RASKÒL’NIKOV, DOSTOEVSKIJ MACHINE | Una macchina drammatica e corale


Raskol’nikov è parte di un progetto più ampio di esplorazione dell’opera di Dostoevskij (Dostoevskij Machine), ed è uno spettacolo sorprendente, dalla drammatizzazione accesa e graffiante, in cui il tessuto narrativo originale dell’opera (Delitto e castigo) viene lacerato, fatto a brandelli, e magicamente ricucito, lasciando l’essenziale, senza nulla togliere al profondo coinvolgimento emotivo dello spettatore.
La messa in scena, curata e sostenuta da Monica Giovinazzi, fa leva sulla dialettica tra il coro frammentario delle voci dolenti, ed il racconto diretto del protagonista, che dal coro stesso emerge di volta in volta incarnato dall’uno o l’altro degli attori. Voci, gesti, costumi e luci ridotti ad un quid narrativo apparentemente minimo, ma in realtà dilatato e amplificato dalla sorprendente capacità mimetica e dall’assoluta presenza scenica degli attori.
E così la vicenda di Raskol’nikov, intrappolato nella cupezza del suo destino fallimentare, in cerca di un riscatto impossibile e risucchiato nella spirale del delitto e del castigo, si rifrange in mille volti e in mille voci, i gesti si affastellano e si intrecciano, mentre il protagonista riaffiora continuamente, spostando il punto focale da un lato all’altro della scena, con diversi accenti, e visi, e cenni, pur rimanendo sempre se stesso.
Teatro sperimentale quindi, e apparentemente disarticolato, minimalista, ma in realtà convergente su un ritratto umano e sociale che ne esce vigoroso e travolgente, nella sua cupezza e nella sua disperante ineluttabilità.
Messa in opera e drammatizzazione: di Monica Giovinazzi
Con: Antonio Amoruso, Valerio Ceddia, Antonella D’Urbano, Celestina Fabio et al.
Teatro Antigone, Roma