Come la guerra in Russia ha cambiato il mondo sportivo odierno

Il conflitto fra Russia ed Ucraina non è solo una questione politica, ma la sua drammaticità è ormai entrata in ogni ambito del nostro vivere. Le sanzioni che giorno dopo giorno sono state prese nei confronti di Putin e del Cremlino, inevitabilmente hanno finito nel coinvolgere anche il mondo dello sport, simbolo per eccellenza di valori come fair play, uguaglianza e impegno.
E in un momento così delicato dove da una parte diversi atleti ed ex atleti ucraini hanno fatto rientro nel proprio paese per armarsi e difendere la propria nazione, dall’altra sono stati proprio gli sportivi internazionali a chiedere a gran voce alle proprie federazioni di intervenire e prendere posizione.
Anche il Cio nelle scorse settimane aveva annunciato ed esortato tutte le federazioni sportive ad escludere atleti russi e bielorussi da gare o trofei internazionali dal momento che Putin, agendo militarmente, ha di fatto violato il periodo di tregua olimpica conseguente alle Olimpiadi invernali di Pechino.
Calcio
Numerose sono state le decisioni prese all’interno del movimento dello sport più diffuso al mondo subito dopo il primo attacco russo in Ucraina, risalente ormai a circa 20 giorni fa.
In ordine di importanza, la Fifa, in accordo con la Uefa ha deciso di escludere da ogni tipo di competizione i club e la nazionale Russa. È così che nelle scorse settimane è stato poi annunciato che la nazionale non potrà prendere parte ai playoff che si sarebbero dovuti disputare a marzo, dopo che Repubblica Ceca, Polonia e Svezia avevano annunciato la propria decisione di non giocare le partite in programma. Invece sul fronte ucraino, la Federcalcio ha fatto richiesta di poter posticipare la partita del 2 marzo contro la Scozia.
Ma la Fifa non si è fermata qui, accordando ai diversi giocatori e allenatori stranieri militanti nei club russi e ucraini di rompere temporaneamente i propri contratti e trasferirsi a giocare altrove.
La Uefa ha invece escluso da tutte le coppe i club russi, spostando la sede della finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi. Anche gli sponsor, assieme ai club, hanno fatto la loro parte: Adidas ha infatti rescisso la partnership attiva dal 2008 con la Federcalcio Russa; il club tedesco Schalke 04 ha invece chiuso i rapporti con la Gazprom, azienda energetica russa, con cui aveva un contratto da 10 milioni annui, seguita a ruota poi dalla Uefa. Si sono mossi in prima persona anche atleti del calibro di Lewandoski, calciatore polacco del Bayer Monaco, che ha chiuso la propria partnership con Huawei, brand cinese del quale era ambassador in tutto il mondo. Il colosso avrebbe infatti supportato l’azione degli hacker russi coinvolti nell’invasione dell’ Ucraina.
Notizie non meno importanti coinvolgono invece l’Ea Sports che si occupa da più di vent’anni di sviluppare il gioco per consolle FIFA che ha dichiarato la volontà di escludere tutti i club russi dalla versione 2022 del videogioco, e il racconto del bel gesto di solidarietà della Juventus, che domenica ha messo a disposizione due autobus per mettere in salvo 80 profughi ucraini, soprattutto bambini e mamme, molti dei quali appartenenti alle scuole calcio del paese. La società si è mobilitata proprio su richiesta della Federcalcio ucraina.
Tiene banco in questi giorni invece la vicenda che vede coinvolto l’oligarca russo Roman Abramovich, proprietario del club inglese Chelsea, che il 2 marzo aveva annunciato la messa in vendita, bloccata però in questi giorni dopo che il governo inglese ha stabilito delle sanzioni nei suoi confronti, con il congelamento dei suoi beni. Il provvedimento vieterebbe infatti la cessione del club, impedirebbe alla squadra di fare mercato, di rinnovare contratti in scadenza e di vendere biglietti.
Formula 1
Fra i primi atleti ad alzare la voce in segno di protesta contro la Russia, di certo non ci si può dimenticare del pilota tedesco Sebastian Vettel, che prima che la Fia annunciasse il definitivo annullamento del GP di Sochi 2022 previsto per il prossimo settembre, aveva dichiarato di non voler partecipare.
Sempre dal mondo delle macchine da corsa, è giunta poi la notizia che il team americano Haas ha preso la decisione di licenziare il pilota russo Nikita Mazepin e, inoltre, di rescindere il contratto con lo sposor Uralkali, azienda chimica russa, in capo al padre.
Nuoto sincronizzato
Un’altra bella storia che vale la pena raccontare è quella che vede coinvolta la nazionale ucraina di nuoto sincronizzato, scappata dalla guerra, che grazie ai mezzi messi a disposizione dalla Federazione Italiana Nuoto è giunta ad Ostia per potersi continuare ad allenare in vista dei Mondiali di giugno a Budapest e degli Europei di agosto a Roma.
Pallavolo
Calcio, Nuoto, Formula 1 ma anche pallavolo. FIVB e CEV, le due federazioni che hanno in capo tutti gli eventi internazionali di questa disciplina, hanno infatti scelto, come gli altri movimenti sportivi, di non accettare atleti, club, direttori di gara e squadre nazionali della Bielorussia e della Russia nelle proprie competizioni, sia internazionali che europee. I Mondiali del 2022, previsti in Russia dal 26 agosto al 11 settembre, sono stati sospesi e riprogrammati. Anche la Cev Champions League maschile e femminile è stata di fatto riorganizzata, vista l’esclusione delle squadre russe, con l’annullamento anche di giornate intere.
Altri sport
Seguendo l’invito del Cio, anche il movimento mondiale del rugby ha sospeso le nazionali russa e bielorussa dalle competizioni internazionali, così come il mondo del pattinaggio, del basket, del curling e di hockey sul ghiaccio.