The Woods: un viaggio nel mondo delle fate e del simbolismo

Il 4 Luglio scorso, uno dei giorni più afosi del 2015, al teatro Giuseppetti di Tivoli (in provincia di Roma) una compagnia molto affiatata di ballerini, dal nome inequivocabile Danza Studio, ha dato vita ad uno spettacolo davvero sui generis, intriso di musiche raffinate e coreografie impeccabile, in pieno stile Danza Studio. La storia è liberamente ispirata ad Into the Woods, musical di Stephen Sondheim e James Lapine, recentemente portato sul grande schermo dalla Walt Disney. Troviamo, in questa storia apparentemente lineare e fiabesca, Cappuccetto Rosso, il Lupo, Hansel e Gretel, Rapunzel, Cenerentola, la Strega di ghiaccio sorella di Hanna ed infine la strega Malefica, madre di Rapunzel; ovviamente mancano alcuni personaggi presenti in Into the Woods, come per esempio i due fornai, i due principi, rispettivamente sposati con Biancaneve e Cenerentola, per dirne solo alcuni, ma, come abbiamo già detto, ci troviamo di fronte ad un’altra storia. Sembrerebbe a primo sguardo una storia tutto sommato lineare, con i personaggi delle fiabe che tutti noi conosciamo; ci si rende ben presto conto, però, che tutti protagonisti di questa storia sono trascinati nel bosco per volere della Strega malefica, che fa sorgere in loro i più disparati desideri, che potranno esaudire soltanto portando determinati oggetti allo Specchio, un’entità metafisica e misteriosa che, con la sua immobilità, riesce perfino a comandare la più temibile creatura di tutto il bosco, ovvero Malefica; quest’ultima è legata allo specchio perché le permette di rivedere la figlia Rapunzel che ormai crede morta da molto tempo, ma lo Specchio, in cambio, vuole degli oggetti, e così, facendosi aiutare dal Lupo, attira gli altri personaggi verso lo Specchio, ognuno dei quali dovrà rubare un oggetto e donarlo allo Specchio, per far esaudire il proprio desiderio. Al di là della storia, The Woods è uno spettacolo pieno di simboli: primo fra tutti lo specchio, la quintessenza del narcisismo nascosto un po’ in ognuno di noi, simbolo del desiderio e delle apparenze; poi abbiamo dei personaggi concreti, in carne ed ossa, che danno l’apparenza di appartenere all’ epos e al mito, ma si rivelano, nel corso della storia, dei veri antieroi, personaggi umani, quotidiani: in fin dei conti, la stessa Malefica e il Lupo, hanno una loro storia da raccontare, storie che parlano di vulnerabilità; vulnerabilità da cui sorge la loro cattiveria. L’aspetto più umano dello spettacolo è proprio quello del desiderio, che troviamo nel balletto Sentinel, per esempio, dove, sotto un velo che rappresenta il peso del desiderio stesso, troviamo dei ballerini che si muovono morbidamente, attraverso gli acuti appuntiti di quella stessa canzone, che rappresenta la realtà stessa, così dura a volte. Il desiderio ci rende ciechi, ci appesantisce, ci fa scontrare con l’arida realtà del mondo. Ma è proprio dalla fragilità del nostro essere desideranti che cogliamo la nostra vera natura, la nostra finitezza, il nostro essere-per-la morte, come direbbe Heidegger; la luce ,che sul finale viene sprigionata dalla Strega di ghiaccio, rappresenta il trionfo dell’unione tra gli uomini, ad indicare il fatto che non siamo soli e che, sebbene non tutto sia un “E vissero felici e contenti” come nelle fiabe, possiamo trovare sostegno e conforto proprio grazie all’aiuto altrui.
Francesco Augusto Latini
13 luglio 2015