Gentilezza: un valore che rimane nel tempo?

Tanto studiata e citata dai grandi pensatori di tutti i tempi la gentilezza ad oggi sembra essere uno di quei valori che il passare degli anni ha sfibrato e logorato così tanto che ai nostri occhi provoca un senso di diffidenza.
Elogio della gentilezza, redatto da Adam Phillips e Barbara Taylor ed edito per Ponte alle Grazie, ripercorre il significato ed il valore della gentilezza attraverso il pensiero e le tesi di filosofi e studiosi di tutte le epoche.
Per Marco Aurelio ad esempio la gentilezza e la relativa benevolenza erano le delizie più grandi dell’umanità; con il passare dei secoli la benevolenza d’animo è divenuta uno dei nostri piaceri proibiti. Se da una parte la gentilezza è una totale immersione nei piaceri e nei dispiaceri del prossimo, una sorta di appartenenza reciproca per citare Alan Ryan, dall’altra può emergere l’amara verità che non è una caratteristica naturale dell’essere umano.
In una società competitiva un valore come la gentilezza risulta essere sia rischioso sia, qualora volessimo cambiare lente di lettura del concetto e concependo ogni gesto verso il prossimo come una semplice atto di autoconservazione, un atto prettamente egoistico.
In Occidente, la tradizione cristiana, rende sacri i buoni istinti umani e fa ruotare la fede attorno al concetto di “caritas” come collante tra gli esseri umani contrapponendo alla società individualistica il comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”.
Alla metà del 1600 Hobbes sosteneva che gli uomini sono bestie egoistiche proiettate ad esaudire solo i propri desideri con fine ultimo solo il proprio ed esclusivo benessere poiché di fondo l’esistenza è una continua “guerra di tutti contro tutti”.
Nel 1741 lo scozzese Hume sostenne che negare la generosità voleva dire aver perso contatto con la propria realtà emotiva negando così all’uomo un piacere per il proprio benessere, per la propria realizzazione.
Dando per valido il ragionamento che per essere gentili verso il prossimo dobbiamo prima esserlo verso noi stessi, oltre ai vari passaggi sul tema della gentilezza di grandi pensatori, porta il lettore ad un interessante spunto di riflessione:
“La nostra resistenza alla gentilezza è la resistenza a incontraci con ciò che essa incontra dentro di noi e con ciò che incontriamo negli altri quando siamo buoni con loro.”
Articolo a cura di Benedetto Harb