I Canova in concerto al Monk di Roma: “Avete ragione tutti”!
Eccoci a parlare di un’altra serata all’insegna dell’indie, questo cantautorato dalle vene nostalgico-romantiche che tanto sta spopolando e tanto sta facendo discutere. Protagonista sabato 22 aprile, per l’appunto sul palco del Monk, è stata la band milanese dei Canova, giovani virgulti che si affacciano sulla scena della musica indipendente italiana con il loro primo album “Avete ragione tutti” uscito lo scorso 21 ottobre 2016 per la Maciste Dischi.
Se sei davvero un cantante indie, devi suonare al Monk di Roma!
La serata del Monk si è aperta con le esibizioni di Marco Galeffi, un giovane romano classe 1991, che ha esordito nel 2016 con il suo primo singolo singolo “Camilla” e di Colombre, nome d’arte di Giovanni Imparato nel suo progetto da solista con l’album “Pulviscolo”, prodotto da Bravo Dischi, contenente il singolo “Blatte” cantato insieme a Iosonouncane.
I Canova si siano resi protagonisti di uno di quei concerti che non ti aspetti da un gruppo emergente e ascoltato per la prima volta dal vivo. A discapito del loro essere una band tutto sommato di recente uscita, godono già del favore e del seguito di un notevole pubblico da cui sono benvoluti.
Il brano bissato e tra i più amati è il pezzo con cui i Canova sono usciti allo scoperto, vale a dire “Vita sociale”, di cui non possiamo non ricordare il mantra che fa da ritornello “ Vorrei morire anche se fuori c’è il sole” o in alternativa “Vorrei morire anche se per un giorno solo”. Oltre a “Vita sociale” “Manzarek” è tra i pezzi, a nostro modesto avviso, più riusciti, senza contare quel meraviglioso concentrato di ironia e sarcasmo che è “Portovenere”.
Un momento che ha scaldato i cuori dei più romantici presenti nel pubblico del Monk è stato un curiosissimo revival di un pezzo anni ’90, che i Canova hanno riproposto in modo originale, vale a dire il brano popolarissimo di Jovanotti “Chissà se stai dormendo”.
La serata del Monk è stata certamente un successo in termini di godimento da parte del pubblico, lo si è visto cantare e ballare e questo colpisce se si pensa che si trattava della prima volta dei Canova a Roma e in particolare al Monk. Il pubblico ha risposto bene al loro stile e al loro genere, proprio perché il pop ha talmente tante sfaccettature che demonizzarne la portata di impatto collettivo sarebbe pressoché banale. Sicuramente ci sono richiami più o meno evidenti ad altre formazioni o ad altri artisti attuali, si percepiscono influenze e rimandi ma questo non pregiudica l’apprezzamento che va rivolto alla giovane ed emergente band meneghina.
I Canova ci lasciano insomma con una gran curiosità e un grande interesse nel seguire i futuri sviluppi artistici di una nuova band, che si affaccia a suo modo sul panorama indie italiano.