Grande successo per i fratelli Servillo con le voci di dentro

Sold out al teatro Bellini di Napoli lo scorso venerdì 2 gennaio per la prima rappresentazione de “Le voci di dentro”, commedia scritta da Eduardo De Filippo, riletta da Toni Servillo, che interpreta il ruolo del protagonista Alberto Saporito, affiancato dal fratello Peppe. La commedia verrà replicata fino al prossimo 18 gennaio 2015, per tutti gli amanti del teatro questo è uno spettacolo irrinunciabile.
La regia di Servillo è essenziale e ben curata. In campo un ensemble composto da interpreti di grande spessore, che dimostrano grande sintonia e naturalezza nei dialoghi. Toni Servillo ha interpretato magistralmente il ruolo di Alberto, i monologhi sono molto coinvolgenti e li affronta con grande scioltezza espressiva.
Nella commedia sono presenti anche molte pause e silenzi ma sono delle vere e proprie scosse elettriche per gli spettatori. Peppe Servillo, invece, interpreta perfettamente il ruolo di Carlo, un personaggio che si evolve, all’inizio in ombra e inoffensivo ma poi si rivela subdolo.
Sin dalla prima scena gli spettatori sono introdotti con naturalezza nell’atmosfera di casa Cimmaruta i vicini di casa dei fratelli Alberto e Carlo Saporito, due apparecchiatori di feste popolari ridotti in miseria, che vivono assieme al loro zio Nicola, detto Šparavierzi, che ha rinunciato a parlare, esprimendosi solo attraverso lo scoppio di petardi. La trama è tutt’altro che semplice da interpretare, Alberto accusa i vicini di casa di aver ucciso l’amico Aniello Amitrano, li denuncia sostenendo di averne le prove. Ma ben presto ricorda di averlo sognato. Ritira la denuncia verso la famiglia Cimmaruta, ma non basta, il procuratore della Repubblica sospetta di lui e crede che sia sotto ricatto, mentre nei familiari accusati si innesca un meccanismo degenerativo di discolpa e accusa tra i vari componenti della stessa famiglia. Persino il fratello Carlo, vista la possibilità dell’arresto di Alberto, cerca un compratore delle sedie.

Le voci di dentro è un testo che ci riporta alla riflessione della deriva morale, mettendo in evidenza una realtà cupa e amara. Eduardo lo scrisse tre anni dopo il secondo conflitto mondiale, in un periodo storico di grande degrado morale e materiale. Un mondo poi non tanto lontano dalla forte crisi di sentimenti e facili sospetti dei nostri giorni.
«Voi mò volete sapere perché siete assassini … in mezzo a voi magari ci sono pure io e non me ne accorgo … Avete sospettato l’uno dell’altro … Io vi ho accusati e voi non vi siete ribellati, lo avete ritenuto possibile. Un delitto lo avete messo fra le cose probabili di tutti i giorni; un assassinio nel bilancio familiare! La stima, don Pasqua’, la stima! … La fiducia scambievole … senza la quale si può arrivare al delitto».
Secondo Toni Servillo Eduardo
“Eduardo De Filippo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare, dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. E’ inoltre l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena.
di Emilia Ferrara
4 gennaio 2015