Ell3, giovane cantante torinese, presenta il suo primo EP Camouflage
Ho avuto l’occasione di conoscere Flaminia, in arte Ell3, in una piacevole serata della primavera torinese nell’ambito di uno degli eventi del Salone Off. Così tra una chiacchiera e l’altra scopro che Flaminia nella vita è una cantante e che sta per far uscire il suo primo album. Mi incuriosisco e decido di seguire un po’ quello che fa e la sua musica. Dream è il suo primo singolo uscito il 18 aprile scorso. L’EP dal 25 maggio è su Spotify e nei digital stores, si chiama Camouflage e si compone di cinque tracce. Chiediamo a Flaminia di parlarcene un po’.
Ciao Flaminia, tu sei una cantante e cantautrice torinese, giovanissima peraltro perché hai solo 23 anni, appena laureata in DAMS. Raccontaci un po’ di te e della tua vita insieme alla musica.
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di musicisti, mio papà è un cantante lirico e mia mamma è una pianista. Fin da piccola abbiamo girato tanto, li ho seguiti in giro per il mondo, in America e in Giappone. Inizialmente ho studiato musica lirica, mi piace tantissimo la musica classica. Poi crescendo mi sono avvicinata ad altri mondi, come quello della musica jazz, trip hop e soul. Negli ultimi anni ho cominciato a scrivere cose mie; nel corso dell’ultimo anno, grazie all’incontro con i miei produttori è nato questo EP, in cui appunto si vanno ad intrecciare varie sonorità del jazz, del soul e anche dell’elettronica.
Se ti chiedessero di definire la tua musica, come la definiresti?
Se dovessi dare una collocazione alla musica che faccio, direi che il genere a cui più si avvicina è il trip hop, anche perché va a sperimentare mondi elettronici insieme alle influenze del jazz e del soul.
Che musica ascolta Flaminia?
In assoluto il mio punto di riferimento per eccellenza sono i Depeche Mode, per la loro musica e anche perché Dave Gahan è un vero animale da palco. Per il resto ci sono tanti gruppi, non troppi, a cui mi riferisco particolarmente, per esempio i Massive Attack o anche Stavroz,un duo che però fa musica elettronica solo strumentale. Da un punto di vista vocale invece il mio idolo è Ella Fitzgerald, perché penso che la sua voce sia semplicemente unica.
L’EP si intitola Camouflage. Come mai questo titolo?
Per questo titolo mi sono ispirata ad un tema pirandelliano, quello della maschera. Nella copertina si vede la mia faccia, meglio ancora tante mie facce che simboleggiano le mie varie personalità e modi di essere. Il filo conduttore di tutti i brani è il bisogno che sentiamo di indossare una maschera in tutti i giorni della nostra vita, una maschera o mille maschere per adattarci ad ogni circostanza. Questo è ancora più vero per la vita che conduciamo oggi, una vita che è frenetica e veloce e ci richiede di indossare qualche forma di travestimento per presentarci in tutte le situazioni in cui siamo chiamati a mostrarci e a partecipare. Spesso il rischio è di perdere l’essenza di noi stessi, la nostra anima. Io sono fortunata perché ho capito che nella mia vita la musica è ciò che mi riconduce sempre alla mia essenza, è ciò che non mi fa mai perdere di vista me stessa. Quindi la musica per me è un modo per non sentire il bisogno di indossare alcun filtro tra me e il mondo e per essere me stessa.
Come è andata l’uscita di Camouflage? Stai ricevendo un feedback positivo da parte di chi ascolta i tuoi pezzi?
Sta andando bene e sono molto contenta. Sta andando esattamente come mi aspettavo. Camouflage non è un EP particolarmente commerciale, quindi non mi ha stupito sapere che al primo ascolto non è immediato comprenderne il senso. Al tempo stesso mi rende felice sapere che è un album che a suo modo incuriosisce chi lo ascolta, è un album che al secondo, terzo ascolto si riesce a capire e far proprio. In questo modo si scopre sempre qualcosa di più anche della mia musica.
Ci sarà un tour per presentare Camouflage?
Allora abbiamo organizzato per il momento la prima data a Torino il 12 ottobre al Jazz Club. Stiamo organizzando anche le date di Milano e c’è la possibilità di presentare l’EP anche in altre città d’Italia, ci stiamo lavorando su. La mia intenzione è di fare esibizioni diverse l’una dall’altra, originali. Ogni volta sarà un evento concepito in maniera diversa, per esempio nelle prime date a Torino ci sarò io sul palco con la loop station e l’intervento di un pianoforte durante il concerto; nelle date di Milano invece sarò accompagnata da un violoncello. Cerchiamo di rendere ogni data un evento unico
Quali sono i progetti di Flaminia per il prossimo futuro?
Questa è una domandona!! Il prossimo anno sicuramente mi concentrerò sul tour che farò per presentare l’EP. A breve partirò per l’America, tornerò in Italia a settembre. Non voglio farmi aspettative troppo grosse per questo viaggio, però mi piacerebbe moltissimo avere la possibilità di legarmi alla realtà di un’etichetta oltreoceano, perché sicuramente per la musica che faccio io l’America è un contesto assolutamente stimolante. Per la mia musica che è un po’ sperimentale, l’America come la Germania è un contesto perfetto. Andrò a Nashville dove c’è un fermento musicale assurdo, realizzerò il sogno di ogni musicista di andare a Nashville. In Italia è un momento in cui va molto il rap e l’indie. Nonostante i tempi siano cambiati e molti artisti siano riusciti a sfondare cantando inglese, cantare in inglese in Italia ti porta sempre a iniziare con qualche difficoltà in più. La mia scelta di cantare in inglese è stata dettata dalla mia cultura musicale, dal fatto che ascolto per lo più musica inglese e americana; allora mi è venuto abbastanza spontaneo iniziare a scrivere anche le mie canzoni in inglese.
Cosa andrai a fare in America, siamo curiosi!
Ho un contatto con un agente che lavora nell’ambito dell’organizzazione di eventi, prima abitava in Italia, poi si è trasferito a Los Angeles e ora ha un’agenzia anche a New York. Mi ha sentito, mi ha contattato, è un anno che siamo in contatto. Ci sono delle etichette a Nashville che hanno sentito la mia musica e sono rimaste colpite ed interessate. Andrò lì e farò un po’ di collaborazioni, di esperienze, di incontri per vedere se c’è una realtà che mi si addice alla quale potermi legare. Questo EP l’ho fatto tutto in autoproduzione, ora voglio aspettare prima di legarmi ad un’etichetta; è un passo importante e voglio farlo seguendo innanzitutto il tipo di artista che sono.