Maxim Vengerov incanta al Teatro Argentina
Grazie all’Accademia Filarmonica Romana Maxim Vengerov, definito, e non a torto, il più grande violinista vivente, torna in Italia dopo oltre dieci anni di assenza, risale infatti al 2004 l’ultima esibizione di Vengerov e sempre con la Filarmonica.
E lo fa con un con un concerto sensazionale che scatena lo stupore, la meraviglia ed infine l’ovazione finale del pubblico presente letteralmente stregato da una performance perfetta, di oltre due ore ma che è sembrata ai presenti durare appena un battito di ciglia.
Siberiano di Novosibirsk ma israeliano di adozione, Vengerov inizia a suonare all’età di 4 anni sotto la guida di Zakhar Bron e vince il concorso per giovani talenti dedicato a Lipinski e Wieniawski, violinisti polacchi, a dieci anni.
Padre oboista e madre cantante e direttrice di coro è un figlio d’arte ma, con il suo talento e la guida prima di Bron e di Rostropovic e Baremboim poi si innalza verso vette elevate studiando direzione d’orchestra, esibendosi come direttore della Berliner Philarmoniker, New York Philarmonic, London Symphony Orchestra e BBC Symphony Orchestra. Esordisce alla Scala di Milano nel 1992 con il Concerto per violino ed orchestra op. 64 di Mendelssohn sotto la direzione di Carlo Maria Giulini
Vince numerosissimi premi nella sua carriera, un Classical Brit Award (2004), due Grammophone (1994, 1995), il Grammy Award per la migliore performance strumentale da solista con orchestra (2003), cinque Edison Classical Music (1995, 1996, 1998, 2003, 2004), due premi Echo (1997, 2003), un premio del World Econimic Forum Crystal (2007) quale artista che ha usato la sua arte per migliorare lo stato del mondo ed è inoltre l’organizzatore del Festival Vengerov di Tokio che vivrà quest’anno la sua quinta edizione.
Nulla lo ferma nemmeno un brutto infortunio al braccio che lo terrà fermo per quattro anni.
“ Suonare non mi stancherà mai dato che il violino è la mia lingua madre. Solo che il perimetro della musica non si esaurisce nei pochi centimetri di uno strumento ad arco o nella solitudine di un recital. Ho voluto seguire le orme di Rostropovich, il mio padre musicale, colui che mi ha fatto diventare adulto dischiudendomi lo scrigno della sua saggezza” .
Per dare eco alle sue parole Vengerov si impegna nel sociale e nel 1997 viene nominato Goodwill Ambassador International dall’UNICEF per il suo impegno verso i bambini più disagiati del mondo avvicinandoli alla musica per mostrargli altre strade.
Accarezza il suo Stradivari Kreutzer del 1727, con le corde di acciaio invece che di budello a conferma della sua passione per il barocco, ed inizia il concerto coadiuvato dalla pianista Polina Osentinskaya.
Il programma è di quelli importanti e di estrema difficoltà. La prima parte è tutta dedicata a Brahms con la Sonata n. 1 in sol maggiore per violino e pianoforte op. 78 “Regensonate” per proseguire con la Sonata n. 3 in re minore per violino e pianoforte op. 108, Vengerov gioca tra virtuosismi e delicati romanticismi complice il pianoforte che va a braccetto con le corde dello Stradivari in una danza avvolgente a carattere ciclico.
Il pezzo forte della serata è la Sonata n. 2 in sol maggiore per violino e pianoforte di Ravel, Vengerov sa trarre tutto il dolore e tutta l’oscurità che Ravel aveva sentito mentre scriveva e tutta la sofferenza viene delineata da un rincorrersi tra pianoforte e violino che non si incontrano mai quasi nemici viaggiando in una ellissi infinita.
Si prosegue poi con Paganini nel Cantabile in re maggiore per violino e pianoforte op. 17 più melodioso rispetto al Paganini dei Capricci per finire con Introduzione e variazioni sul tema “Di tanti palpiti” dal Tancredi di Rossini per violino e pianoforte op. 13 che manda letteralmente in visibilio il pubblico presente per l’estrema precisione e la meravigliosa esecuzione di doppie note, picchiettii e suoni armonici.
Non cessano gli applausi che Vengerov, visibilmente soddisfatto, regala, generosamente, quattro incredibili bis, Caprice Viennois, Tambourin Chinois di Kreisler, la Danza Ungherese n. 2 di Brahms ed infine (purtroppo n.d.r.) la splendida, struggente Méditation dal Thais di Massenet.
Un grazie di cuore all’Accademia Filarmonica Romana per averci riportato una artista così sublime ed un arrivederci, speriamo, non lontano altri dieci anni al più grande violinista vivente, Maxim Vengerov.
Crediti foto: Max Pucciariello
ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA – STAGIONE 2017/2018
TEATRO ARGENTINA – MAXIM VENGEROV – ROMA 12 APRILE 2018
www.filarmonicaromana.org
Flavia Cataldi