Turandot : una storia al tempo delle favole
A seguito della Tosca ecco Turandot: per celebrare il centesimo anniversario della scomparsa di Puccini senza scordare l’omaggio cinematografico per Madame Butterfly organizzato sempre dal teatro dell’Opera di Roma.
Si è scelto di rappresentare le sue due opere più spettacolari, com’è giusto che sia, non soltanto perché sono le più adatte alle Terme di Caracalla ma anche perché Tosca è la sua opera ‘romana’ e perché nel 2024 sono passati 100 anni da quando Puccini lavorò a Turandot, ed in questa occasione si è scelto di eseguirla nota per nota come il compositore la produsse .Ci si è per scelta fermati alla morte di Liù, risparmiandoci quel duetto sentimentale così lontano dalle corde più autentiche di Puccini, che infatti ebbe mesi di tempo per comporlo ma non riuscì a trovare una soluzione che lo soddisfacesse.
Maria Grazia Schiavo è riuscita a dare a Liù inflessioni delicate, che giungevano al cuore dell’ascoltatore, per quanto attenuate dalla distanza col pubblico. Invece Luciano Ganci, che avrebbe una delle più belle e impostate voci tenorili di oggi, ha deciso di puntare per Calaf su un canto stentoreo dall’inizio alla fine.
Dopo essere riusciti a far funzionare bene il progetto scenico di Massimiliano e Doriana Fuksas, il regista Francesco Micheli e il drammaturgo Alberto Mattioli hanno fatto anche meglio in Turandot. Le cose stanno diversamente. Hanno pensato che quella giovane donna che vive rinchiusa nella sua fredda stanza, aliena dalla realtà e senza alcun sentimento se non un misto di paura e di odio verso gli altri esseri umani, sarebbe oggi una hikikomori, come in Giappone vengono definiti quei giovani che si isolano dal mondo reale e si relazionano solo con il computer. Non è affatto gratuita l’idea di ambientare la favola di Gozzi fuori dal mondo e dal tempo (così si immaginava la Cina nel Settecento) ma in una versione moderna, fatta di luci, colori, immagini, proiezioni, ottica aliena, sempre cangianti che ricordano – molto liberamente – una realtà virtuale, cioè un mondo che esiste solo su uno schermo e può disgregarsi e ricomporsi in pochi istanti, apparendo in modi mille volte diversi e sempre favolosi. La regia di Micheli era ben calcolata, generalmente misurata ed essenziale, ma invece vivacissima quando entrano in scena Ping, Pang e Pong. Determinante l’apporto dei collaboratori Giada Masi per i costumi, Mattia Agatiello per i movimenti coreografici, Alessandro Carlotti per le luci e soprattutto quello di Luca Scarzella, Michele Innocenti e Matteo Castiglioni per i fondamentali video. I colori accesi dei costumi sul bianco ottico di questa scena virtuale e virtuosa rendono lo spettacolo degno di essere chiamato tale.
Non scordiamoci che la Turandot si svolge a Pechino e nel tempo delle favole. I gong incantano e disegnano questo paese ancora oggi mai totalmente spiegabile.
Anche i non appassionati di Opera non resterebbero indifferenti all’ascolto di “Nessun dorma”. Considerata come una delle più grandi romanze della storia della musica, è intonata dal personaggio del principe tartaro Calaf all’inizio del terzo ed ultimo atto dell’opera. Immerso nella notte di Pechino, in totale solitudine, il “Principe ignoto” attende il sorgere del giorno, quando potrà finalmente conquistare l’amore di Turandot, la bellissima principessa di ghiaccio.
Forse ai conservatori piacerà sicuramente la classica versione di quest’opera, una vera e propria favola d’amore, avvolta di mistero e finali mai svelati. La versione più moderna del regista sullo sfondo delle rovine di Roma è sicuramente uno spettacolo per gli occhi che si imprime nella mente. Il bianco ottico della scenografia totalmente in contrasto con i colori delle terme è una messa in scena unica nel mondo. Uno dei messaggi delle opere di Puccini che maggiormente arriva al cuore (e probabilmente la filosofia che animò la sua vita) è che l’importante è esserci. L’importante è vivere. Non dando mai per scontato nulla, un amore passeggero, un viaggio, la luce del sole.
Ottimismo della Vittoria.
“ O sole! Vita! Eternità!
Luce del mondo è amore! “