Non è più tempo di gamberi, semmai balletti… indiavolati

“E…se il tempo fosse un gambero?” al Teatro Brancaccio di Roma fino al 15 gennaio
Regia di Saverio Marconi
Con: Francesco Pannofino, Emy Bergamo
Nonostante gli anni (e gli acciacchi), questa commedia ha ancora qualcosa da dare (ma non da dire): la vicenda palesemente è solo un pretesto: giovane (?) diavolo di belle speranze cerca anima in pena, di cui carpire la dannazione, facendo leva sui rimpianti d’un fine vita un po’ malinconico.
Per salvarsi la traballante carriera infernale Max riporta Adelina indietro nel tempo, offrendole l’occasione di cambiare le sue scelte, con l’idea che cambiare il corso della sua vita, seguendo le convenienze e le opportunità, possa renderla se non felice, almeno ricca e rispettata.
Ma, è il caso di dirlo, il diavolo ci mette la coda, e nonostante gli sforzi del diabolico travet, più pasticcione che intrigante, repetita iuvant, Adelina non solo ripeterà i suoi cosiddetti errori, ma anzi, troverà dove meno se lo aspetta la sua (e di Max) felicità.
Pur trattandosi di un testo molto collaudato (da trent’anni sulle scene), questo Gambero soffre di un certo squilibrio tra commedia e musical: dialoghi e azione – quando non si canta e balla – sono datati, consumati, piuttosto prevedibili, e finiscono, nonostante qualche tentativo qua e là di rivitalizzare, con un minimo di invenzione e di verve, il testo per limitarsi a far da spalla un po’ stancamente ai numeri di ballo.
Una regia (Saverio Marconi) puntuale e accurata, le splendide musiche e testi di Armando Trovajoli (riconoscibile il maestro di Rugantino e Aggiungi un posto a tavola), le belle coreografie di Rita Pivano, interpretate con genuine eleganza e naturalezza dall’ottimo corpo di ballo, non trovano giusta corrispondenza nel recitato, che rimane un po’ ‘stenterello’ e fiacco, un po’ trasandato, tirato via tra un ballo e l’altro: sia perché il testo è datato (e la scelta di ‘ammodernarlo’ non sempre è felice), sia perché le interpretazioni dei protagonisti non brillano per scioltezza.
Se Emy Bergamo, pur traballante in versione ‘vecchiarella’, se la cava più che dignitosamente con la giovane Adelina, Francesco Pannofino è visibilmente fuori posto, manca di naturalezza, è meccanico, perde la battuta, s’arrangia come può a sembrar giovane diavolo inesperto e desideroso di far …male: sempre sopra tono, rimbalza tra le righe del copione, viaggia a rimorchio e segue il ritmo (quando dovrebbe darlo), trattenuto soltanto dall’accurata regia che lo tiene a briglia corta.
Nell’insieme questo Gambero non entusiasma, al massimo intrattiene più o meno decentemente tra un (bel) balletto e l’altro.