AAA discontinuità cercasi, il governo Gentiloni dia un segnale forte
Incassata la fiducia da Camera e Senato, il governo Gentiloni ha da poco iniziato a navigare nelle insidiose acque della politica nazionale e internazionale. La lista dei ministri già la conosciamo a menadito e a parte qualche piccolo assestamento, il nuovo inquilino di palazzo Chigi ha preferito seguire le indicazioni di prudenza date da Mattarella e mantenere lo status quo a livello di esecutivo. Da più parti si sostiene che questo sia un agire gattopardesco, che richiama in modo più o meno marcato anche le esperienze di governo della Dc della cosiddetta prima repubblica. Unirsi al coro dei detrattori a pochi giorni dal varo del nuovo esecutivo potrebbe risultare la scelta più ovvia e – probabilmente – la migliore ma, almeno in questa prima fase, ritengo più saggio dare tempo al governo Gentiloni prima di esprimere giudizi su nomine e operato. Diligentemente abbiamo raccolto le dichiarazioni del nuovo primo Ministro dopo l’incontro con Mattarella: il capo del Governo da quel momento ha aperto un vero e proprio credito con i cittadini e proprio su quel credito ritengo sia più corretto dibattere – in seguito – e valutare se le scelte fatte al Quirinale siano state o meno quelle più utili per risollevare, almeno in parte, il Paese e le sorti dei cittadini.
Superata la visione apocalittica paventata prima del referendum anche da molti dei detrattori ricordati poc’anzi (curiosamente – ma non troppo – lo stesso esito catastrofico era stato preventivato anche in caso dell’elezione di Trump), il (semi)nuovo esecutivo dovrà ora mantener fede agli incarichi per i quali Mattarella ha ritenuto più opportuno procedere senza eccessivi ribaltamenti. L’obiettivo principe, richiamato sia dal capo dello Stato che dallo stesso primo Ministro, è la Legge elettorale, una riforma armonizzata delle regole che consenta ai cittadini di poter tronare a votare e scegliere autonomamente i propri rappresentanti. Il compito non è certo dei più semplici: le divisioni interne al Partito Democratico, gli attriti nel centrodestra e le recenti vicende interne al Movimento 5 Stelle (su tutte il caso firme false a Palermo e la vicenda Marra al Campidoglio), preannunciano tempo di burrasca per l’esecutivo, che non potrà certo appigliarsi al semplice fatto di restare alla guida del Paese fintanto che avrà la maggioranza (vedi discorso di Gentiloni alla Camera) né potrà dissipare – temporeggiando fino all’autunno – il credito aperto coi cittadini.
Sono milioni, infatti, i poveri e i disoccupati che chiedono a gran voce strumenti utili per migliorare le proprie condizioni di vita; il lavoro – unico mezzo di sostentamento e di emancipazione individuale – ancora resta un’illusione o un lontano ricordo e gli zerovirgola sui quali il precedente governo Renzi si è autosostentato fino alla sonora sconfitta nel referendum, non sono più sufficienti per ricucire né lo strappo nel tessuto sociale (basti pensare alle tensioni crescenti tra cittadini italiani e migranti) né la presa di distanza tra i cittadini e la politica. Il governo Gentiloni non potrà certo fare miracoli ma essendo un esecutivo nel pieno delle sue funzioni potrebbe fin da subito adoperarsi per attenuare le sofferenze di chi si trova in difficoltà, riconvertendo – ad esempio – in un fondo a favore dei meno abbienti una parte delle (ad oggi assurde) accise sui carburanti: Guerra in Abissinia (1,90 lire); crisi di Suez (14 lire); disastro del Vajont (10 lire); alluvione di Firenze (10 lire); terremoto del Belice (10 lire); terremoto del Friuli (99 lire); terremoto in Irpinia (75 lire); missione in Libano (205 lire); missione in Bosnia (22 lire). Ogni centesimo di aumento sul carburante comporta un introito di circa 20 milioni di euro al mese per le casse dello Stato. Secondo i dati dell’Unione petrolifera nel 2007, le entrate fiscali alimentate dai prodotti petroliferi sono state superiori ai 35 miliardi (24,7 derivanti dalle accise e 10,5 dall’Iva). L’ex primo Ministro Renzi aveva promesso a Porta a Porta che avrebbe ‘pulito’, ‘eliminato’ queste voci; così non è stato. Vedremo se l’esecutivo Gentiloni avrà la volontà di dare un segnale forte di discontinuità o se – ancora una volta – a prevalere saranno i giochi di palazzo.