Beffando il Settecento: il Conte Cagliostro

Inquadrare la figura di Giuseppe Balsamo, il conte di Cagliostro o semplicemente Cagliostro non è proprio cosa facile o quantomeno non da tutti.
Pasquale Palmieri nel suo Le cento di vite di Cagliostro, edito per Il Mulino, prova a ricostruire, attraverso le documentazioni del Settecento, la vita di uno dei personaggi più controversi d’Europa e tra i più ostili alla Chiesa cattolica.
Avventuriero europeo avvezzo alla pratica delle arti magiche tanto da essere appellato come “Gran Cofto”, fondatore del “rito egizio”, alchimista, agitatore portatore sano d’insubordinazione in un contesto storico come quello del Settecento un personaggio del genere non poteva che finire nella lista nera del Sant’Uffizio.
Definito da Goethe un “briccone”, la storia di Balsamo prometteva avventura e mistero sin dalla giovane età: nato a Palermo il 2 giugno del 1743 rimase orfano nei primi mesi di vita e fu accolto nell’istituto di San Rocco riuscendo a fuggire dalla struttura un numero imprecisato di volte.
Sulla sua adolescenza si è scritto molto; grazie al suo precettore, Althotas, Cagliostro iniziò a viaggiare e approfondire l’interesse per la botanica e le medicine. Sempre con Althotas iniziò a viaggiare, arrivato prima alla Mecca si trasferì poi in Egitto dove apprese importanti segreti sulle piramidi ed i loro sotterranei.
Il legame con la terra d’Egitto rimarrà nel tempo, come già detto fu padre del rito egizio ma c’è anche un’altra curiosità meno conosciuta: fu produttore di un fantomatico vino egizio prodotto con aromi misteriosi.
L’abilità principale di Palmieri è quella di saper rendere una vita d’avventure, d’inganni, di scandali in larga scala come quello della collana della regina Maria Antonietta (fu incarcerato nella Bastiglia nel 1785 con la moglie) un’opera più vicina ad un romanzo per la sua fluidità piuttosto di una sorta di biografia.
Mandare il lettore in dispersione o confusione è facile se si sta scrivendo di Cagliostro, uno che si vantava di avere 300 anni, di aver assistito alle nozze di Cana in Galilea, di parlare con i morti ma anche in questo l’opera risulta impeccabile.
Merce preziosa per gli amanti della storia, per gli studiosi di esoterismo ma allo stesso tempo di accessibile comprensione per i lettori curiosi ma meno esperti della materia.
Se volessimo paragonare la vita del conte Cagliostro ad un film per esempio, andrebbe detto che sicuramente la trama ed il personaggio sarebbero perfetti per una pellicola ma la produzione targata il Mulino e la regia di Palmieri sono stati più che all’altezza del protagonista.
Le cento vite di Cagliostro è un libro che non delude le aspettative.