Il patriottismo di Maddalena Crippa inaugura con successo la Sala Umberto di Roma
Una poesia e poi musica, musica e parole. Dai selezionati e morbidi versi leopardiani alle più incantevoli canzoni italiane che hanno reso celebre il Bel Paese in tutto il mondo. Quello che Maddalena Crippa porta in scena alla Sala Umberto di Roma dal 12 al 22 settembre è un viaggio. Un viaggio attraverso l’Italia, un Paese che sembra aver perso di vista la propria importanza nel mondo, dimentico delle sue stesse tradizioni, dei profumi e dell’energia che sprigiona la sua terra. Splendente in un rigoglioso abito verde smeraldo, forse a richiamare il nostro tricolore o solo ad inseguire la speranza che non sia troppo tardi voler tentare di cambiare le cose, la Crippa si presenta sul palcoscenico e canta l’Italia che non c’è più, accompagnata dal solo pianoforte di Massimiliano Gagliardi e dalle musiche dal vivo della Bubbez Orchestra (con Massimo De Lorenzi alla chitarra, Ermanno Dodaro al contrabbasso e Giovanna Famulari al violoncello). L’artista canta l’Italia che ci siamo creati piangendoci addosso, quella debole, sofferente, rassegnata e schiacciata dal peso della crisi economica, sociale e culturale. Tanto severa e rabbiosa quando recita “All’Italia” di Giacomo Leopardi, tanto dolce nella soave interpretazione de “La cura” di Battiato e de “La canzone del maggio” di De André. Forte, decisa e battagliera quando esalta l’autenticità della nostra terra e delle nostre genti, ma delicata ed elegante quando va intrecciando le proprie riflessioni a quelle del grande Pasolini. Diretto da Peter Stein, “Italia mia Italia” è un racconto realistico in cui leggiamo a tratti speranza ed ottimismo. Ci si commuove, ci si arrabbia e poi si riflette, su quanto ci siamo lasciati alle spalle e su quanto possiamo ancora conquistare. Come ripete la stessa Crippa dal palcoscenico «Dobbiamo riuscire a bilanciare mancanza di coraggio e duttilità, sfruttando appieno tutte le differenze che ci contraddistinguono, perché noi Italiani siamo forti proprio NELLE differenze e PER le differenze». E’ così che l’attrice paragona l’Italia ad una medaglia che possiede sempre due facce da mostrare: ogni buona ragione per odiarci in realtà porta con sé un’altrettanto buona ragione per volerci bene. «Così, se pensiamo alla posizione geografica dell’Italia in Europa e nel mondo, possiamo guardare il nostro stivale come un Paese di frontiera, cioè un Paese ai margini dell’Europa e quindi inutile, oppure come un ponte che si getta nel Mediterraneo, naturale crocevia di popoli, lingue e tradizioni differenti, e quindi l’avamposto e l’unica possibilità per l’Europa di sperimentare l’incontro tra i popoli». Un monologo ben costruito, coinvolgente e positivo che trasmette enorme energia e possiede vasta leggerezza di argomentazioni, ponendo lo spettatore nelle condizioni di sentirsi risollevato, appagato, quasi al sicuro. “E’ una carezza che conforta”. Un’esortazione a non lasciare l’Italia ma a combattere per l’idea di un posto migliore, una provocazione diretta a spezzare l’immobilismo che noi stessi siamo venuti a crearci. Un’ora e venti di impegno sociale elevato a intenso patriottismo e allietato da musiche “nuove”, perché reiterpretate, che maggiormente richiamano l’attaccamento alla nostra terra d’origine.
Eleonora La Rocca
17 settembre 2013