“La Germania aspetta te!”: viaggiare all’epoca del nazismo secondo Julia Boyd
Epistole, pagine di diario e memorie. Julia Boyd ripercorre lo sviluppo del turismo da Weimar alla Seconda Guerra Mondiale, nella sua opera "Turisti del Terzo Reich", pubblicata da LUISS nella sua edizione italiana.
Nel 1919, la Germania sconfitta deve reinventarsi, per tentare di far rimarginare le ferite aperte che costellano il suo territorio, nonché la sua gente.
Julia Boyd, ricercatrice britannica, parte proprio da questo momento, per iniziare il suo viaggio sul tema del viaggio, racchiuso in Turisti del Terzo Reich, edito per Luiss University Press.
Numerose sono le realtà che affronta, facendo parlare le everyday people, dando vita ad una raccolta in cui c’è qualcosa per chiunque: meraviglioso o raccapricciante che sia, non c’è lettore che non si possa stupire in qualche modo.
Germany invites you!
Esattamente a metà del volume, troviamo foto e manifesti, immagini di una Germania “felice e accogliente […] che non vede l’ora di offrire ai visitatori stranieri la migliore esperienza possibile”. Annichilito dalla Prima Guerra Mondiale, il paese ostenta la normalità, anzi, la prosperità. Non dimostra alcun rancore, inciviltà né servilismo nei confronti degli occupanti, racconta Steward Roddie, una delle tante voci del libro.
Questo è ciò che si vuole far vedere, ma le oscurità sono molte. Chi odia profondamente i belgi e i francesi c’è eccome, così come c’è un aspro razzismo, anticomunismo e soprattutto Judenhetze, odio per gli ebrei.
Ma questo non riguarda i Turisti del Terzo Reich che, negli anni Trenta, chiuderanno un occhio anche di fronte al nazismo, perché c’è troppa bellezza in Germania.
Sesso e sole
La Germania degli anni Venti è un paese libero da un punto di vista identitario e sessuale. Ne sono una prova i racconti circa la sua “vita notturna strana e selvaggia”.
Berlino accoglie la promiscuità, i gay bar, con lo sguardo odierno potremmo dire queer. Ha ben 36 donne al Reichstag, un numero unico nel mondo, ed è poi la sede dell’Institut für Sexualwissenschaft, una struttura privata di ricerca sessuologica. Non a caso, questa realtà ispirerà Cabaret, uno dei musical di maggiore successo degli anni Settanta.
La Germania è un magnete per i giovani e non solo. I suoi paesaggi, il suo sole, le sue crociere sul Reno, la rendono irresistibile, specialmente per i borghesi, studiosi e liberali.
È “troppo facile dimenticare storie di torture, repressione e riarmo” in mezzo a tutti questi piaceri seducenti.
Adolf Hitler
Come è logico, Boyd dedica fiumi di pagine ad Hitler. Ci aiuta a capire come, all’inizio degli anni Trenta, Hitler non sia visto che come un fuoco di paglia. La linea di confine tra il suo essere mostro ed il suo essere meraviglia è sottile: qualcuno odia sin da subito il suo fanatismo, qualcun altro lo vede come qualcosa di passeggero e qualcun altro ancora rimane stregato dalla sua persona.
Con la sua nomina a cancelliere, si comincia presto ad urlare “Heil Hitler!” per le strade, quasi in uno stato di estasi collettiva, e iniziano gli orrori.
Vedere e conoscere
Boyd affianca ad una narrazione cronologica una narrazione umana, permettendoci di vedere come la Germania appassisce da Hitler in poi, martellando le menti con la propaganda e spargendo sangue.
Vediamo Jesse Owens durante le Olimpiadi del 1936, poi leggiamo il Times che annuncia l’Anschluss. Sentiamo i “cristalli” frantumarsi il 9 novembre 1938 e il senso di vuoto causato dall’invasione russa del 1941. Infine il freddo, nel bunker dove siamo corsi per sfuggire ai bombardamenti.
Proprio come è accaduto per i Turisti del Terzo Reich, capiamo che “c’è una differenza tra non vedere e non sapere” e che non ci si possono tappare gli occhi per sempre, di fronte al male.