‘Il berretto a sonagli’ al Sala Umberto e la doppia morale delle tende tirate

Le tende scure, completamente tirate ma che nondimeno lasciano scorgere in trasparenza la luce tenue del mondo esterno: un accorgimento scenico che già da sé illustra bene i temi del pirandelliano ‘Berretto a sonagli’, al Sala Umberto di Roma fino al 4 dicembre. Tende che servono a separare il dentro dal fuori, il mondo del privato da quello pubblico, a dividere due ambienti che impongono due narrazioni differenti.
L’ambientazione è quella di un piccolo paese siciliano e la si sente già dall’accento dei protagonisti. Beatrice Fiorica, dopo aver intuito il tradimento del marito con un’altra donna anch’ella sposata, decide di prendersi la sua vendetta architettando un piano per far arrestare i due amanti cogliendoli durante una loro scappatella. Eppure sarà costretta a rendersi conto che “la vergogna consiste nel dirle certe cose”, nel renderle pubbliche, non tanto nel commetterle e dovrà realizzare che per la rispettabilità e l’onore personale possono obbligare anche a delle azioni cruente pur di non perdere la faccia. Come dovrà reagire infatti Ciampa, anche lui tradito ma dalla propria moglie ad opera del marito di Beatrice, una volta vedutosi professare cornuto davanti a tutti?
La messa in scena che viene presentata al Sala Umberto è certamente di qualità e sa creare una alchimia sapiente tra ricostruzione delle intenzioni originarie dell’autore e innovazione. Come spiega il regista Francesco Bellomo: “l recupero del copione originale consente di evidenziare la spontaneità della vis comica pirandelliana. Inoltre il reinserimento di alcune scene tagliate permette di identificare meglio e la tematica dell’opera e i caratteri dei personaggi. Per dare maggiore impatto emotivo si è anche aggiunto un prologo in flashback all’inizio dello spettacolo, dove gli amanti clandestini vengono colti in flagranza di reato ed arrestati, scena che non esisteva e di cui si sentirà il racconto durante la commedia. L’ambientazione, collocata nell’immediato dopoguerra, permette di recuperare certe situazioni tipiche del mondo siciliano ed particolare agrigentino di quel tempo.”
La rappresentazione che accoglie il pubblico romano è all’insegna della ricercatezza, a cominciare dalla scenografia e dai costumi che ricreano molto bene l’ambiente e l’atmosfera in cui si cala la storia; il tutto impreziosito dalla musica di Mario D’Alessandro e dalle luci che, sapientemente manovrate, sanno creare quando necessario splendidi effetti visivi. Su questo scenario si compie l’eccellente prestazione degli attori, tutti veramente bravi, a cominciare da Gianfranco Jannuzzo nei panni di un Ciampa razionale e ponderatore per continuare con le brillanti performance di tutto il cast, composto da: Emanuela Muni, Gaetano Aronica, Franco Mirabella, Carmen Di Marzo, Alessandra Ferrara, Esmeralda Calcullo e Anna Malvica.
Una trama quanto mai attuale quella del ‘Berretto a sonagli’ perché permette di scoprire delle insospettabili affinità tra la realtà della Sicilia di inizio secolo e la società contemporanea. Per tutti e due infatti vale che i ‘fatti’, riscontrati e accertati, sono in definitiva troppo poco se paragonati a come ci si presenta in pubblico e quanta credibilità si può vantare, in una parola: a come si appare. Nella piazza virtuale di oggi si scoprono valere le stesse regole di allora, quando la verità di cui si può parlare nel proprio salotto a tende tirate si scontra con l’altra che si è tenuti a professare in pubblico che ha regole, morale e valori propri.