Lottando con Platone

Filosofi da tavolino la ricreazione è finita!
Simone Regazzoni, allievo di Jaques Derrida, nel suo “La palestra di Platone” (edito per Ponte alle Grazie) non usa mezzi termini nei confronti dei colleghi legati ancora all’idea del filosofo “da biblioteca”.
Trenta capitoli con stazione di partenza tra Atene e Corinto, lì è iniziato tutto, nel gymnasion di Platone dove prendeva vita la figura pura del filosofo, quello diviso tra filosofia e lotta.
Regazzoni ribalta subito l’idea del pensatore seduto su sé stesso, nell’immaginario comune potremmo subito pensare alla statua di Rodin ma l’idea di Regazzoni è quella che alla base della filosofia c’è un pensatore dinamico, in movimento; il pensiero si incarna nella lotta e solo allora si completa. A rafforzare la tesi dell’autore, come se non bastasse un nome come quello di Platone, ci pensa anche Foucault spostando l’attenzione sulla cura di sé stessi ma senza limitarsi al solo esercizio spirituale, l’unico modo per acquistare coraggio e dominare il proprio ego passa infatti attraverso l’allenamento del corpo. Gli amanti di Platone sanno benissimo che il filosofo fu un lottatore e partecipò anche ai Giochi dell’Istmo ma per l’autore del libro uno dei passaggi fondamentali per tornare a quella precisa idea di filosofo è cambiare la propria postura, nel vero senso della parola: Nietzsche dal 1879 al 1889 ha praticamente lavorato camminando dalle sei alle otto ore al giorno.

“Di tanto in tanto, cammin facendo, scarabocchio qualcosa su un foglio, non scrivo nulla a tavolino”
Annoiare il lettore e scendere troppo nel tecnico: questi sono i maggiori pericoli per un filosofo durante la stesura di un libro ma Regazzoni padroneggia così bene i temi e culturali e sportivi (oltre ad essere un appassionato di lotta e MMA è un praticante di Hwa Rang Do, Arte marziale coreana) che staccarsi dalla lettura è quasi impossibile e non serve assolutamente essere né un filosofo né un marzialista.
Collegare uno degli sport più in voga del momento, le MMA, alla filosofia è possibile?
Si, ed è lo stesso autore ad illustrarci abilmente come, è proprio nell’ottagono infatti che va in scena la lotta tra violenza e forma e quindi la base della tragedia secondo Nietzsche (concetto di apolillneo e dionisiaco). Altra nota di merito da dare all’autore del libro è quella di saper far ponte tra intellettuali anche del passato e sportivi del giorno d’oggi come John Danaher (maestro di Brazilian Jiu-Jitsu e filosofo) che riassume in una frase buona parte del pensiero di Regazzoni facendo ritrovare la filosofia con il grappling, proprio come agli inizi di tutto… proprio come ai tempi di Platone.
“Il vero valore della filosofia è nella sua capacità di indurre le persone a porre domande profonde e ad applicare la ragione per lottare per una soluzione.”