Rom, il censimento che inizia a dividere il governo
Nell’epoca della complessità è improduttivo e discriminatorio affrontare le questioni e i problemi che vi si presentano con l’arma retorica della semplificazione. Eppure proprio attraverso questo potente strumento persuasivo il ministro dell’Interno Matteo Salvini continua a portare acqua al suo mulino, perpetrando una campagna elettorale capace di racimolare larghi consensi. Per la prima volta infatti, secondo i sondaggi della Swg, la Lega di Salvini è il primo partito italiano, superando con il 29.2% il M5S fermo al 29%. Dimostrazione del fatto che la chiusura dei porti e le schedature delle minoranze etniche esercitano una notevole influenza sull’elettorato italiano.
Ma stavolta, proprio in merito alla proposta di censire la popolazione rom, vengono a galla le incompatibilità ‘ideologiche’ del governo gialloverde, così come le preoccupazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio circa le strategie politiche del leader leghista.
In seguito alle dichiarazioni di Salvini a TeleLombardia, nelle quali si è rivolto a rom e detenuti stranieri come a merce scomoda da scaricare il più lontano possibile dall’Italia (qui), è intervenuto anche il premier Conte, impegnato nell’incontro con la cancelliera Merkel a Berlino.
Le intenzioni del leader leghista hanno suscitato un largo dissenso tra le forze politiche, si tratterebbe di una «ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti sono, rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un’anagrafe». Dopo di che gli stranieri irregolari andranno espulsi con accordi fra Stati, ma “i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa”.
È la Stampa a riportare le considerazioni di Conte: «questa è veramente troppo, supera ogni limite» e, d’accordo con Luigi Di Maio, riprende Salvini, “così non reggiamo, devi rettificare”. Ed effettivamente il leader leghista rettifica, modificando qua e là la terminologia dell’intervento, ma lasciando inalterato il contenuto: «non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, il nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom. Intendiamo tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza. Vogliamo anche controllare come vengono spesi i milioni di euro che arrivano dai fondi europei».
Le reazioni delle altre forze politiche
Luigi Di Maio, ormai oscurato dall’onnipresenza di Salvini e dal rispettivo ministero, dichiara all’HuffPost il suo sollievo riguardo la rettifica da parte del ministro dell’Interno perché “se una cosa non è costituzionale non la si può fare”. Anche il deputato pentastellato Pino Cabras si oppone alle dichiarazioni di Salvini: «parole inaccettabili e da condannare senza mezzi termini».
A sinistra il senatore Franco Mirabelli invoca subito la “pulizia etnica”.
“Presidente Conte se c’è batta un colpo nel segno della civiltà”, a dirlo è Federico Fornaro, capogruppo di LeU, da cui interviene anche Nicola Fratoianni senza usare mezzi termini: «ricordo a Salvini che la maggioranza dei Rom sono cittadini comunitari. Quindi sarebbe come schedare i francesi presenti nel nostro Paese. Io proporrei il censimento dei razzisti e degli imbecilli in questo Paese: la tessera numero 1 saprei a chi darla…».
Un twitt di Laura Boldrini riporta “porti chiusi, crisi diplomatiche schedature su base etnica. Tutti i giorni la bestialità quotidiana”.
«È l’ultimo atto di una escalation di messaggi pericolosi e inaccettabili. Credo ci si debba fermare, perché non è possibile che un grande Paese europeo come l’Italia viva ogni giorno l’ennesima provocazione che non aiuta a risolvere nessun problema ma alimenta invece una spirale di propaganda per me molto pericolosa», precisa il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina.
Non filtra il suo messaggio neanche la deputata dem Chiara Gribaudo che twitta “dal censimento al campo di concentramento il passo è breve. Salvini ha deciso di festeggiare gli 80 anni delle leggi razziali”. E sempre tramite Twitter si fa sentire anche l’ex premier Paolo Gentiloni, “ieri i rifugiati, oggi i Rom, domani le pistole per tutti. Quanto è faticoso essere cattivo”.
La stessa senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, definisce la procedura proposta da Salvini una “schedatura”. Nell’ultimo discorso in Senato aveva già preannunciato il suo impegno in difesa delle minoranze etniche: «mi opporrò con tutte le energie che mi restano a leggi speciali contro i popoli nomadi».
Nel centro-destra, Giorgia Meloni approva il censimento, sottolineando la necessità di piazzole di sosta, ovvero spazi adibiti allo stanziamento temporaneo dei Rom, precisamente per sei mesi, perché come ci tiene a precisare la leader di Fratelli d’Italia “se sei nomade devi ‘nomadare’, nel senso che non puoi essere stanziale”.
Forza Italia sembra invece prendere le distanze dal censimento: l’europarlamentare Elisabetta Gardini dichiara che “censire non vuol dire marchiare”.
Quanto è reale il ‘pericolo Rom’?
Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, garante dei diritti della comunità rom e sinti, risponde a Salvini: «il ministro dell’Interno sembra non sapere che in Italia un censimento su base etnica non è consentito dalla legge. Inoltre esistono già dati e numeri su chi vive negli insediamenti formali e informali e i pochi rom irregolari sono apolidi di fatto, quindi inespellibili. Ricordiamo anche che i rom italiani sono presenti nel nostro Paese dal almeno mezzo secolo e a volte sono ‘più italiani’ di tanti nostri concittadini. Salvini menziona il suo collega di partito Maroni dimenticando che fu proprio lui a inaugurare nel 2008 la costosissima e fallimentare ‘Emergenza Nomadi’ che, oltre ad essere dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato, creò l’humus sul quale nacque Mafia Capitale». Stasolla conclude invitando Salvini “a perdere un po’ di tempo dietro lo studio e l’analisi delle questioni”.
Campo rom di Barra visto dall’alto
Dijana Pavlovic, portavoce dell’Alleanza Romanì riflette sui numeri e sulla pericolosità del loro uso retorico e propagandistico: «La gente pensa che siamo un milione, in realtà le stime parlano di 130.000 rom e sinti che vivono in Italia. Più della metà, circa 80.000, sono cittadini italiani. E comunque se Salvini e il suo governo ci vogliono riconoscere come minoranza storico-linguistica, visto che siamo l’unica minoranza non riconosciuta in Italia, allora d’accordo: al momento del censimento della popolazione, possiamo autodichiararci rom e sinti e lui potrebbe sapere quanti siamo e dove viviamo».
Lo stesso direttore del TG La7, Enrico Mentana, durante il suo Tg ha attaccato Salvini, mostrando ai telespettatori il documento di schedatura della famiglia Segre, presentato da Alberto Segre, padre di Liliana, al delegato del Podestà. «È vero Salvini ha detto “io non voglio schedare, è solo un censimento”, ma si chiamano sempre censimenti all’inizio. Io non sono tra quelli che vogliono accusare sempre Salvini di qualcosa. Voglio solo ricordare a tutti noi che in Italia 80 anni fa si iniziò a schedare».