Il sogno di un uomo ridicolo: l’indifferenza è la morte della vita
Dal 29 novembre al 4 dicembre 2022 al Piccolo Teatro Strehler Gabriele Lavia porta un testo poco conosciuto quanto mai necessario in questi tempi randagi di indifferenza di Fëdor Dostoevskij: Il sogno di un uomo ridicolo.
Da solo, su un palco semivuoto coperto da una massa lanosa quasi che il suo cammino non possa lasciar traccia alcuna, Lavia si muove tremolante. Il suo incedere è lento, incerto, reso ancor più difficile dalla camicia di forza che imprigiona il suo fragile corpo. Le sue parole escono rugginose eppure vibranti e arrivano come un messaggio sentito e non recitato alla platea.
È lui l’uomo ridicolo che dà il titolo all’opera.
Da sempre ci dice, si è sentito cosi, sin da piccolo o da adolescente. Questa sensazione non lo aveva abbandonato neanche all’università, neanche dopo quando la sua conoscenza aumentava.
Si sentiva ridicolo e gli altri lo consideravano tale malgrado rispettasse le convenzioni, come ricorda la figura ben vestita di Lorenzo Terenzi sullo sfondo del palco.
L’imbarazzo per il suo stato era cresciuto a tal punto però da rendergli la vita indifferente. Ma se tutto è indifferente la vita allora è vuota e non vale nulla.
Questa consapevolezza, pur placando la sua vergogna lo aveva portato ad una conseguenza logica: se la vita gli era indifferente, tanto valeva morire.
Non è quindi la morte a contrapporsi alla vita, ci dice Dostoevskij, ma è l’indifferenza ad essere la morte della vita.
Se le azioni, i sentimenti, i desideri, gli incontri, i piaceri, i dolori, se insomma tutto è indifferente, si diventa anche indifferenti per il mondo.
L’indifferenza, quella stessa parola che è scritta a caratteri cubitali all’interno del memoriale della Shoah in quanto responsabile in gran parte della stessa, priva infatti la vita della sua umanità, cancella tutte le domande e quindi la coscienza, svuota l’individuo che smette di pensare e si trasforma così in malattia mortale.
L’uomo ridicolo allora, che si credeva indifferente alla vita, un giorno aveva deciso dunque di tornare a casa ed uccidersi. Per strada però una piccola bambina lo aveva strattonato per chiedergli aiuto. In uno stato confusionale, la piccola era riuscita solo a dire che la mamma stava male. Lui con rabbia si era allontanato a gran fretta. Rientrato a casa si era però accorto che una crepa aveva fatto breccia nella sua indifferenza come una inattesa ed irritante contraddizione. Come aveva potuto infatti, lui indifferente a tutto, sentire l’angoscia della piccola?
A quel punto si era addormentato. Ed in sogno si era visto morire per poi ritrovarsi in mezzo ad una comunità pacifica, una sorta di eden. Gli uomini vivevano in pace tra loro e con la natura e vita e morte facevano parte dello stesso ciclo vitale. “ Il loro sapere era più profondo e più elevato di quello della nostra scienza; perché la nostra scienza cerca di spiegare la vita […]; loro, anche senza la scienza, sapevano come si fa a vivere”.
Il sogno di un uomo ridicolo: ama il prossimo tuo come te stesso
Lui stesso però, dopo poco li aveva infettati di tutti i mali della società da cui proveniva che si erano annidiati inconsapevolmente nel suo corpo come germi. E quella felice comunità si era riempita in poco tempo di menzogna, potere, gelosia, crudeltà, fazioni, invidia. La bramosia, la lussuria, la violenza si erano cosi impossessati di quel mondo che una volta era stato perfetto. Anche la natura e gli animali venivano ora distrutti dalla logica del profitto e della separazione fino alla distruzione e alla compromissione della fiducia nell’uomo e della felicità su questa terra.
Svegliatosi dal sogno, l’uomo ridicolo capisce di aver avuto una rivelazione. Quel mondo senza grazia, indifferente a lui era lo specchio alla sua stessa indifferenza.
Ed ora dal palco, Lavia ci ricorda che la vita è sguaiata, crudele, ma schermarsi non serve, fa morire vivendo. Anzi accettarla nella sua interezza e cercare di seminare amore, di amare il prossimo come se stessi diventa la verità da rivelare al mondo. Anche correndo il rischio di passare per illusi o pazzi. Il mondo infatti non sente la necessità di conoscere la verità scoperta in Il sogno dell’uomo ridicolo tanto da metterlo a tacere rinchiudendolo in una camicia di forza. Ma lui ora non si sente più un uomo ridicolo!
Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2 Lanza), dal 29 novembre al 4 dicembre 2022
Il sogno di un uomo ridicolo
di Fëdor Dostoevskij
traduzione e adattamento Gabriele Lavia
regia Gabriele Lavia
con Gabriele Lavia, Lorenzo Terenzi
luci Giuseppe Filipponio, fonica Riccardo Benassi
produzione Effimera
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.
Durata: 80 minuti più intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org