Trattativa Stato-Mafia, Riina: ‘erano loro che cercavano me’.
Nuove dichiarazioni gettano nuove luci sulla trattativa ‘Stato-mafia’. A parlare il capomafia corleonese Totò Riina, che durante una pausa del processo tenutosi lo scorso 31 maggio avrebbe così risposto ad un agente della polizia penitenziaria che gli aveva chiesto se era vero che aveva dato un bacio ad Andreotti: «Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire che era un galantuomo e che io sono stato dell’area andreottiana da sempre». Riina avrebbe inoltre affermato: «Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me».
L’agente di Polizia penitenziaria che parlò con il boss ha presentato e depositato proprio stamani ai Pm, nel corso dell’udienza, queste dichiarazioni, che non sono avvenute solo durante la pausa del processo ma anche mentre gli agenti stavano scortando il boss dalla sua cella alla saletta delle videoconferenze. Durante il tragitto Riina ha detto che a farlo arrestare furono Bernardo Provenzano e Vito Ciancimino.
Queste sono dichiarazioni molto importanti, considerando il fatto che Riina non collabora con la giustizia, che confermano quanto affermato nelle scorse settimane dal figlio del boss Vito Ciancimino, Massimo, ovvero che furono il padre e Provenzano a far arrestare Riina.
Affermando ‘erano loro che cercavano me’ Riina lascia quasi intendere che furono proprio l’allora colonnello del Ros Mario Mori e l’ex capitano Giuseppe De Donno, che vollero iniziare la trattativa ‘Stato-Mafia’ e che lo contattarono mediante Vito Ciancimino.
Ma la dichiarazione che più fa riflettere è quella in cui Riina afferma che i servizi segreti erano a Capaci e in via D’Amelio per gli attentati a Falcone e Borsellino e che avrebbero avviato dei colloqui con Provenzano e Ciancimino, fungendo così da intermediari. Queste le sue parole: «Brusca non ha fatto tutto da solo, c’è la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l’agenda rossa».
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Enrico Ferdinandi
(Twitter @FerdinandiE)
1 luglio 2013