Echoes, storie di violenza in scena al Teatro India

Dal 19 al 29 aprile il Teatro India di Roma ospita uno spettacolo dal titolo Echoes, in cui vanno in scena i temi della violenza, del femminicidio e dei conflitti religiosi.
Echoes, dell’autore inglese Henry Naylor, è stato tradotto in italiano da Enrico Luttmann e Sara Polidoro. La regia è di Massimo di Michele, a guidare le uniche due protagoniste della scena, le due attrici Francesca Ciocchetti e Federica Rosellini.
Le storie che si intrecciano sono quelle di due donne Tillie e Samira, originarie della stessa cittadina inglese di Ipswich, nel Suffolk. A separarle solo il tempo cronologico, ossia quasi due secoli. Tillie è una giovane e colta donna dell’epoca vittoriana, l’epoca dell’imperialismo britannico; Samira è una studentessa musulmana dei nostri giorni.
Tillie sposa un Luogotenente dell’esercito di Sua Maestra di stanza a Kabul, in Afghanistan, dove avrà modo di toccare con mano le conseguenze che il commercio inglese ha causato sulla popolazione civile. Samira è invece una delle “mogli della Jihad”, si trasferisce in Siria, dove sposa Akeem e si unisce al Califfato per combattere i “Kafir”, gli infedeli. Ma Samira scopre ben presto che le atrocità della Jihad non trovano giustificazione in nessuna religione.
Ci sono diversi aspetti che accomunano le storie di violenza di Tillie e Samira. Si tratta di due donne, entrambe si sposano per fedeltà ad una causa, ad un Potere più grande di loro in cui credono. Entrambe si trovano di fronte alla violenza, che ricevono dai loro rispettivi mariti, e si trovano di fronte alla violenza, che ricevono dal mondo che le circonda. Esse sono accomunate dallo scenario conflittuale tra uomini di mondi e religioni diverse. C’è in comune nelle loro storie non solo la guerra di religione, ma anche un’opposizione apparentemente insanabile tra Occidente e Oriente/ Medio-Oriente, su di un asse che sembra portare inevitabilmente allo scontro.
Ecco perché le vicende di Tillie e Samira sono così vicine tra loro e così vicine allo sguardo dello spettatore, perché gli scenari di violenza non cambiano. Allora non ha più alcuna importanza da che parte stare, che causa difendere. Nessuna causa può meritare la giustificazione della violenza.
‹‹Eppure il testo di Henry Naylor non lascia spazio a vittimismo o retorica, che si manifesta come un’amara riflessione sulla contemporaneità che è, al contempo, grande occasione di crescita. Così, affronto il lavoro – racconta il regista Massimo Di Michele – lasciando che siano i soli fatti a parlare, le azioni, le vicende raccontate dalle voci delle due protagoniste. Eliminando valutazioni morali, rinunciando a chiavi interpretative: nessun buono, nessun cattivo; lascio che siano i fatti, nella loro disamante crudezza, a fare breccia negli occhi e nelle menti degli spettatori, con lo stesso scalpore di corpi nudi alla luce del sole››.
È proprio questo quello che suscita la visione di Echoes: disarmo, un senso di vuoto, assenza. Come l’assenza è ciò che denota l’ambiente scenico. Tillie e Samira sono vestite di abiti dello stesso colore della loro pelle, quasi a suggerire il loro essere in scena nude, presenze spettrali, senza difese, inermi. Nulla in scena se non una serie di tubi gialli, che nel corso dello spettacolo diventano le morse in cui le protagoniste restano avviluppate: le morse della sessualità rubata e pretesa dai loro mariti, le morse della cruda verità che a poco a poco viene a galla davanti ai loro occhi a spezzare l’incanto dei loro ideali. Tubi gialli, su cui spesso Tillie e Samira cadono, in cui inciampano, o che scagliano ferocemente per terra a simboleggiare la loro rabbia e disperazione.
Quello che colpisce fuor di ogni dubbio nella rappresentazione di questo spettacolo è l’utilizzo che le due attrici fanno del loro corpo. Movimenti e gesti servono a rappresentare meglio delle parole gli stati d’animo di Tillie e Samira. I gesti ripetuti, sempre uguali, con ritmi diversi; ogni passo, ogni movimento si impone allo sguardo dello spettatore. ‹‹Il muoversi, il camminare, ogni gesto rappresentato è un “fatto” allo stesso modo degli eventi narrati. Pertanto – continua Di Michele – ho ritenuto fondamentale la collaborazione per la scrittura gestuale, della danzatrice Francesca Zaccaria e, per la realizzazione dei costumi, di Alessandro Lai, immaginando due donne dalla femminilità mostrata ma mai esibita, intente a rivelarsi nella propria nudità che svela una fragilità palpante. L’eco di Samira e Tillie è accompagnato, infine, dalle musiche originali del giovane gruppo Crayon Made Army››.
In conclusione si ricorda che insieme allo spettacolo si inaugura la mostra FOOD OF LOVE/FOOD OF LARVAE, dedicata per l’appunto al tema della violenza sulle donne, con le opere esposte di Mauro Balletti (a cui si deve anche la realizzazione grafica della locandina di Echoes) e Cristina Gardumi.
Echoes è uno spettacolo che stimola una riflessione su quanto pervasivo sia il tema della violenza, come esso si esplica su una molteplicità orrifica di livelli. La violenza sulle donne non è solo quella fisica, non è solo quella che si materializza nella tragedia della morte; la violenza sulle donne, come su qualsiasi altro essere vivente, è quella psicologica, è quella che limita la parola o l’azione, è la violenza che causa, come conseguenza in un altro essere vivente, la paura. Questa è la violenza, portata alla sua estrema manifestazione nella crudeltà e gratuità della guerra. Nessuna religione, in nome della quale far saltare in aria persone innocenti, può dirsi santa. Nessuna. Nessun intento di pace può manifestarsi con i bombardamenti. Nessuno. Nessun convincimento può nascere da una bomba, da un gas, da un’arma chimica. Ancora Nessuno.
INFO TEATRO INDIA: Lungotevere Vittorio Gassman (già Lungotevere dei Papareschi) –Roma
Biglietteria Teatro di Roma – tel.06.684.000.311/314
www.teatrodiroma.net
Biglietti: intero 20€, ridotto 14€
Orari spettacolo:
19-20-21-26-27 aprile ore 21
22-24-25-28-29 aprile ore 19
durata: 1 ora e 10 minuti