Caro Ministro Salvini, permette due parole?

Salvini, da quando è nato il governo, sta facendo parlare molto di sé persino fuori dai confini nazionali. Dopo il caso Aquarius ha puntato sul censimento dei Rom presenti in Italia. Dobbiamo senza dubbio dargli atto che, senza aver raccolto il maggior numero di voti alle scorse elezioni, ne è uscito vincitore unico, almeno da quanto la sua figura è in grado di adombrare quelle del presidente del Consiglio e di Di Maio, ex candidato premier del M5S. Tuttavia ciò non basta, ed ecco che il Ministro degli Interni riscuote ulteriori attenzioni, da nord a sud.
Dalla Sicilia…
A Siracusa sabato scorso si è svolto il Pride, la manifestazione per i diritti della comunità LGBT. Nel corteo è stato sollevato anche uno striscione proprio contro Matteo Salvini che recitava «X sempre in lotta contro Salvini, l’omofobia e tutti i confini!», non a caso il Ministro è da tempo schierato anche contro le coppie omosessuali in difesa della “Famiglia Naturale”. Appena visto, la Digos ha assolutamente vietato lo striscione poiché troppo provocatorio. Il curatore dell’evento che ha portato nelle strade siciliane più di 1500 persone, Armando Caravini, ha così commentato l’accaduto «La nostra manifestazione è sempre affollata anche da famiglie e bambini, da adulti e ragazzini e certamente non ha intenti provocatori. Sul palco, però, abbiamo rimarcato la nostra posizione contro le idee di Salvini e la sua negazione della libertà, la nostra posizione contro questa tristissima e preoccupante situazione. La polizia ha svolto il suo dovere, ma quanto accaduto è indubbiamente un fatto assai grave, lesivo della libertà di manifestare e di espressione. Ma tant’è: questo oramai il clima politico che si respira e che, infatti, ha dettato il documento politico congiunto dei Pride di Siracusa e Catania, dove appunto si denuncia questo rigurgito e si invita alla resistenza: una delle parole chiave del nostro slogan».
…al Piemonte
Ad Ivrea Matteo Salvini stava presenziando il comizio per il ballottaggio del 24 giugno a favore del candidato di centrodestra. Proprio durante il comizio si sono avvicinati alcuni attivisti Radicali e di Amnesty International che esponevano uno striscione su cui si chiedeva maggiore verità per Giulio Regeni, il dottorando ucciso in Egitto e sulla cui morte si sa ancora poco. Questa volta la Polizia ha fermato i ragazzi e li ha schedati, uno di loro ha raccontato «Ci hanno fermati, fatto le foto, chiesto i documenti e schedati. Una ragazza con la maglietta di Amnesty con su scritto ‘Protect the human’ non è stata neppure fatta avvicinare e, quando ha chiesto spiegazioni, l’hanno minacciata di portarla via».

Possiamo ancora dire che non la pensiamo come lei, Ministro Salvini?
Nonostante faccia uno strano effetto, manterremo comunque quel grado di civiltà e democrazia che, come ovvio, non appartiene ad una determinata classe politica ora al potere e la chiameremo lo stesso Ministro. Quello che vorremmo sapere è: possiamo ancora essere in disaccordo con le sue scelte ed esprimerlo liberamente? Si può ancora esporre un paio di striscioni con cui si afferma di non voler condividere determinate opinioni? Sui tanto incriminati striscioni, inoltre, non vi era alcuna offesa, alcuna parolaccia o bestemmia, eppure sono stati subito rimossi.
Innanzitutto: perché agenti dell’ordine pubblico si preoccupano di 4 ragazzi, tra Siracusa ed Ivrea, che tengono in modo civile un lenzuolo con una frase del tutto inoffensiva? Perché mai dovrebbero minacciare delle persone che in modo assolutamente democratico espongono le proprie idee? Si ricordi, signor Ministro, che ciò è esplicitamente riconosciuto dalla Costituzione. Se poi il suo elettorato, caro Ministro, avesse la memoria abbastanza buona da ricordare i fatti degli ultimi tre anni, si ricorderebbe che appena due anni fa criticava l’allora governo in carica perché il paese non stava facendo abbastanza per il caso Regeni e che l’Italia si stava facendo prendere in giro, oltre che dall’India con il caso dei due Marò, anche dall’Egitto, senza stare qui a ricordare i suoi tanto amati slogan sulla difesa della patria e dell’orgoglio italiano.
In un breve lasso di tempo i sondaggi danno addirittura la Lega come primo partito in Italia, è ovvio che il periodo forzatamente prolungato di propaganda politica, a danno di alcune minoranze presenti nel nostro paese, sta dando i propri frutti al leader del carroccio, ma quanto durerà ancora? Che fine hanno fatto le proposte con cui questo governo si definiva del cambiamento: Flat Tax, Riforma Fornero, abbattimento della Buona Scuola? Ci auguriamo che, dopo il caso Traini e un altro recentissimo agguato contro due immigrati del Mali in cui gli aggressori urlavano il suo nome, la sua politica condita con odio ed un “pizzico” di discriminazione cessi il più brevemente possibile.