“Lo Sfascio”, in scena al teatro Sala Umberto di Roma, segna il debutto teatrale di Nicolas Vaporidis
Siamo in una Roma in preda ad un clima di profonda paura ed incertezza causa le frequenti e violente lotte armate ed il sempre incombente pericolo di stragi terroristiche. Fosco (interpretato da Alessio Di Clemente) è un quarantenne con precedenti penali alle spalle e titolare di uno sfasciacarrozze (da qui “lo sfascio”); assiduo frequentatore di bische clandestine insieme all’amico poliziotto Ugo (Riccardo De Filippis), Fosco passa per essere un amante della bella vita tanto da tradire ripetutamente sua moglie Katia (Jennifer Mischiati) in avventure occasionali. Manlio (Augusto Fornari) è invece il fratello minore di Fosco; affetto da un serio handicap mentale, lavora anch’egli allo sfascio ma è totalmente perso nel suo confuso e disordinato mondo. Frequentatore abituale dello sfascio è anche Luciano (Nicolas Vaporidis), detto Diecilire, un piccolo truffatore costantemente in cerca di denaro. Costretto dalla necessità di dover monetizzare per aver subìto una consistente perdita al gioco, Ugo il poliziotto decide di compiere una rapina obbligando Fosco a rendersi suo complice. Anche Diecilire partecipa alla rapina la quale si conclude con successo ma, per una fortuita coincidenza, cambia le carte in tavola. Fosco, Manlio, Ugo, Katia e Luciano sono i protagonisti di uno spettacolo che debutterà al teatro Sala Umberto di Roma il prossimo 29 ottobre. “Lo Sfascio”, che vede sul palcoscenico il giovane e formidabile cast di attori sopracitati, nasce da un testo di Gianni Clementi che firma la regia a quattro mani con Saverio Di Biagio. Per una produzione Simone Giacomini e Paolo Di Giacomo di Mind Production, lo spettacolo segna anche il debutto teatrale del talentuoso Nicolas Vaporidis che così ne parla: «Non è uno spettacolo di comodo e proprio per questo credo non sia per tutti. E’ un azzardo, un testo rischioso, ma ho deciso di vivere quest’esperienza perché è scritto in modo eccelso. E’ una storia dura ma vera e lo sfascio del titolo rimanda allo sfascio della società, alla sua perdita di valori, alla distruzione e autodistruzione della stessa. Non a caso è ambientato negli anni ’70 dove ha inizio un lungo ed inesorabile processo di dissoluzione e deriva». Gianni Clementi ci porta a vivere l’atmosfera di piena strategia del terrore nella turbolenta cornice degli “anni di piombo” mostrandoci uno spaccato di vita che propone temi sempre attuali.
«Lo sfascio – spiega Gianni Clementi – è un titolo non casuale, avendo i sé la doppia valenza di luogo di rottamazione fisica ma soprattutto morale. Un po’ come quanto sta succedendo nel nostro Paese: il successo facile, il degrado morale, la corruzione, la volgarità, il ritorno al cliché della donna oggetto. Questi sono stati i modelli di comportamento che negli anni hanno mutato geneticamente i nostri cervelli. Fortunatamente ci sarà sempre il lamento di un bambino appena nato a donarci una speranza».
Per situazioni e linguaggio lo spettacolo è sconsigliato ai minori di 16 anni.
Eleonora La Rocca
28 ottobre 2013