Pooh: avevamo davvero bisogno di questa reunion?

Tra un mese circa, dopo che sarà loro dedicato un tratto di lungomare a Jesolo, avrà inizio la seconda parte (la più consistente) della tournée organizzata per festeggiare i cinquant’anni di carriera della band più longeva italiana: Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia, Stefano D’Orazio e Riccardo Fogli sono pronti per tornare ad emozionare tutti coloro che già da parecchi mesi hanno acquistato un biglietto per uno o più concerti della tranche invernale.
Ma dopo sette mesi effettivi dall’inizio dei festeggiamenti per questo importante compleanno, cosa possiamo dire su questa speciale e tanto celebrata Reunion?
Partiamo dall’inizio: l’annuncio era stato dato in conferenza stampa di fronte a moltissimi giornalisti già lo scorso settembre 2015, ma l’effettivo inizio dei festeggiamenti era fissato per il 28 gennaio, cinquant’anni esatti dopo la fondazione dei Pooh: per questa speciale occasione la band sarebbe stata formata da ben cinque componenti (proprio come nel ’66) grazie al rientro tra le file del gruppo di Stefano D’Orazio (che aveva abbandonato “l’astronave” nel 2009) e Riccardo Fogli (assente dal lontano 1973). Grande assente, il compianto Valerio Negrini, fondatore e paroliere del gruppo scomparso prematuramente a gennaio 2013.
Una Reunion accettata con entusiasmo da una buona parte dei fans, e con qualche riserva dall’altra, ma che comunque a mesi di distanza ha dato i suoi frutti, e chi ha avuto la possibilità di assistere ad uno dei concerti che si sono tenuti negli stadi a giugno (Milano, Roma e Messina) ne è diretto testimone: un concerto che altro non è che un viaggio di quasi tre ore attraverso i più famosi e osannati brani della band, con anche qualche chicca che i fans più accaniti aspettavano di ascoltare da parecchio tempo.
Rivedere Stefano D’Orazio alla batteria è stato per i più motivo di grande gioia: un abbandono (quello del 2009) mai accettato da una folta schiera di fans, che si è sin da subito dichiarata entusiasta del ritorno del loro beniamino dietro ai tamburi. In fondo poter finalmente riascoltare durante un concerto brani come l’energica “Dimmi Di Si” o la dolce ed emozionante “50 Primavere” era sicuramente mancato a tutti, nonostante il rivederlo sul palco con gli altri tre ha azzerato gli anni di assenza, e ha lasciato a tutti la sensazione che da quel palco Stefano non fosse mai sceso.
Un rientro apparentemente meno acclamato invece quello di Riccardo Fogli, assente dal lontano 1973, quando per sua volontà abbandonò il gruppo in favore del trevigiano Red Canzian. Il suo rientro è stato per molti una forzatura, un voler ripescare una storia oramai troppo passata e troppo lontana, un voler inserire una voce giudicata fuori dal coro, ma il grande spettacolo messo in scena dai Pooh ha invece subito smentito alla grande ogni dubbio.
Oltre a riportare sul palco brani che non si ascoltavano da parecchio tempo (Nel Buio, Alessandra …) Fogli ha trovato la chiave giusta per inserirsi in punta di piedi e con grande rispetto anche nei brani più famosi senza però intaccarli minimamente; come aveva lui stesso dichiarato a poche ore dal debutto a San Siro ha preferito rimanere in disparte ad ascoltare durante l’esibizione di brani come Parsifal, per poi inserirsi perfettamente in brani come l’immensa sanremese Uomini Soli, a fianco della potente voce di Roby, a duettare con Red in Cercando Di Te, o a suonare la chitarra al fianco di Dodi.
E nonostante qualcuno abbia apprezzato moltissimo anche il periodo di pausa di due anni in cui Roby, Dodi e Red si sono dedicati a progetti solisti, è indiscutibile che, anche se singolarmente sono dei veri e propri signori della Musica Italiana, la vera forza della band sta proprio nell’amalgama delle voci e dei caratteri di tutti i componenti, nessuno escluso.
Una Reunion che ha anche un forte senso se pensata nel ricordo di chi più di cinquant’anni fa ha dato vita al primo nucleo di musicisti che sarebbero poi diventati i Pooh e che poi per tanti anni ha saputo mettere nero su bianco le emozioni che gli altri riproducevano in musica; è proprio durante una serata in onore di Valerio Negrini tenutasi a Bergamo a gennaio 2014 che alcuni fans avevano potuto dare un primo sguardo (senza nemmeno saperlo) su quella che sarebbe stata la Reunion del cinquantennale: per l’occasione infatti sia Fogli che D’Orazio erano presenti, per celebrare proprio il fondatore della band.
E se nel lontano 1981 “era sotto carica la macchina della musica” possiamo assolutamente affermare che 35 anni dopo quella macchina è ancora perfettamente funzionante. Quindi si, oltre al grande impatto emotivo che questi festeggiamenti hanno sul pubblico dei grandi fans e sui nostalgici che insieme ai Pooh sono cresciuti e diventati adulti, anche la musica italiana aveva bisogno di questa Reunion. In un momento storico in cui tutto sembra volatile e instabile, in cui gli artisti vengono sfornati dai talent show, masticati dalle case discografiche e poi rigettati, i Pooh hanno dimostrato ancora una volta che la passione e l’attenzione al pubblico ripagano e riescono a attirare folle oceaniche ai concerti.
Quelle folle in cui è possibile riconoscere la signora di mezza età che il suo primo concerto lo ha visto a 14 anni a fianco della ragazza poco più che vent’enne che ha scoperto i Pooh solamente pochi anni fa; la coppia di giovani che si è innamorata con quel brano sentito per caso un giorno in radio e che da allora ha iniziato a frequentare i concerti a fianco alla coppia che giovane più non è e che viene ai concerti con i figli cresciuti con la musica dei Pooh.
Ne avevamo bisogno per tutto quello che questa nuova formazione ha saputo regalare, ne avevamo bisogno a dimostrazione che non è mai troppo tardi per inventarsi qualcosa di nuovo, per cercare un nuovo arrangiamento, una nuova formazione, una nuova alchimia, e perché, che si amino o no, i Pooh sono un’istituzione, una pietra fondamentale del panorama della musica italiana e i grandi risultati che ancora riescono a ottenere dopo tutto questo tempo ne sono il simbolo più evidente.