Atmosfere da sogno al Rock in Roma: ultima tappa italiana per il tour estivo dei Sigur Rós

Siamo agli sgoccioli di Rock in Roma, la giovane manifestazione che da appena quattro anni anima l’Ippodromo delle Capannelle ogni estate. Ad offrire un contributo particolare ci hanno pensato i Sigur Rós, ormai notissimo gruppo islandese.
Puntuali, subito al sodo, senza essere introdotti da nessun gruppo spalla, i Sigur Rós vengono accolti da un ippodromo semipieno, scena che solo pochi anni fa avrebbe fatto fatica a presentarsi. Ma non è bastato poi molto affinché un gruppo simile acquisisse un successo di pubblico così elevato. È un dato che ha del paradossale: stiamo parlando, per chi non ne avesse mai sentito parlare, di una band spesso di difficile fruibilità data la lunghezza dei brani, dall’incomprensibilità dei testi (la maggior parte dei pezzi sono cantati in vonlenska, una lingua inventata dai componenti del gruppo), e dalla lentezza delle melodie. Elementi, questi, che sono tanto scogli quanto punti di forza. Con artisti simili c’è bisogno di pazienza. Sacrificio che ieri sera il pubblico ha consumato volentieri, ripagato da una certa atmosfera onirica e a tratti fiabesca che ha accompagnato tutta la durata del concerto.
La distensione tipica dei vecchi brani si mescola con le sperimentazioni pop-rock e a tratti techno dell’ultimo album uscito a giugno, Kveikur. Il risultato è una dialettica tra grande lentezza ed estrema forza. Le due componenti giocano continuamente anche all’interno dello stesso brano, tanto da regalare qualche sobbalzo di stupore quando, dopo i lunghi intro simili a nenie, le luci esplodono e il ritmo viene stravolto.
La scenografia e i giochi di luce, come vuole la tradizione dei concerti di grandi gruppi, ha un ruolo fondamentale nella resa dell’atmosfera; lo schermo trasmette immagini tratte dai video dei brani mentre delle lampadine sul palco creano suggestivi giochi di luce. A mancare rispetto al tour di gennaio- febbraio (che lanciava il disco Valtari uscito a maggio 2012), era un telo semitrasparente davanti al palco che talvolta copriva i musicisti stessi, o sul quale venivano proiettate immagini; non reiterare questa scelta scenografica non ha tuttavia leso l’atmosfera.
Tanti i pezzi ancora non assimilati dal pubblico data la recente uscita del nuovo album; altrettanti i pezzi notissimi, tra i quali citiamo Hoppipolla, sempre presente nei concerti della band e sempre esaltante, luminosa, fresca e coinvolgente, soprattutto nel contesto live.
Più di due ore lunghe e allo stesso tempo incalzanti. Alla fine tutto si spegne ed escono loro, una decina di componenti, tutti in fila, a sciogliersi in un applauso verso il pubblico. E questo risponde al battito di mani, amplificandolo, protraendolo per un paio di minuti… e forse anche qualcosa in più.
Martina Perseli
30 luglio 2013