemporaneo, è a tutti gli effetti uno degli ultimi esponenti di una tradizione teatrale ormai tristemente conclusa. Herlitzka è infatti grand’attore così come lo fu Minetti, e proprio in virtù di questa duplice investitura, rafforzatasi grazie all’interpretazione di un personaggio così ingombrante, l’aderenza ai panni di artista-mattatore è pressoché totale.
La sua è una recitazione imponente, ma che al tempo spesso non maschera le fragilità, non mette in secondo piano gli inciampi linguistici ed anzi, gioca proprio sulla ripetitività, sintomo di una senilità ormai irrimediabile.
A questo punto non è più chiaro quanto Herlitzka sia Minetti o quanto Minetti si sia impossessato delle brame del suo profeta sul palcoscenico. Forse il vero ed unico collante tra le due figure rimane proprio Re Lear, vero e proprio pallino artistico di Minetti, celebrato, riproposto, tatuato addosso alle carni dell’attore tedesco.
Nonostante lo spettacolo si dipani in un’unità di luogo e di tempo che impongono apparente staticità, ciò che più impressiona di questo Minetti è probabilmente il ritmo della storia. Il protagonista attende in vano l’arrivo di un direttore teatrale e, in una situazione quasi bakettiana, rammenta la sua «abiura del teatro classico», avverte lo spettatore della spietatezza di quel mondo, accusa in maniera grottesca la società del suo tempo.
Minetti è infatti un omaggio ad una grande figura del teatro, ma al tempo stesso è anche un atto di denuncia nei confronti della comunità europea, così omologata, alienata, lontana dai precetti culturali che avevano fatto grande il Vecchio Continente.
Roberto Andò, che firma la regia dello spettacolo, immagina le figure che circondano Minetti come delle maschere in balìa del vizio, un vortice di superficialità a cui è impossibile resistere.
Un mondo meschino, folle, in cui il vero attore è proprio colui che ha la libertà di essere solo e pazzo.
dal 24 al 29 gennaio
Teatro Argentina presenta
Minetti – Ritratto di un artista vecchio
di Thomas Bernhard
traduzione Umberto Gandini
regia Roberto Andò
con Roberto Herlitzka
e con Verdiana Costanzo, Matteo Francomano, Nicolò Scarparo, Roberta Sferzi, Vincenzo Pasquariello
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Gianni Carluccio, Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper