Le braci, la recensione dello spettacolo con Renato Carpentieri

La recensione di Le braci
Le braci (dal romanzo di Sàndor Màrai, del 1942, Le candele bruciano fino in fondo) non è affatto uno spettacolo facile da cogliere. S’assiste di fatto ad un lungo monologo (un’ora, senza intervallo), che il protagonista, Henrik, generale in pensione della Guardia Reale, svolge davanti agli occhi di Konrad, suo vecchio amico d’infanzia.
Dopo quarant’anni di separazione, quarant’anni dalla sua fuga improvvisa, quarant’anni trascorsi in giro per il mondo, tra Londra e i Tropici, Konrad torna in città, torna dove tutto è cominciato, dove l’amicizia è finita nel tradimento, dove è iniziata la sua lunga fuga dagli affetti e dalle scelte impossibili a farsi. Torna forse proprio per regolare i conti con l’amico Henrik, abbandonato in gioventù nel bel mezzo del classico triangolo borghese (Konrad aveva infatti una relazione con Cristina, la moglie di Henrik). Triangolo che, quasi fosse essenziale alle loro esistenze, sfaldandosi dopo l’inspiegabile scomparsa di Konrad, lascia i superstiti ad arenarsi come relitti della vita: dopo otto anni di vita in totale separazione, Cristina morirà lasciando Henrik a consumarsi tra dubbi e rimpianti, logorato dalle inutili domande cui Konrad non risponderà.
A Konrad, in scena quasi immobile e per il più del tempo silenzioso e impassibile, Henrik rivolge quindi una serie di domande senza risposta possibile, e perciò mute, monche, mutile: della passione, della verità, del senso di una vita che è strascorsa indifferente, sgocciolando via pian piano, quasi filtrando tra le porte chiuse che separano Henrik, il marito (ma anche l’amico) tradito, da Cristina la moglie abbandonata dall’amante.
Alle domande di Henrik, che lo incalza nel tentativo di ricostruire, ri-mappare una qualche verità della sua vita, Konrad non risponderà: forse per non riattizzare il proprio dolore, forse per non lenire quello dell’ex amico, che inutilmente cerca di metterlo con le spalle al muro davanti ai suoi errori.

La vita però è passata, oltre e affianco ai protagonisti: e quarant’anni hanno cementato per sempre una somma inevitabile di errori e tradimenti, futilità e vanità, indifferenza e vigliaccheria.
La conclusione, totalmente disperante, de Le braci è che non soltanto non si può cambiare il passato e le sue conseguenze, e salvare le ceneri d’un’amicizia sincera dall’oblio: non lo si può nemmeno capire, il passato. I sentimenti, le passioni che determinano le nostre scelte, seppur così gravide di conseguenze, cambiano o ci lasciano, le dimentichiamo quasi. E la nostra storia diventa per noi stessi (prima ancora che per le persone amate) inevitabilmente imperscrutabile, illeggibile: come il diario di Cristina, trovato per caso da Henrik e gettato nella stufa in presenza di Konrad, a sigillare per sempre il passato di lei, e di loro.
Sin qui il testo: impegnativo, s’è detto, sia perché sostanzialmente privo d’azione (e quasi di movimenti di scena), sia perché tutto giocato sul monologo e sulla memoria, delle vicende e delle passioni. Per la messa in scena restano, onestamente, molte perplessità: se da un lato il ruolo di Renato Carpentieri (Henrik) sostiene da solo tutta la piecé, mentre Stefano Jotti (Konrad) è più la sua spalla che un vero e proprio interlocutore, dall’altro l’interpretazione risulta piuttosto sbilanciata, più viva e credibile quella del primo, francamente modesta quella del secondo (stante anche la povertà del ruolo).
Nel racconto che emerge dal lungo quasi-monologo in scena, la retorica del rimpianto finisce così per prevalere grandemente sull’evocazione delle passioni trascorse, che si vorrebbero non sbiadite, non esaurite, ma sono invece quasi stereotipate, prive di realismo se non di convinzione.
Peccato, per entrambi l’occasione mancata per una prova di bravura senz’altro alla loro portata.
Alcune informazioni su Le braci
TITOLO: Le braci
DRAMMATURGIA: Sàndor Marai (dal romanzo Le candele bruciano fino in fondo)
REGIA: Laura Angiulli
CON: Renato Carpentieri, Stefano Jotti
DOVE: Teatro Piccolo Eliseo
QUANDO: dal 23 gennaio al 9 febbraio
ALTRE INFO E BIGLIETTI: Sito ufficiale del Teatro Eliseo