Acustimantico in concerto al Teatro Tor Bella Monaca

Gli Acustimantico approdano al teatro Tor Bella Monaca venerdi 9 maggio, regalando una serata di buona musica. Il gruppo si inserisce con la sua presenza in una collaborazione, in un progetto iniziato lo scorso aprile e che continuerà fino a giugno 2014. Ben 7 associazioni culturali ( Seven Cults, Artenova, Kipling Academy, La casa dei Racconti, Nata Teatro, Scuola di Musica Bela Bartok, Teatro Potlach ) insieme al direttore artistico del teatro di Tor Bella Monaca Alessandro Benvenuti e al direttore organizzativo Filippo d’Alessio, si sono messe all’opera per garantire una stagione di grandi nomi, di grandi interpreti sia della musica che del teatro e della danza, al fine di offrire una programmazione variegata e differenziata rivolta a tutto il pubblico, con un occhio di riguardo ai giovani tanto delle scuole che dell’università, a cui sono dedicati laboratori e iniziative di vario genere. È in questo quadro che si colloca la serata all’insegna dello stile Acustimantico. Una serata che ha saputo coinvolgere sia i fan storici del gruppo, come era nelle loro aspettative, ma che è riuscita a catturare anche chi li vedeva e ascoltava per la prima volta. I brani eseguiti sono tratti principalmente dall’ultimo album uscito nel marzo 2012, intitolato “Tempo di Passaggio”. Come afferma Stefano Scatozza, chitarrista e compositore del gruppo, nel presentare il brano che dà il titolo a questo album, “Tempo di Passaggio”, seppur composto un anno fa, rappresenta una descrizione tuttora valida per il tempo che stiamo vivendo. Il nostro è ancora un tempo di passaggio, ancora un tempo “diviso, sezionato”; ma pur sempre il “tempo di un mondo migliore”. Il tempo di passaggio è anche il tempo di una speranza dalla natura profondamente dialettica, che spinge a credere che sarà da questa profonda crisi a generarsi la rinascita. Non si tratta solo della tanto famigerata crisi economica e politica da cui siamo bombardati quotidianamente, ma anche di una crisi sociale e culturale, crisi dei valori, crisi data dalla disperazione. Crisi che si riflette nel mondo dei giovani a cui serve un “buon insegnamento”. Il buon insegnamento di cui parlano gli Acustimantico è quello per cui “l’arte e la sapienza del maestro hanno la forma dell’ossigeno”. I giovani hanno bisogno di questo ossigeno e prima ancora dello spazio per poter respirare in tranquillità. Ma l’ossigeno non è altro che uno strumento, un tramite per l’allievo di “andare oltre”. “C’era un uomo che voleva andare oltre e il maestro era contento”. Questo il succo dell’educazione: dare strumenti da rimodellare, da rielaborare semplicemente per creare qualcosa di nuovo. Tutto questo senza partire dal presupposto illuministico che il nuovo sia necessariamente migliore, semplicemente è nuovo e diverso. Ci sono più possibilità laddove c’è diversità. Il valore della diversità è un valore che si percepisce nella musica e nelle parole di canzoni come “Il cane infedele”, che “dà confidenza agli stranieri”, e ancor più nella trilogia di canzoni dedicate al mondo orientale e alla difficile situazione del Medio Oriente: “Piccolo carro di frutta in fiamme, Punk Islam, Libano”. Il primo di questi tre brani è in memoria di Mohamed Bouazizi, un ambulante tunisino che per protesta contro i maltrattamenti da parte della polizia e per le difficili condizioni di vita, ha dato fuoco insieme al suo carro di frutta, anche a se stesso. Questo avviene il 18 dicembre 2010 e da questo gesto d’impatto ha inizio la cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini” e il periodo della “primavera araba”, una lunga striscia di sommosse e rivolte, ancora in atto in tutta l’area del Medio e Vicino Oriente e del Nord Africa, per la rivendicazione di migliori condizioni di vita, dei fondamentali diritti e delle principali libertà civili. In due ore si ha il susseguirsi di brani capaci di produrre le emozioni più varie; musica e parole si coappartengono. Musiche originali in cui i fiati sono inseriti per ottenere gli effetti più diversi e suggestivi; ritmi orientali e arabeggianti; pause che fanno trattenere il respiro. A tutto questo si aggiungono le parole mai casuali del paroliere degli Acustimantico, Danilo Selvaggi, e la voce calda, profonda, rassicurante di Raffaella Misiti. La profondità di brani come “Febbre alta” o “Gli amanti di un giorno” trattano dell’amore, ma non con le parole solite, cogliendone l’essenza di sentimento dalla natura oppositiva, di sentimento che nasce innanzitutto dalla nostra debolezza. L’ideale dell’”amore senza tornaconto” che appartiene al santo, al folle, al vagabondo è difficile da conoscere perché l’amore, quello debole e fragile dell’uomo di tutti i giorni è l’amore che ha il suo tornaconto nel voler essere ricambiato. Poi cè il brio, l’enfasi e il coinvolgimento ritmico suscitato da brani come “Fiori di loto” e “Musica immaginaria”. In quest’ultima la musica è proposta come “nuova etica”. Questo perché la musica deve essere sì divertimento, gioia per chi la suona e chi la ascolta ma anche veicolo, canale per comunicare il proprio messaggio, per comunicare ciò che si pensa, si sente e ciò che si crede. Risultato che nel caso degli Acustimantico è perfettamente riuscito, quello di coniugare la musica all’esigenza di instillare nell’ascoltatore stimoli per riflessioni non superficiali. Sembrerebbe di poter ritrovare in questo connubio di musica e parole anche una cura per questo nostro tempo di passaggio. Questa viene suggerita in “Canzone del mattino”. Nell’”apocalisse urbana” di oggi, “l’uomo deve innamorarsi di qualcuno o di qualcosa o ammalarsi”. La passione, l’amore è quello che ci può salvare. Essere appassionati, trovare ciascuno un luogo intimo per sé, in cui essere profondamente se stesso, in cui essere libero, in cui avere modo di coltivarsi, di curare il proprio corpo e il proprio spirito. Ognuno deve avere la propria oasi di felicità. Così solo per l’uomo che non si arrende, “al mattino ogni cosa risplende”.
Raffaella Antonini
12 maggio 2013